di Simona Ansani
A pochi giorni dalle elezioni Europee abbiamo incontrato il candidato Denis Nesci, che concorre nella lista Fratelli D’Italia, per porgli alcune domande sulla situazione delle infrastrutture, viabilità e sanità reggina e della situazione dell’ospedale di Locri.
“Il coraggio di una scelta, l’orgoglio di una terra” uno slogan che racchiude in sintesi i motivi per cui uno dovrebbe preferirla.
Lo slogan riassume perfettamente quello che sono, un uomo meridionale che purtroppo ha dovuto abbandonare la propria città per studiare e intraprendere un percorso lavorativo stabile, tutto ciò, ovviamente, senza dimenticare mai le origini. In tutti questi anni ho lavorato per cercare di dare risposte concrete ai cittadini: ai pensionati, ai cassaintegrati, ai lavoratori agricoli che hanno pagato lo scotto di politiche previdenziali azzardate, combattendo battaglie per rivendicare i diritti di consumatori e utenti. Il lavoro svolto per e a fianco dei cittadini ha però acceso la voglia di fare qualcosa di più soprattutto per quella parte di Italia che continua a rimanere isolata e arretrata, è palese il divario che esiste tra Nord e Sud non solo nelle infrastrutture, ma anche nella sanità, negli incentivi alle aziende e nel mercato occupazionale, temi su cui da anni mi sto battendo ma che vorrei portare nelle sedi che contano. Non è sicuramente un impegno di poco conto, è una scelta che richiede una buona dose di coraggio, dovendo rappresentare un territorio che ora più che mai vuole essere ascoltato, una decisione che ho preso per dare di nuovo dignità ad una Terra, la mia Terra di cui vado orgoglioso.
Nesci, l’Europa viene considerata come un istituto troppo distante alle esigenze dei cittadini. Quali sono gli argomenti che un candidato all’assemblea parlamentare europea deve utilizzare per far invertire questa tendenza.
Oggi l’Europa viene vista dai cittadini come un’istituzione distante, ma mi sento di dire che anche i politici fino ad ora non hanno fatto nulla per cercare di far comprendere la centralità e le ripercussioni delle decisioni europee sulle politiche nazionali.
Parliamo di infrastrutture. Essendo il nostro un giornale prevalentemente della Locride i nostri lettori sono molto attenti a queste problematiche: asse ferroviaria ionica e statale 106.
E’ un tema questo di vitale importanza per in Mezzogiorno: il gap accumulato verso il resto d’Italia è diventato ormai un ulteriore ostacolo per lo sviluppo del Meridione.
In particolare in Calabria è presente una spaccatura netta fra la parte ionica e la parte tirrenica.
Per la fascia ionica, da sempre limitata, si stanno compiendo dei lavori di elettrificazione della rete ferroviaria tra Sibari e Catanzaro lido. Rimane tuttavia non chiaro il perché ancora non siano stati stanziati dei fondi per il restante tratto che dovrebbe arrivare a Melito Porto Salvo. Diventa di fondamentale rilevanza riuscire a completare l’intero asse ferroviario, per poter arrivare ad avere dei collegamenti veloci ed efficaci per i cittadini calabresi e per i tanti turisti che spesso si trovano spiazzati per le difficoltà di raggiungere i tanti siti di interesse culturale presenti nel lungo tratto ionico.
Per quel che riguarda la statale 106, da anni mi batto chiedendo che questo tratto stradale venga messo in sicurezza: è un tracciato vecchio che presenta delle criticità che da troppo tempo vengono ad essere trascurate. La mia è una battaglia che continuerò a sostenere: troppi incidenti, troppe vittime causati dalla negligenza istituzionale.
Un’ ultima domanda Nesci, riguarda la sanità in Calabria è soprattutto quella reggina e dell’ospedale di Locri. La Regione ha fallito, il governo con l’ultimo decreto non ha visto accogliere il consenso nè dei sindacati nè della politica, dunque quale è il suo punto di vista?
Bisogna partire dal presupposto che nel decreto sulla sanità in Calabria c’è un errore che rischia di far collassare il settore nella regione: mi riferisco al blocco del turn over.
E’ agli occhi di tutti che la Calabria ha notevoli carenze di risorse umane nel settore sanitario e questo di conseguenza, porta a non rispondere prontamente alle esigenze dei cittadini.
Nello specifico, l’ospedale della Locride, descritto come fatiscente e come luogo di malasanità, ha sicuramente delle grosse difficoltà, ma anche degli aspetti positivi: 40.000 vaccinazioni nel 2018, quasi 4 mila accessi da pronto soccorso e solo 15 trasferimenti in altre strutture ospedaliere per quanto riguarda il reparto di pediatria; un reparto di rianimazione e di pneumologia di tutto rispetto; oltre 600 interventi chirurgici nel 2018, un reparto di urologia funzionante con oltre 750 interventi eseguiti nello scorso anno, più di 500 interventi di ginecologia effettuati, oltre 10.000 sedute di dialisi e un centro trasfusionale efficiente. Parliamo quindi di numeri importanti, di una struttura che sicuramente ha bisogno di ripartire, ha bisogno di maggiori investimenti e i calabresi in generale devono rivendicare il diritto alla salute per come sancito dalla Costituzione.