di Patrizia Massara Di Nallo
L’eco-ansia o ansia climatica nella letteratura scientifica indica la preoccupazione, la paura o l’ansia cronica legata al destino ambientale del pianeta per via di gravi eventi climatici.
Nelle persone più giovani e in quelle più sensibili ai temi di riscaldamento globale, cambiamenti climatici, aumento dell’incidenza di disastri naturali, deforestazione, innalzamento del livello del mare, ed eventi meteorologici estremi, l’ansia climatica può manifestarsi con sintomi specifici di distress. L’ansia e la paura per i cambiamenti climatici si ripercuotono sul benessere emotivo e psicologico di diverse persone e alcuni fattori sembrano esporre maggiormente ai sintomi dell’eco-ansia, come per esempio: la giovane età, l’ampia esposizione mediatica, l’impegno attivo nei confronti della crisi ambientale,il lavorare nell’ambito della sostenibilità ambientale. È importante specificare che, ogni persona ha un modo personale di esprimere ansia e paura, ma in generale si riconoscono sintomi comuni quali:nervosismo e ansia legati all’impatto dei propri comportamenti sull’ambiente, alla propria responsabilità nell’aiutare ad affrontare i problemi ambientali, a notizie che riguardano il clima e i cambiamenti climatici; crisi di ansia quando si affrontano tematiche sull’ambiente, difficoltà a non pensare ai problemi associati al cambiamento climatico, nonché il non riuscire a fermare o controllare le preoccupazioni per l’ambiente; prendere decisioni radicali sulla propria vita, come ad esempio il non avere figli perché potrebbe non essere etico o sostenibile per le risorse disponibili del pianeta; difficoltà a vivere serenamente le situazioni sociali con la famiglia e gli amici, difficoltà a concentrarsi nel lavoro e/o nello studio, difficoltà a dormire; solastalgia, stato caratterizzato da emozioni di nostalgia, senso di perdita, ansia, disturbi del sonno, stress, dolore, depressione, pensieri suicidi e aggressività. La solastalgia in genere si può provare quando la propria casa o l’ambiente vicino vengono distrutti da eventi naturali improvvisi. Nel caso di disastri naturali (che possono essere dovuti o meno a eventi climatici estremi causati dal riscaldamento globale), le conseguenze sulla salute mentale sia delle persone coinvolte direttamente sia di chi è esposto alle notizie ma soffre già di disturbi di ansia o depressione, possono durare nel tempo e manifestarsi con sintomi di ansia e anche di stress post-traumatico. Avvenimenti drammatici come perdere la casa, l’attività commerciale, i propri beni e ricordi, o la vita dei propri cari, impatta in maniera drammatica sulla psiche. Vi sono ricerche della Union of Concerned Scientists (del 2010) che stimano che tra il 25 e il 50% delle persone che hanno subito le conseguenze di disastri meteorologici subiscano effetti sulla salute mentale; secondo l’American Psychological Association (APA), inoltre, i sopravvissuti a disastri naturali manifestano un aumento notevole di depressione, disturbo da stress post-traumatico, ansia e suicidio.
Non si può negare che il surriscaldamento globale abbia un impatto sulla salute e sul benessere mentale; l’aumento delle temperature è strettamente correlato a un numero maggiore di attacchi di ansia e di panico, in particolare nelle persone che già ne soffrono, magari in estate. Sono sintomi che, nelle persone che hanno problemi economici, oppure hanno meno sicurezza finanziaria a causa dell’aumento delle temperature (si veda ad esempio agricoltori, allevatori, pescatori che dipendono dalla terra e dal mare) aumentano, fino a sviluppare sensazioni di disperazione.
Una sana eco-ansia, invece, aiuta a non rimanere indifferenti nei confronti delle condizioni del nostro pianeta. Se però i sintomi di ansia associati ai temi ambientali arrivano a paralizzare la vita di una persona o diventare un’ossessione che assorbe totalmente tempo ed energie, è fondamentale parlarne in famiglia o con gli amici, ridurre l’esposizione ai media durante la giornata e rivolgersi a uno psichiatra/psicologo.