di Adelina B. Scorda
BENESTARE – “Ho ritirato le mie dimissioni da Sindaco di Benestare. Rimango qui, nel mio paese, nella mia Locride, nella mia Calabria. Rimango a fianco della mia gente, perché di questa terra ho imparato ad amarne anche le sofferenze. E proprio in queste, soprattutto nelle sfumature piu’ drammatiche, ho avuto la fortuna di cogliere anche il senso e la bellezza delle nostre speranze”.
Con queste parole il sindaco di Benestare spiega le ragioni di “pancia” che lo hanno spinto a ritiro delle dimissioni da primo cittadino, dimissioni che fino a ieri sembravano irrevocabili. Una comunicazione lanciata, non dal territorio della Locride, ma Lamezia Terme e il seminario regionale di Sel sul tema “la Calabria di oggi : ragioniamone insieme”. Da qui circondato dalla sua compagine politica ha data la notizia che molti cittadini e colleghi aspettavano. “Ho deciso di di riprendere ad indossare la fascia tricolore. Una decisione la sua frutto di un lungo percorso e in cui avrebbero contato anche le singole richieste dei cittadini che gli avrebbero chiesto a più riprese di non lasciare l’incarico. Importante sarebbe stata anche la telefonata del fratello di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso in un attentato nel 2010.
«Sono felice di annunciare il ritiro delle mie dimissioni – ha affermato – una decisione che arriva dopo tante riflessioni e momenti di passione civile. Ho deciso di rimanere perché credo che la gente meriti rispetto».
«Voglio restare in Calabria per rimanere accanto a quella sofferenza civile che merita un futuro diverso – ha aggiunto – oggi si riparte con più entusiasmo ma anche chiedendo maggiori attenzioni allo Stato. E’ possibile lavorare in Calabria e non essere soli». Numerose le manifestazioni d’affetto, solidarietà, stima e vicinanza che il sindaco dopo l’atto intimidatorio subito la notte tra il 30 settembre e il 1 ottobre. A essere incendiata quella notte non fu solo l’auto del sindaco ma anche i mezzi comunali. Quest’ultimo, un tentativo andato male, probabilmente perché il tempestivo intervento delle forze dell’ordine e il movimento che si era già creato in paese, non hanno permesso agli autori dell’atto intimidatorio di continuare ad agire indisturbati. Da quella notte, fino a ieri Rocca ha detto basta, “lottare da soli, combattere ogni giorno contro uno stato di isolamento e di abbandono in cui versa il nostro territorio, dimenticato volutamente e tragicamente da uno Stato sordo e assenteista, non mi consente più di rappresentare dignitosamente la mia gente. Né ritengo di averne più la forza, dopo anni d resistenza isolata (e inascoltata) al malaffare, alla criminalità e alla burocrazia autoreferenziale”. A questa dura dichiarazione si aggiungeva la richiesta velata di un intervento da parte delle Istituzione che potesse sovvertire le sorti decisionali del sindaco. Intervento che concretamente ancora non c’è stato ma che, ci si augura non dovrebbe tardare ad avvenire. Intanto è previsto per domani mattina alle 10.30 presso la Piazza della Memoria Civile un incontro fra l’amministrazione benestarese e tutto il consiglio Provinciale. Una riunione che ha come scopo non la manifestazione di solidarietà e vicinanza all’esecutivo, ma avrà come punto cardine un confronto soprattutto pratico sulle necessità della cittadina.