di Gianluca Albanese
LOCRI – «Il convegno di oggi ha coniugato archeologia, storia dell’arte e filologia». Così il presidente dell’Associazione Nazionale di Cultura Classica Mario Capasso ha definito “Mythos. Uomini e divinità nei miti antichi” dedicato a Demetra e Persefone, che ha avuto luogo ieri pomeriggio al palazzo della Cultura di Locri, e organizzato dal Sidus club, dall’associazione italiana di cultura classica, dal parco archeologico di Locri e col patrocinio del Comune di Locri.
Dopo i saluti delle autorità, sono iniziate le relazioni, coordinate dalla segretario dell’Aicc, delegazione della Locride, Lucia Licciardello.
I miti di Demetra e Persefone sono stati trattati in tutti i loro molteplici aspetti: la direttrice del parco archeologico di Locri Rossella Agostino ha parlato di esempi di manufatti cultuali dal museo di Locri, l’altra archeologa Francesca Pizzi, dell’università di Messina, ha trattato il tema “Vergini, mogli e madri: la ridefinizione degli spazi del sacro e la ricostruzione degli atti del rito di alcuni contesti sacri di Locri Epizefiri”.
Anche le successive relatrici provengono dall’ateneo messinese.
La storica delle religioni Mariangela Moraca ha parlato di “Culti demetriaci in Grecia, Magna Grecia e Sicilia”; la storica Elena Santagati ha trattato il tema sotto il profilo storico-politico: “Demetra e Persefone a Locri Epizefiri: una storia di contatti dalla Grecia all’Occidente”, ricordando, tra l’altro, il ruolo centrale di Locri all’epoca i suoi rapporti privilegiati con Siracusa (che già aveva il culto di Demetra e Persefone) in funzione filo-spartana.
«Secondo una ricostruzione compiuta – ha detto la Santagati – l’esito positivo dello scontro bellico contro Crotone avrebbe indotto i locresi a eleggere Persefone come divinità guerriera che ha salvato la città, nonostante fosse una donna».
Di particolare incisività, poi, la relazione della filologa Paola Radici Colace, introdotta da Lucia Licciardello come “Madrina dell’Associazione Italiana di Cultura Classica – sezione di Locri” che ha trattato il tema “Le “dee vulnerabili”: mito e rito nella simbologia e nell’immaginario moderno”, iniziando dal rapimento di Persefone che mentre coglie viene rapita da Ade che la porta in una voragine sotterranea per farla sposa. «Nella società matriarcale – ha spiegato la Radici Colace – ogni matrimonio è inteso come rapimento della fanciulla, mentre l’elemento Demetra, ovvero “madre terra” assume un posto centrale nella psicologia inconscia femminile. Persefone, dunque, diviene anello di congiunzione tra il mondo antico e quello contemporaneo: un mito e un rito che aiutano a comprendere meglio noi stessi».
Quindi, è stato compiuto l’elenco delle opere dedicate al mito di Persefone (o Proserpina, come era definita dai Romani) che spaziano dalla musica, alla pittura, alla scultura, al teatro e alla poesia.
«Il tema ricorrente – ha detto la relatrice – è il ratto di Persefone (o Proserpina) e a lei è intitolata l’Università di Enna, città a cui era legata».
L’intervento della Radici Colace si è concluso recitando una meravigliosa poesia di Alda Merini dedicata proprio a Proserpina.
Grande soddisfazione per l’esito del convegno è stata espressa dalla presidente dell’associazione italiana di cultura classica – delegazione della Locride Maria Caterina Aiello e dalla presidente del Sidus club Albarosa Dolfin e al termine del pomeriggio, è stato offerto un ricco aperitivo ai presenti.