La Calabria non cresce. O cresce poco, di meno rispetto allo scorso anno in particolar modo per la mancanza, cronica, di occupazione ed in più per il livello generale dei prezzi in aumento che impediscono di poter volare alto con i consumi, tutt’altro! Rispetto ai primi sei mesi dell’anno i rilevamenti non sono positivi, soprattutto per ciò che concerne l’occupazione al femminile in netto stato di arretratezza, specialmente nel momento in cui si considera l’età compresa tra i 45 e i 55 anni, per una condizione che non è affatto accettabile e che discrimina le donne, e non poco!, messe ai margini della società Calabrese ormai da tanto, troppo, tempo.
di Antonio Baldari
La Calabria non cresce. O cresce poco, di meno rispetto allo scorso anno in particolar modo per la mancanza, cronica, di lavoro ed in più per il livello generale dei prezzi in aumento che impediscono di poter volare alto con i consumi, tutt’altro! Rispetto ai primi sei mesi dell’anno i rilevamenti non sono positivi, soprattutto per ciò che concerne l’occupazione femminile in netto stato di arretratezza, specialmente nel momento in cui si considera l’età compresa tra i 45 e i 55 anni, per una condizione che non è affatto accettabile e che discrimina le donne, e non poco!, messe ai margini della società Calabrese ormai da tanto, troppo, tempo.
A questo si aggiunga il cosiddetto “carovita” che più che essere frutto della guerra in Ucraina – ormai presente nella nostra vita da quasi due anni – o il conflitto israelo-palestinese, o chissà cos’altro motivo da addurre, se non giustificare gli spropositati aumenti dei prezzi, certamente è da indicare in una forte ondata speculativa che sta già travolgendo tutto e tutti, colpendo particolarmente i ceti più deboli, come gli anziani ed i disoccupati, sempre più alle strette ed in grossa difficoltà.
Al riguardo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non procede in maniera spedita come in realtà dovrebbe a fronte degli oltre 5 miliardi di euro concessi in progettualità varie, in special modo per l’Ambiente, in considerazione del fatto che soltanto poco più di 1miliardo e mezzo è stato fin qui messo a bando per risollevare in un certo qual modo le sorti della regione Calabria, che ancora una volta deve aggrapparsi a ciò che è la sua croce-delizia: il turismo.
Ed invero, considerando tutti gli indicatori possibili, il settore ha registrato dei dati positivi, frutto dei flussi turistici, per l’appunto, significativi ma non troppo e comunque con un segno “+” che consente di tornare ai livelli del periodo “pre-pandemia” ancorché, come sempre quando si parla di Calabria, si debba e si possa fare di più. Troppo poco per sorridere.