di Gabriele Pio Piccolo
LOCRI – Riaprire o non riaprire, questo è il dilemma! Tra mille incertezze è giunta l’ora, dal primo marzo noi alunni varcheremo per la seconda volta il cancello della scuola.
Un rientro, costretto, che non lascia ben sperare.
Il rischio lo conosciamo tutti: aumento dei contagi per sovraffollamento nei mezzi pubblici e nei piccoli gruppetti che volendo o no, si verranno a creare fuori da scuola.
Il ragazzo, lo studente, incarna l’alibi perfetto degli enti governativi.
Facile, in fondo, scaricare la colpa della diffusione di questo virus a noi giovani.
Ma da oramai un anno, quante volte siamo stati ascoltati, quante volte si sono preoccupati della nostra salute psicologica e fisica? Risposta: mai!
Siamo un popolo declassato, succube della volontà dei “più grandi”. La pressione sulle nostre spalle cresce a dismisura soprattutto in questo periodo, nel quale siamo messi alla prova soprattutto a livello psico-fisico e sociale.
Non so quanto durerà questa situazione e quanto avanti potremo continuare in questo modo. D’altro canto anche a ottobre cademmo nello stesso episodio: rientro a scuola, tre settimane o poco più, e una nuova chiusura.
Allora mi chiedo se ancora una volta siamo noi giovani a non saperci comportare o se tutto il mondo scolastico dopo un anno non è riuscito ancora a trovare l’organizzazione giusta.
Varcheremo quel cancello con paura e timore, paura dell’ignoto, timore di non sapere se sarà l’ultima volta che vedremo i nostri compagni e i nostri professori. Parliamoci chiaro, non ci sono stati e né ci saranno mai controlli appropriati affinché tutti gli alunni possano sentirsi sicuri.
Sicurezza, una parola che per quanto riguarda i mezzi di trasporto non è mai esistita soprattutto in una realtà come la nostra, degradata e lontana anni luce dalla normalità.
Queste parole non vogliono infondere malinconia e timore, vogliono far riflettere su quanto è.
Meno di un anno fa, noi studenti associavamo la parola “paura” ad un compito o a un’interrogazione, oggi temiamo un soggetto invisibile e microscopico.
Come si suole dire, “la speranza è l’ultima a morire”, ma se continuiamo a sperare e non ad agire chissà in che modo finirà!