RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
I recenti fatti di cronaca relativi alla denuncia di 165 genitori, da parte delle forze dell’ordine, per inadempimento dell’obbligo scolastico dei propri figli, in numerosi comuni del territorio locrideo, hanno riacutizzato il dramma dell’abbandono scolastico. Dramma che in forma pressappoco latente è sempre stato presente nel Sud ed in particolar modo in Calabria sin dai tempi dell’istituzione della scuola pubblica e della cui presenza, ritenuta ormai endemica e connaturante il substrato socio-economico e culturale della nostra regione, nessuno faceva più caso.
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E’ stato l’intervento delle forze dell’ordine, encomiabile, ma naturalmente non sufficiente a garantire una soluzione adeguata e definitiva al problema, a scrollare le sopite coscienze del mondo politico e associazionistico e a rendere più evidente e incisivo il fallimento di politiche scolastiche arrangiate e totalmente prive di una progettualità costruttiva. Quel diritto tanto invocato e decantato e, nel contempo, così tanto calpestato e mortificato dalla impari giustizia sociale che ritiene ormai accessoria se non di ostacolo una logica di sviluppo basata sul profitto di pochi e sulla povertà di molti.
In tale contesto si inserisce il dramma di molte famiglie che, nella nostra regione in particolare, impoverita ancora di più in questi ultimi tempi da una politica locale spregiudicata e insensibile alle innumerevoli situazioni di disagio economico, vivono al di sotto della soglia di povertà.
La denuncia per inadempimento dell’obbligo scolastico si potrebbe rivelare, in questo caso, un’arma a doppio taglio, se l’intervento punitivo non è sorretto da adeguate misure di sostegno socio-assistenziale ed economico, la perseguibilità giuridica che ne consegue tenderà ad incrementare ulteriormente lo stato di disagio e di emarginazione delle stesse famiglie che già subiscono anche i postumi di una mancata integrazione.
Da ciò si evince che senza l’intervento dello stato, esprimentesi soprattutto attraverso le amministrazioni locali; senza la presenza capillare sul territorio di servizi socio-assistenziali che esercitino un’azione di individuazione e monitoraggio dei casi di svantaggio, nonché efficaci interventi di supporto socio-psicopedagogico ai minori e alle famiglie; senza un’adeguata politica di Welfare, non si potrà mai sopperire ad un problema di così vaste proporzioni e così complesso. Anche perché, la scuola italiana in particolare, trascina da molto tempo la propria esistenza in modo paradossale.
Potenzialmente la scuola disporrebbe di risorse culturali e strumentali e di piani programmatici ambiziosi, che tradotti stanno a significare: ampliamento del tempo scuola a tempo pieno; arricchimento dell’offerta formativa attraverso percorsi scolastici integrativi, finanziati anche con i fondi europei, presenza di laboratori multimediali e di LIM. Ma queste potenziali innovazioni, sebbene concretamente espresse ed efficienti in alcune realtà scolastiche, rimangono spesso lettera morta o poco produttive in altre. Principalmente laddove il sovraffollamento delle aule, la mancanza di spazi adeguati e la presenza di spazi angusti e mortificanti; la totale carenza di sussidi e materiali (anche di facile consumo); la presenza di pluriclassi numerose e l’inosservanza delle più comuni norme di sicurezza e, infine, la deficienza di risorse professionali anche specializzate, non consentono agli operatori di fornire risposte educative e istruttive efficaci ed efficienti e di mettere in atto quei percorsi didattici individualizzati, destinati prevalentemente agli alunni che esprimono particolari difficoltà e che, se non adeguatamente supportati, potrebbero rappresentare dei disertori “in fieri” dell’obbligo scolastico.
Per altro, sarebbe importante che le famiglie fossero più responsabili, rispetto al futuro dei propri figli e che, osservassero i precetti normativi delle leggi italiane che impongono la frequenza della scuola ( dell’obbligo) fino ai sedici di età.
Infine, bisogna chiudere con una riflessione: Pensiamo che le tanto decantate peri opportunità e la mancata “occasione” tra giovani del sud, rispetto ai giovani di altre realtà territoriali, debba passare necessariamente dalla scuola e se si continua così, all’involuzione economica, infrastrutturale e sanitaria, si aggiungerà quella dell’istruzione che per quanto articolato sopra è già in atto.
Coordinamento PD della locride.