R. & P.
Nell’ora del pericolo, ognuno deve fare la sua parte.
Solitamente si paragona la pandemia che stiamo vivendo ad una guerra quindi per spiegarci utilizzeremo anche noi, sebbene pacifisti, uno schema bellico.
Ammettiamo che si stia combattendo una battaglia ed un nostro avamposto venga attaccato dei nemici. L’ospedale da campo allestito in fretta e furia è pieno di feriti e di morti ma non è attrezzato . L’avamposto combatte ma non può vincere.
E mentre la battaglia è in corso, il grosso dell’esercito resta inerme nelle retrovie e la Nazione, passiva, attende gli eventi.
Qualora si verificasse lo scenario che abbiamo descritto, avremmo una sola certezza: la guerra è persa.
Riportiamo la scena nel contesto dell’epidemia in Calabria.
Gli ospedali- soprattutto quelli in cui si cura il coronavirus- rappresentano il nostro avamposto con l’annesso “ospedale da campo” ma il resto del sistema sanitario regionale sembra un idiota torpido che si crogiola al sole.
Ci sono interi reggimenti di medici di famiglia, specialisti convenzionati, operatori sanitari delle cliniche private (ma convenzionate) , personale delle guardie mediche che continuano ad operare come in tempo di pace. Anzi molto di meno. E non per loro responsabilità.
La battaglia si combatte negli ospedali soltanto quando i feriti sono gravi ma la vera guerra si può e si deve combattere in campo aperto. E lì che bisogna affrontare e vincere il nemico.
Se lo dicessi io sarebbe poca cosa ma se lo dicono coloro che sono sotto il fuoco nemico c’è da credere.
Ecco cosa scrivono i medici dell’ospedale “Giovanni XXIII” di Bergamo, una struttura di avanguardia con 48 posti di terapia intensiva: “ la situazione qui è triste in quanto operiamo ben al di sotto del nostro normale standard di assistenza…I pazienti più anziani non vengono rianimati e muoiono da soli senza adeguate cure palliative.. la situazione nell’aria circostante è ancora peggiore. La maggior parte degli ospedali è sovraffollata e vicina al collasso mentre non sono disponibili farmaci, ventilatori meccanici, ossigeno e dispositivi di protezione individuali”
Arrivano a delle conclusioni drammatiche: ..gli ospedali potrebbero essere i principali vettori di “Covid 19” …Questo disastro potrebbe essere evitato solo da un massiccio dispiegamento di forze di servizi per la comunità. ..Sono necessarie le cure a domicilio e..l’ ossigenoterapia precoce, gli ossimetri da polso e la fornitura di cibo che potrebbero essere erogati nelle case dei pazienti non gravi.””
E’ un grido di dolore quello che viene dai medici di Bergamo ma anche un ammonimento rivolto ai territori dove ancora il “coronavirus” non è arrivato: bisogna fare presto e bene. E non concentrare l’attenzione non solo all’ospedale da campo” .
Finora il territorio della città metropolitana di Reggio non è stato investito dall’epidemia e Dio voglia che non lo sia mai.
La Locride è stata sostanzialmente sfiorata.
Ma l’orizzonte non è tranquillo e da un momento all’altro la Calabria potrebbe essere travolta ed, a quel punto, noi continueremo ancora a discutere su eventuali proposte o responsabilità . Tutto inutile.
Chiariamo subito: non ci possiamo inventare i posti in terapia intensiva. Possiamo chiederli ma teniamo conto che c’è un situazione seria a livello nazionale. Drammatica in Lombardia .
Quindi chiediamo pure “ventilatori” ed altro ma nell’attesa che barrichiamoci dietro l’alibi che le responsabilità stanno altrove. Non trastulliamoci emettendo comunicati, grida manzoniane, o ordinanze ripetitive , quando non accuse rivolte sempre agli altri, tipo “ abbiamo chiesto mascherine e ci hanno mandato bandane”.
Chi regge le Istituzioni, soprattutto in questo momento drammatico, non deve fare “l’ agit- prop” ma deve quantomeno tentare di risolvere i problemi.
Guardiamo per un solo attimo alla Locride:
L’ ex ospedale di Siderno può essere utilizzato per pazienti non bisognevoli della terapia intensiva?
La struttura è in condizioni di ricevere persone da sottoporre a quarantena?
Sono domande ma se la risposta è sì lo si faccia subito. Non lo fa la Regione, il commissario straodinario, i commissari antimafia (sic) lo faccia la città metropolitana. Oppure l’esercito, la protezione civile, la croce rossa. Una fondazione. Non ci sono i fondi nei bilanci delle varie istituzioni , la si faccia a debito. C’è l’istituto della “somma urgenza” che lo consente . Se non lo utilizziamo ora … quando?
I medici di famiglia, quelli di guardia medica devono essere attrezzati per eventuali cure a domicilio.?
Come?
E la specialistica convenzionata?
Sono tutte domande a cui occorre dare una risposta subito. Ed intanto a nessuna istituzione deve esser consentito di restare inerte come un pachiderma.
Ma neanche ai cittadini sia pur in casa.
C’è gente che ha perso il lavoro e non ha risparmi. E’ chiusa dentro e non può neanche protestare.
Ed è qui ed ora che occorre una vera “Classe dirigente.”
Domani sarà troppo tardi.
La società burocratica è per sua natura lenta, stupida, oziosa.
La società democratica sprigiona energie ed intelligenza.
Io sono in alcun “gruppi” tra cui “emergenza covid 19” e “Mezzogiorno in movimento” e noto quanta volontà di fare, quanta generosità, quanta intelligenza esiste ed è spesso inutilizzata.
L’unico lusso che non possiamo concederci è questa sfibrante attesa degli eventi, questo affidarci “alla buona stella della Calabria.”, questo restare attendati mentre solo una piccola avanguardia combatte senza alcuna possibilità di vincere la guerra.