R. & P.
LOCRI – «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,1-6.16-18).
Siamo soliti ascoltare e meditare queste parole del Signore il Mercoledì delle Ceneri all’inizio del cammino quaresimale di penitenza e di conversione, un cammino permanente che riguarda tutti, fedeli laici, ministri sacri, religiosi e religiose.
Riguarda l’intera comunità diocesana, che, per andare incontro al suo Signore e dare buona testimonianza del Vangelo, ha bisogno di liberarsi da ciò che restringe lo sguardo ed il cuore ed indebolisce le energie da dedicare all’annuncio.
Il Santo Padre Francesco nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” ci ha esortato alla revisione di ogni abitudine, stile e struttura, al fine di manifestare la coerenza evangelica e costituirci in stato di permanente missione.
In questa prospettiva lasciamoci guidare dallo Spirito del Signore, perché ci aiuti a spendere tempo e cura nel correggere e nel richiamare alcune prassi e comportamenti, che, pur essendosi consolidati nel tempo e divenuti comuni, risultano essere poco coerenti con il Vangelo e la scelta di fede ed ancor meno rispondenti alle istanze del Regno di Dio.
Come “Popolo santo di Dio” in quel che facciamo ed offriamo al Signore non possiamo adeguarci alla logica dell’apparire, de l“mio” e del “tuo”, del “questo l’ho offerto io” e “questo l’hai offerto tu”, quasi a far trasparire un senso di vanagloria ed il voler essere “ammirati dagli altri”, un atteggiamento proprio di quanti amano mettersi in mostra e dar sfoggio delle proprie capacità economiche.
È una logica incompatibile con l’appartenenza alla chiesa-comunità, nella quale Dio ha un occhio di predilezione verso gli ultimi e i poveri. Nel suo cuore c’è un posto preferenziale per loro, tanto che Egli stesso “si fece povero” (2Cor 8, 9).
Questa preferenza divina ha conseguenze nella vita di fede: come discepoli siamo chiamati ad avere “gli stessi sentimenti di Gesù” (Fil 2, 5), superando atteggiamenti e prassi, che, per quanto consolidati, possono offendere proprio i più poveri, che nelle nostre chiese devono sentirsi come a casa loro ed a proprio agio, anche se non hanno molti beni, per partecipare economicamente alle sue opere.
Questi arricchiscono la comunità con quello che sono e che possono offrire nello stile della vedova del Vangelo che depone nel tesoro del tempio il poco che aveva.
Questo stile evangelico esige che quanto viene donato nasca da un cuore libero e contrito, sia espressione di generosità e di amore verso il Signore everso la Chiesa.
Davanti al Signore ciò che più conta è l’atteggiamento umile, che fa mettere da parte ogni forma di amor proprio e la voglia di apparire. Tutto quanto è offerto in spirito di liberalità e di assoluta gratuità ridonda a vantaggio della comunità, di tutti e di ciascun suo membro.
E quel che offriamo a Dio e alla Chiesa non è che una forma di restituzione di quanto abbiamo ricevuto.
Per questo come affermano gli Atti degli Apostoli, “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (At20,35). La gioia del dare porta a donare sempre più. Ci sia in tutti la consapevolezza che “Dio ama chi dona con gioia” (2Corinzi 9, 6-10).
Sono queste le vere motivazioni, che devono animare quanti desiderano partecipare alle opere della Chiesa, donando offerte, doni votivi e contributi vari. Questo donare con gioia e disinteresse acquista ancor più valore quando le offerte avvengono in contesti emotivi particolari, come la perdita di un proprio caro, l’assolvere ad una promessa o ad “un voto” fatto, in ringraziamento per una grazia ricevuta.
Ciò premesso, ritengo opportuno, per favorire uno stile nuovo, che aiuti a superare la logica dell’io e del mio, generando una mentalità più aperta al noi, consegnare le seguenti
DISPOSIZIONI
1.È fatto divieto di affiggere alle pareti delle chiese, delle cappelle laterali e dei locali pastorali targhe o lapidi “a memoria” o “in ricordo” o “a devozione” (e simili) di singoli fedeli.
2.Lo stesso divieto di affissione vale perle targhe o lapidi “a memoria” o “in ricordo” o “a devozione”, poste alle statue dei Santi, ai banchi o ad altri oggetti sacri ad uso liturgico-sacramentale e a qualsivoglia suppellettile destinata al culto nei luoghi sacri. Di tutto quanto è offerto “a memoria” o “in ricordo” o “a devozione”, anche da parte di fedeli emigrati all’estero, venga fatta annotazione in un apposito “Registro delle donazioni”, da conservare e custodire con la dovuta riservatezza.
3.Il divieto di affissione non riguarda le lapidi commemorative di eventi ecclesiali comunitari e di importanza storica collocate in passato alle pareti di edifici sacri di valore storico-culturale.
Per l’eventuale ricollocamento in altre parti dell’edificio sacro in modo più consono e per le nuove affissioni occorre l’autorizzazione dell’Ordinario Diocesano.
4.Nel procedere alla rimozione delle targhe già affisse ai banchi venga fatta annotazione nell’apposito Registro delle donazioni e siano debitamente conservate.
5.La Cappella del Santissimo Sacramento sia allestita in modo da favorire l’adorazione eucaristica, evitando che sia occupata dalla presenza di troppe immagini sacre o statue devozionali.
6.Nei Santuari e nelle chiese ove fosse prevista una sala apposita per la custodia di ex-voto e di altri oggetti ricordo, come luogo della “memoria riconoscente” ed in segno di ringraziamento e di lode al Signore, la si custodisca dignitosamente.
Affido queste disposizioni a tutto il Popolo santo di Dio che è in Locri-Gerace ed in particolare ai presbiteri ed alla loro intelligente opera di sensibilizzazione, perché vengano accolte nello spirito evangelico di chi vuole essere fedele discepolo del Signore, che è esplicito nel chiedere che “mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,16-18).
Le disposizioni date entreranno in vigore dalla data del 29 giugno 2021, Solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.
Dato in Locri, dalla Sede Vescovile, addì 31 maggio2021Visitazione della B. V. Maria
Francesco OLIVA
Vescovo di Locri -Gerace
Sacerdote don Lorenzo Santoro