E quindi “Bastiano” Giorgi getta la spugna. Lo fa due mesi dopo l’insediamento della commissione d’accesso agli atti nel suo Comune, cinque anni e tre mesi dopo la strage di Duisburg, cinque anni e undici mesi dopo il delitto di Maria Strangio. Fare il sindaco, al giorno d’oggi, non è facile in nessun comune: tagli ai trasferimenti statali, federalismo fiscale e spazi limitati di manovra impositiva, relegano le amministrazioni comunali a un ruolo marginale dal punto di vista della gestione ma il sindaco, la giunta e il Consiglio rimangono sempre i primi referenti dei cittadini, anche nei paesi come San Luca che hanno vissuto periodi difficilissimi e recenti. Anni di faide e sangue per le vie di una cittadina che sa offrire al visitatore anche e soprattutto il suo volto accogliente. I sindaci vestono la fascia tricolore perchè rappresentano lo Stato. Quello Stato che fra qualche giorno avrà di nuovo il volto di un funzionario che viene da fuori, uno sconosciuto, e non quello familiare di un compaesano. Non è il momento, nè la sede per fare riflessioni o analisi sulla gestione dell’esecutivo Giorgi, su ciò che ha fatto, sugli errori compiuti e sulle eventuali responsabilità in corso di accertamento. Di sicuro, quando un sindaco si dimette, è lo Stato che perde, insieme alle istituzioni democraticamente elette.
La vita non è un social
di Simona Ansani Tutto ebbe inizio in Italia il 14 maggio 2008 quando facebook per la prima volta approda sulla...