di Antonio Baldari
“Ed io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
Ma anche no, nel senso più stretto del termine, e cioè che io non ti posso assolvere perché, in chiesa, non ci vieni e non posso impartirti alcun tipo di assoluzione; stando, infatti, ai dati recentemente diffusi dall’Istat – ed al contempo rielaborati da “Settimana News”, portale di informazione religiosa – lo scorso anno, 2022, ha rappresentato il punto più basso rispetto a coloro che hanno partecipato ad un rito religioso almeno una volta a settimana, addirittura sotto al venti per cento: 18,1%.
E questo dato, di una persona su 5 che mette piede in chiesa nell’arco di sette giorni, peggiora sensibilmente se l’arco temporale viene esteso ad un anno, con la percentuale generale che tocca il 31 per cento dichiarante di non avere partecipato ad un rito religioso se non in casi particolari, vedi matrimoni, funerali, prima comunione e via di questi sacramenti; insomma, un crollo piuttosto evidente, stando ai numeri che, com’è noto, per quanto siano freddi dicono sempre la verità: si dirà, era l’ultimo anno del Covid e quindi, venendo da un periodo “sui generis”, sono dati un po’…bugiardi. E invece no.
Se la forbice temporale di tale situazione la si estende ancora di più, agli ultimi venti anni, si può notare come la pratica religiosa si sia dimezzata passando dal 36,4% del 2001 al 19% di coloro che dichiaravano di essere “praticanti”; e proprio dalla fine della pandemia a tutt’oggi la situazione non è affatto cambiata, in meglio s’intende, passando dal 16% del 2001 al 31% dello scorso anno di coloro che non sono stati mai praticanti; tra le categorie maggiormente coinvolte in questa negatività i giovani compresi tra i 18 e i 24 anni, che spiegherebbe, in un certo qual modo, l’attenzione che la Chiesa ha recentemente riservato alla Giornata mondiale della Gioventù in quel di Lisbona.
Un’attenzione senza alcun dubbio dovuta ancorché le cause che stanno alla radice dello svuotamento delle chiese, in Italia, siano certamente quelle legate alla famiglia, che non è più quella “tradizionale”, perché non segue più il percorso di formazione dei nostri nonni e bisnonni, dal battesimo, tanto per citare, e fino al matrimonio, giacché non vi è un cammino solido, mano nella mano, che accompagni fino alla crescita ed alla maturità religiosa, anzi, il vuoto è stato accentuato nel corso del tempo con delle attività ludiche e di puro divertimento che non hanno affatto colmato quel vuoto, tutt’altro!
E che dire degli scandali di ogni genere e di ogni tipo, nella Chiesa cattolica romana in particolare, a cominciare dalla pedofilia che è stato ed è ancora oggi elemento di disaffezione molto forte rispetto ad una Comunità religiosa piuttosto diffidente, nonostante una percentuale, quella sì molto positiva, relativa alla popolarità di papa Francesco, che gode di un credito molto alto tra i fedeli. Credito che, evidentemente, non basta per riempire le chiese.