di ilba
CAULONIA – Da anni non risiedono più in Gran Bretagna. Ma se avessero potuto, al referendum sulla Brexit di giovedì scorso avrebbero votato in blocco per il “Remain”. Marc, Shelly e Stuart vivono a Caulonia da 4 anni, emigrati da un paesino a 40 chilometri da Londra senza rimpianti «perché qui in Calabria c’è un bel clima e la qualità della vita è migliore» dicono. Li incontriamo all’ora dell’happy hour in un noto locale sul lungomare. Sono solo una minima parte di una nutrita rappresentanza britannica presente da un lustro nella Locride. Ma gli ultimi due anni per loro non sono stati semplici. A decretare la Brexit «è stata proprio la generazione dei Beatles e dei Rolling Stones» scrive Gramellini su La Stampa, quella che voleva cambiare il mondo. E oggi in effetti lo ha cambiato. «Sul voto per l’uscita del Regno Unito dall’Europa ha inciso il parere degli immigrati in Inghilterra – sostiene invece Marc – gli inglesi veri non avrebbero voluto questo». Tra gli effetti del divorzio tra Gb e Ue anche la mobilità studentesca oggi favorita dal programma Erasmus. «Temiamo – ha aggiunto – per il futuro dei nostri figli dal punto di vista lavorativo e scolastico». Ma come humor inglese impone, Marc non si prende troppo sul serio: «Il crollo della sterlina può essere anche il crollo della mia pensione – commenta – che sarà molto più povera di prima». Insomma, keep calm and carry on.
QUI LONDRA I giovani, i laureati e i londinesi hanno votato in larga maggioranza per restare. E gli italiani all’ombra del Big Ben? Francesco è uno dei tanti cervelli calabresi in fuga dall’Italia, cosentino d’origine e londinese d’adozione. Il suo posto di lavoro in una società che gestisce i siti internet di aziende automobilistiche non è in pericolo. Ma la delusione è tanta. «Mi ci è voluto un pò di tempo per capire e accettare quello che è successo – spiega – E’ alquanto deludente che, dopo anni di integrazione economica e politica, d’improvviso, uno dei più influenti membri dell’Unione Europea abbia deciso di andarsene, generando una spiacevole sensazione di rifiuto di certi valori che abbiamo dato per scontato. Oggi – prosegue – all’improvviso mi sento sgradito in un paese in cui sto lavorando, pagando le tasse e dando il mio contributo come qualsiasi altro cittadino e lavoratore». Ma dopo aver girato il mondo e aver appreso 4 lingue non sarà l’esito di un referendum, seppur clamoroso, a scoraggiarlo. «Non importa se ci piaccia o no – chiosa – ma dobbiamo accettare e rispettare la decisione assunta dalla maggioranza del popolo britannico».