di Gianluca Albanese
PLATI’ – «Voglio diventare cittadino onorario di Platì e l’ho chiesto al commissario straordinario di quel Comune, Luca Rotondi. E’ un gesto dalla grande valenza simbolica per evidenziare che è ora di dire basta ai pregiudizi e agli stereotipi che colpiscono la gente per bene di quel posto che non può subire l’etichetta di “paese difficile” per colpa dei soliti delinquenti». Pochi giorni dopo il partecipato dibattito promosso proprio a Platì dal Centro Studi Lazzati (nella foto del nostro Enzo Lacopo), il giudice di Cassazione Romano De Grazia, che lo presiede, ribadisce a Lente Locale le ragioni del suo intento, senza filtri e con la consueta passione civile.
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De Grazia chiarisce che «Voglio che compaia sulla mia carta d’identità, perché voglio essere ultimo tra gli ultimi e ribadire questo mio intento perché Platì non merita di essere etichettata in maniera negativa, e i suoi figli che intendono trovare lavoro non devono essere marchiati».
Insomma, un gesto simbolico che non rimane una semplice dichiarazione d’intenti espressa in un convegno, ma qualcosa che il magistrato padre della legge che impedisce la propaganda elettorale da parte dei pregiudicati (e che rappresenta un ottimo rimedio contro lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose perché tende a individuare e colpire solo i responsabili del reato per non sparare nel mucchio e coinvolgere nello scioglimento chi non ha alcuna colpa) vuole realizzare davvero, anche se non mancano, potenzialmente, alcuni ostacoli di natura tecnica.
In genere, infatti, la cittadinanza onoraria non si chiede, ma viene attribuita da un organo democraticamente eletto, come il consiglio comunale. De Grazia, invece, l’ha chiesta ad un commissario prefettizio, che amministra un paese in cui è difficile trovare i candidati alle elezioni comunali che, quando si svolgono, come lo scorso mese di maggio, non riescono a fare esprimere il voto alla metà più uno dei cittadini, tanto da non essere convalidate.
Il commissario Luca Rotondi, dal canto suo, è uno che ama le sfide. La sua storia recente di amministratore di comuni commissariati parla chiaro. A Siderno, infatti, ha lasciato un buon ricordo, mettendo ordine in una macchina amministrativa che, prima del suo avvento, era priva di numerosi regolamenti e che spendeva troppo, specie per fitti passivi di immobili inutilizzati. Come ricordato qualche giorno fa da Lente Locale, poi, è merito suo se Siderno ha saputo intercettare il finanziamento europeo per la realizzazione del nuovo depuratore consortile attualmente in fase di collaudo, quando riuscì a ottenere lo stralcio del progetto, bypassando i traccheggiamenti degli amministratori della vallata del Torbido, che invece persero l’occasione (e soprattutto i soldi) perchè incapaci di mettersi d’accordo per individuare un sito nel quale realizzare ex novo il depuratore che avrebbe dovuto servire la loro area.
In tempi ancora più recenti, poi, Rotondi è stato commissario straordinario del Comune di Careri, riuscendo, tra l’altro, a presentare (di concerto con gli uffici comunali preposti) il progetto che ha permesso a quel comune di beneficiare dei finanziamenti governativi riservati ai comuni sciolti per infiltrazioni mafiose per realizzare la raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti.
Da circa un mese Rotondi amministra Platì e, contattato da Lente Locale, ha detto che studierà con grande attenzione gli aspetti tecnici della richiesta del giudice De Grazia.
Un approccio, il suo, dettato dal buon senso, tipico di chi amministra con i poteri e le attribuzioni tipiche di un uomo della Prefettura, ma con tanto cuore, quello che ha dimostrato di avere durante le esperienze maturate a Siderno e a Careri.
Lente Locale seguirà da vicino la vicenda.