L’intento del titolare del dicastero di viale Trastevere è senz’altro positivo ma proprio il noto psichiatra ha subito smontato l’euforia di chi vorrebbe attuare tale intervento: “Sono scettico rispetto all’introduzione dell’educazione affettiva nei programmi scolastici – afferma il sociologo e psichiatra – l’affettività e i sentimenti si apprendono meglio attraverso esperienze di vita quotidiana, in famiglia e nella società, piuttosto che in aula”. A nostro avviso siamo appena agli inizi del dibattito, di certo c’è che non si può più fare finta di niente voltandosi dall’altra parte, qualcosa di serio andrà fatto.
di Antonio Baldari
Crepet “boccia” il ministro Valditara. Tanto si apprende da una dichiarazione rilasciata ieri dal noto sociologo e psichiatra relativamente all’ormai celebrato “Delitto Cecchettin”, che tanto scalpore ha destato nell’opinione pubblica all’indomani dell’efferato omicidio della giovane Giulia, un assassinio che è stato consumato in maniera piuttosto cruda da colui che era il suo fidanzato, Filippo Turetta, che le ha inferto ben venti coltellate ed il cui cadavere ha successivamente fatto rotolare giù per un dirupo per circa cinquanta metri.
Altri particolari si apprendono con il passare dei giorni dal giovane che ha, evidentemente, ancora tanto da dire agli inquirenti per fare piena luce su una delle uccisioni più brutali degli ultimi anni, per mano, poi, di un ragazzo che dichiarava di “amare” Giulia, di “volerle bene”; ed è proprio intorno a questo aspetto che impazzano in queste ultime ore le considerazioni più o meno “del mestiere”, di chi con autorevolezza e competenza si esprime con l’intento di spiegare cosa potrebbe essere accaduto nel periodo ex ante l’omicidio e, più in generale, cosa si debba fare per cercare di evitare il più possibili tale, atroce, realtà tra le giovani generazioni.
Al riguardo, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, si è detto pronto ad inserire un’ora curriculare di una pseudo “Educazione alle relazioni”, proprio con l’intento di intervenire in maniera efficace sui giovani di oggi, sempre più distaccati dal coinvolgimento affettivo “tra pari”, anzi, appalesando un notevole tasso di violenza contro chi non dovesse pensarla come loro, scagliandosi in maniera così devastante da provocarne addirittura la morte. L’intento del titolare del dicastero di viale Trastevere è senz’altro positivo ma proprio Crepet ha subito smontato l’euforia di chi vorrebbe attuare tale intervento: “Sono scettico rispetto all’introduzione dell’educazione affettiva nei programmi scolastici – afferma il sociologo e psichiatra – l’affettività e i sentimenti si apprendono meglio attraverso esperienze di vita quotidiana, in famiglia e nella società, piuttosto che in aula”.
A nostro avviso siamo appena agli inizi del dibattito, di certo c’è che non si può più fare finta di niente voltandosi dall’altra parte, qualcosa di serio andrà fatto.