di Pietro Sergi
L’Italia fa i conti con la stagione dei populismi.
Alla luce di quel che è successo in questi ultimi due mesi, l’analisi che ho in mente verte su due pilastri figli entrambi del populismo: quello renziano e quello grillino.
Questa situazione grottesca di chi attraverso il dimezzamento della “Casta” attraverso la riforma parlamentare che ha visto quasi dimezzati i parlamentari e la legge elettorale del rottamatori che ha finito per rottamare qualsiasi rigurgito di rinnovamento tra gli eletti in parlamento.
I rottamatori hanno partorito una legge elettorale che produce solo agli istinti più beceri di conservazione del potere di potersi tutelare (vedi Boschi Di Maio in Calabria…), mentre la riforma che avrebbe dovuto dimezzare la Casta ha finito semplicemente a far scegliere la crème della Casta alle segreterie dei Partiti.
Morale della favola, avremo un parlamento figlio solo ed esclusivamente delle faide interne e dei rapporti di forza che nulla lasceranno alle novità di alcun genere.
Si parla tanto di chi ha consegnato la vittoria alle “destre”, come se questa fosse davvero una situazione scaturita e causata dalla crisi dell’agenda di Grisù, il draghetto che sognava di fare il pompiere.
Non è così. La legge elettorale voluta dai salta fosso del PD, partito che adesso pensa di rinnegare la stagione renziana rinnegando Renzi e tenendosi le sue leggi schifose, ha contribuito a far diventare realtà il rischio di un mini Senato monocolore a tinte grigio scuro/azzurro verde.
I FiveStars hanno avuto la fortuna che la regola dei due mandati ha, di fatto, contribuito affinché la crusca interna si separasse dalla farina prima che si entrasse nella fase di costruzione delle liste, agevolando il lavoro di Conte, che ha potuto contare di questa regola anche nello smaltimento dei pretendenti ad un posto al sole anche tra coloro che erano rimasti da questa ”Notte di San Lorenzo” che dal
2018 ha determinato una serie infinite di stelle cadenti.
Quindi, le uniche novità saranno figlie di una regola interna al movimento, che in tanti staranno maledendo a bassa voce.
Per quanto riguarda il PD, Partito Depresso, dalle scissioni ha perso elettorato, vedasi la scissione ulteriore di Art 1 dai suoi iscritti ed elettori- a favore di Conte – dalla quale ha riavuto indietro solo i quadri dirigenti depennati anche dal voto dei propri parenti. Non mi pronuncio per ciò che riguarda l’apporto di Sinistra Italiana e Verdi giusto per non stressare la tastiera inutilmente.
Questo il quadro generale.