Ed è quindi nerazzurro il cielo sopra Milano per il settimo trofeo vinto nell’era Zhang che da Singapore ha fatto sapere che “Il ciclo di vittorie continuerà”, intanto sistemando la questione societaria, da tempo sotto i riflettori, e poi quella tecnica puntellando la “rosa” a disposizione di mister Simone Inzaghi, l’artefice principe di questo successo cementando un gruppo di amici ancora prima di essere dei bravi calciatori professionisti. Rinnovo quadriennale proposto al tecnico piacentino dai vari Marotta, Ausilio, Baccin, Antonello e lo stesso presidente, in piena sintonia con l’allenatore.
di Antonio Baldari (foto fonte Sky tg24)
Tre obiettivi realizzati in un colpo solo, era quello che si paventava alla vigilia a tinte nerazzurre: l’Inter si aggiudica il derby di Milano, si laurea Campione d’Italia per la 20ma volta e, proprio per questo, cuce sulla sua, gloriosa, maglia la seconda stella; lo si paventava ed è stata realtà al termine di una gara contro il Milan sbloccata da subito con Francesco Acerbi, l’uomo più contestato al suo arrivo a Milano ed oltremodo criticato in quest’ultimo periodo per via di un presunto episodio di razzismo.
Nel secondo tempo, quello che ha rappresentato il sigillo al match con un velenoso rasoterra di Marcus Thuram, l’attaccante su cui si scommetteva tantissimo all’indomani della vicenda Lukaku, da oggi abbondantemente archiviata; dal canto loro, i rossoneri non hanno quasi mai impensierito la porta difesa da Sommer tranne che per una ghiotta occasione neutralizzata nel primo tempo e per quel quarto d’ora finale che ha portato Tomori ad accorciare le distanze e poco più, di certo troppo poco al cospetto dei “cugini” che, invece, avrebbero potuto realizzare qualche rete in più se Lautaro prima e lo stesso Thuram dopo non avessero clamorosamente steccato.
Ed è quindi nerazzurro il cielo sopra Milano per il settimo trofeo vinto nell’era Zhang che da Singapore ha fatto sapere che “Il ciclo di vittorie continuerà”, intanto sistemando la questione societaria, da tempo sotto i riflettori, e poi quella tecnica con i primi rinnovi in prospettiva futura cominciando dal succitato Lautaro, e poi continuando con Barella, oltre a puntellare la “rosa” a disposizione con i già ingaggiati Zielinski, Taremi ed un altro paio di pedine da mettere al servizio della causa, vittoriosa, guidata da mister Simone Inzaghi.
Indubbiamente l’artefice principe di questo successo, come del resto di tutti gli altri che ne sono venuti prima, colui che sin da subito ha indicato la strada della seconda stella facendo giocare la sua Inter come poche altre squadre al momento in Europa e forse al mondo, cementando un gruppo di amici ancora prima di essere dei bravi calciatori professionisti; un Inzaghi fino a ieri “Re di Coppe” per quella sua abitudine a vincere competizioni di Coppa, per l’appunto, da oggi anche “Re” per il massimo titolo italiano, il suo primo scudetto.
Che porta con sé la vista quadriennale fino al 2027, che sarà il rinnovo proposto tra qualche settimana al tecnico piacentino dai vari Marotta, Ausilio, Baccin, Antonello e lo stesso numero uno Zhang, in piena sintonia con l’allenatore per altre, vittoriose, stagioni che avranno senz’altro quale obiettivo principe, dal prossimo luglio, oltreché la difesa del titolo nazionale, anche e soprattutto la coppa “dalle grandi orecchie”, ossia la Champions League, traguardo sicuramente alla portata della squadra nerazzurra.