R. & P.
Di tanto in tanto viene rispolverata la fake new, sempre smentita con dati alla mano, che la Chiesa non pagherebbe le tasse.
C’è pure chi fa da cassa di risonanza, quando gli fa comodo tentare di impedire ai cattolici di esprimere in libertà il proprio pensiero.
La verità è che la Chiesa paga le tasse a partire dalla più piccola delle Diocesi fino alla Città del Vaticano e ci sono i documenti che parlano chiaro.
Diocesi piccole, come la nostra di Locri-Gerace, oltre a svolgere un’azione di sensibilizzazione nel partecipare alla vita pubblica attraverso il pagamento delle tasse come Tari, Irap, Iva, paga regolarmente le tasse come dovute per legge.
Nel 2020, in un anno di pandemia, nonostante le difficoltà, il ridursi notevolmente delle offerte dei fedeli, dal proprio bilancio consuntivo risulta che la Diocesi ha versato per IRAP euro 5.537,45 e per TARI euro 4.818, 05, e per servizi idrici la somma di euro 4427,20.
Anche la Caritas Diocesana paga le tasse, che dal consuntivo dello scorso anno risultano pagati per TARI euro 3.339, 95 e per IRAP euro 5.805,16.
A cui si aggiungono per i servizi idrici la somma di euro 1461,22, per l’IMU euro 500,00.
Per un importo totale superiore alle 25 mila euro.
A tali somme vanno aggiunte quelle che pagano le settanta e più parrocchie, nonché gli altri enti dipendenti dalla Diocesi (Seminario, Fondazioni, Oratori, Santuari, Case religiose, Scuole paritarie).
La Chiesa paga e lo fa convintamente, pur svolgendo servizi di carattere pubblico e sociale e, in alcune aree del territorio diocesano, rispondendo, in maniera diretta e quotidiana, alla domanda di servizi proveniente dalle stesse comunità.
Dispiace sentir dire che la Chiesa non paga le tasse.
Non è accettabile alcuna campagna di disinformazione anche quando riguarda la Città del Vaticano, che (ricordiamolo) è uno Stato sovrano, il quale possedendo dei beni immobili nel territorio italiano paga l’Imu ai Comuni di Roma e di Castel Gandolfo.
Condividiamo pienamente la nota di monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), che fa presente come “Nel 2020, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica ha pagato per imposte: € 5,95 mln per Imu e € 2,88 mln per Ires. A queste vanno aggiunte le imposte pagate da Governatorato, Propaganda fide, Vicariato di Roma, Conferenza Episcopale italiana e singoli enti religiosi”.
La Diocesi di Locri-Gerace respinge il dilagare delle notizie false, anche per evitare che la comunità, i preti, i religiosi e i laici, si sentano a disagio.
Nell’affermare che, alla pari delle altre Diocesi italiane, vengono regolarmente pagati tasse e tributi; dichiara che chiunque può accertarsi, chiedendo qualsiasi tipo d’informazione in Curia.
Naturalmente il polverone sollevato da personaggi che hanno grande visibilità sui social e sulle TV mira ad altro, vista la concomitanza della Nota verbale della Segreteria di Stato sul ddl Zan con la quale è stata manifestata “non la volontà di bloccare la legge”, ma la richiesta di una sua “rimodulazione per consentire alla Chiesa di agire liberamente sul piano pastorale, educativo e sociale”.