di Gianluca Albanese
LOCRI – Se n’è andato col sorriso sulle labbra. Quel sorriso che non lo aveva mai abbandonato, nemmeno quando la malattia ne aveva limitato i movimenti e condizionato il vivere quotidiano.
Ernesto Panetta, il “Trilussa della Locride” è scomparso poche ore fa, dopo 17 giorni di coma. Amava la vita in tutte le sue forme e le era grato per avergli regalato un ingegno multiforme che negli anni della gioventù lo fece musicista degli “Exotic sound”, poi telecronista sportivo, quindi apprezzato poeta in vernacolo e autore di versi graffianti in rima baciata che mettevano alla berlina la bramosìa di potere dei governanti e le tante incongruenze della nostra terra.
Con una vena poetica del genere (trasmessa al figlio Armando) tutto gli era concesso. Anche scrivere il testo di una canzone eseguita dal gruppo folk “Gli Argagnari” in cui ironizzava sui suoi malanni e i conseguenti dolori, trascinando tutti nel coinvolgente ritornello “Ahiahiahiahiahahai Ahiahiamia”.
Da qualche tempo aveva scelto Lente Locale per pubblicare le sue poesie, e di questo gli siamo grati. Aveva anche dato alle stampe due nuove raccolte di versi e stavamo concordando la loro presentazione ufficiale.
Pochi giorni prima di finire in coma, aveva allertato la nostra redazione sui disagi di chi si sottoponeva a dialisi per uno stato di agitazione degli operatori del settore, rilasciando alcune dichiarazioni al nostro Enzo Lacopo.
LOCRI – si dia ascolto alla Voce degli Emodializzati (VIDEO ESCLUSIVO)
Ci manca già. Ci manca il suo amore per la vita e il suo genio creativo, mai sopito e capace di comporre in pochi minuti una poesia su un fatto appena accaduto. Ci mancano il suo sorriso e il suo ottimismo e quella voglia di non mollare mai dalla quale tutti dobbiamo prendere esempio.
Lo abbiamo visto sul letto della terapia intensiva qualche giorno fa. Pareva dimenarsi tra fili, tubi e monitor accesi, quasi a simboleggiare l’inquietudine tipica dell’artista. Preferiamo però, ricordarlo in giro per le strade di Locri con la sua motocarrozzina, o nella tribuna stampa dello stadio oppure, meglio ancora, presentare uno dei suoi libri di poesie come avvenne in una piacevole sera d’agosto a Moschetta, un paio di estati fa.
Alla moglie e ai figli vanno le nostre più sentite condoglianze.
Ti sia lieve la terra, Ernesto, e che il cielo possa leggere i versi che continuerai a scrivere da lassù, con l’ironia dissacrante di sempre.
(Foto EXOTIC SOUND storage)
Addio, Ernesto !!!