di Gianluca Albanese
SIDERNO – Delle responsabilità della politica cittadina abbiamo già detto. Ora, ci soffermiamo sulla deliberazione della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti numero 4372013 dello scorso 17 settembre, che evidenzia altresì le omissioni e le responsabilità attribuite alla struttura burocratica dell’Ente e alla precedente gestione commissariale.
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Tra i rilievi preliminari della magistratura contabile, c’è la tardiva approvazione del rendiconto del 2011. Anche sulla verifica degli equilibri di bilancio la Corte dei Conti ha avuto da ridire, contestando il disavanzo di amministrazione per il 2011 pari a 1.130.749,37 euro e una mancata riscossione di quanto previsto per l’Ici (641,666 euro) e per la Tarsu (260.000 euro), solo il 55% di riscossione delle sanzioni amministrative pecuniarie per violazione del Codice della Strada e riscossioni inferiori agli accertamenti anche per i contributi dei permessi per costruire (354.931,24 euro incassati contro i 431.024,36 euro accertati).
Ma c’è di più. Secondo quanto riportato nella deliberazione della Corte dei Conti «una parte rilevante delle entrate non ripetitive è stata utilizzata per finanziare spese di natura corrente o comunque ripetitiva».
Allarmante anche l’analisi degli indici di deficitarietà strutturale.
Il valore dei residui attivi di nuova formazione è superiore al 42% dei valori di accertamento delle entrate, addizionale Irpef esclusa. L’ammontare dei residui attivi supera il 65% (due terzi, dunque, erano ancora da incassare) e il volume dei residui passivi complessivi provenienti dal titolo 1 sono superiori al 40% degli impegni della medesima parte corrente. Quanto basta, insomma, a determinare l’impossibilità a promuovere efficaci azioni correttive finalizzate a incrementare la capacità di realizzazione, in termini di cassa, delle entrate dei titoli I e III.
Esagerato anche il dato dei residui attivi, per un totale del 240% degli accertamenti di competenza, per un totale di 32.590.103,58 euro di cui 8.788.460,79 risalgono al periodo antecedente il 2007.
Idem per i residui passivi, pari al 250% degli impegni di competenza, nonostante siano stati ampiamente sfrondati nel 2011, quando furono eliminati oltre nove milioni di residui attivi (debiti) da pagare.
Il tutto in un quadro di diffusa impossibilità di riscuotere i residui attivi (crediti), visto che molti sarebbero, secondo la Corte dei Conti «di origine remota» e quindi, di fatto, inesigibili. Tutto questo nonostante la gestione commissariale di Luca Rotondi dispose la cancellazione di 11.473.574,87 euro di residui attivi e di 9.293.120,25 di residui passivi.
A nulla sono valsi i moniti e le raccomandazioni a raddrizzare i conti dell’Ente da parte della Corte dei Conti. Specie in ordine al recupero dell’evasione tributaria, specie in considerazione del fatto che «l’accertamento deve avvenire nel rispetto del principio di competenza finanziaria, per cui un’entrata è accertabile nell’esercizio finanziario in cui è sorto il credito e quest’ultimo sia connotato dai requisiti di certezza, liquidità ed esigibilità» e la sola emissione dei ruoli non è di per sé condizione sufficiente a incassare i crediti, ma è necessario un costante monitoraggio delle scadenze degli stessi ruoli e l’eventuale attivazione delle procedure esecutive.
Ma la cosa particolarmente grave è che alla data di deliberazione da parte della Corte dei Conti, non le erano pervenute, da parte dei responsabili dei servizi comunali, le attestazioni relative alla sussistenza o meno di debiti fuori bilancio, il cui ammontare risultava incerto e che non erano nemmeno coperti da un fondo rischi per le spese impreviste.
L’Ente, inoltre, avrebbe, sempre secondo la Corte dei Conti, utilizzato le partite di giro per movimentare principalmente voci contabili che non sono in alcun modo attinenti ai servizi conto terzi, ossia introiti di somme derivanti da contenziosi e liquidazioni di spese legali, ovvero incassi e pagamenti vari verso imprese, inficiando, di fatto, l’attendibilità del bilancio, nonché la possibile elusione dei vincoli di bilancio, delle spese del personale e del patto di stabilità.
La magistratura contabile ha rilevato altresì che «L’organo di revisione non ha fornito gli elementi e le informazioni richiesti in ordine alla cause della perdita di 463.658 euro registrata dalla Locride Ambiente SpA nel 2011 (società partecipata anche dal Comune di Siderno) limitandosi a dire che «L’Ente non ha provveduto alla copertura delle perdite registrate dagli organismi partecipati».
Rimane altresì nebulosa l’esposizione delle spese per il personale e del rapporto sulla tempestività dei pagamenti, così come per le – genericamente indicate – altre voci di variazione del livello d’indebitamento del Comune.
Lo stesso conto economico, oltre ad evidenziare il peggioramento dell’equilibrio economico del 2011 rispetto all’anno precedente (-2.127.531,24 euro) risulta lacunoso e pieno di divergenze rispetto ai valori rilevati dall’organo di revisione nel conto del bilancio.
Sono state ben sedici, infine, le prescrizioni dettate dalla Corte dei Conti lo scorso 12 settembre al Comune di Siderno che, evidentemente, non possono essere osservate.
Ne deriva, dunque, una sostanziale ineluttabilità della dichiarazione di dissesto, ufficializzata solo oggi, ma della cui certezza l’Ente era al corrente già ai primi del mese in corso.