Emergenza quattrozampe in Italia, come di consueto in estate. Le punte massime di animali abbandonati si registrano nel periodo delle vacanze (25-30%), anche se oltre il 30% dei cani viene abbandonato subito dopo l’apertura della stagione venatoria, perché il cane non è bravo a cacciare. I canili sanitari e i rifugi autorizzati nel nostro Paese sono circa 1.000, “ma se al Nord le strutture funzionano in generale abbastanza bene, al Centro, e in particolare a Roma, e al Sud la situazione è davvero problematica”, in alcuni casi, come quello della Capitale, ‘esplosiva’: pochi canili, troppi animali da gestire e poche adozioni. Due elementi che, con la stagione estiva, sono destinati a peggiorare. A tracciare il quadro della situazione è Ilaria Innocenti, responsabile Lav del settore Cani e gatti.
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Nel 2012, gli ingressi di cani nei canili sanitari è stato di circa 100.000 unità, mentre i randagi sono circa 600.000. Un dato costante nel tempo, che non accenna a diminuire nonostante le campagne di sensibilizzazione sull’abbandono. E nel nostro Paese, specialmente al Sud, “i canili rifugio, che sono quelli dove gli animali arrivano dopo aver sostato nei canili sanitari – spiega Innocenti all’Adnkronos Salute – non sono sufficienti a coprire le necessità e sono sovraffollati. In più si fanno davvero pochissime adozioni. Alla carenza di rifugi si associa anche la mancata sterilizzazione degli animali, che incrementa il problema: le leggi regionali prevedono la figura del ‘cane libero accudito’, intestato al sindaco e di cui si nomina un tutor. Da ma deve essere sterilizzato. Invece i cani sono liberi di vagare senza controllo” e il problema aumenta con cucciolate continue. Invece, sterilizzare un cane o un gatto può ‘evitare’ 70.000 nuovi randagi: questo è il numero di discendenti che i quattrozampe possono generare in soli 6 anni. Moltiplicandoli per i circa 10 milioni di cani e 7 milioni di gatti presenti nelle case italiane, ci troveremo di fronte a un’invasione di miliardi di code.
Ma la Lav rincara la dose: negli anni c’è chi ha fatto della detenzione a vita dei randagi un vero e proprio affare. Nonostante la legge 281/91 indichi nelle associazioni di protezione animali i soggetti prioritari cui concedere le convenzioni per la gestione dei canili, in tutta Italia sono sorte strutture esclusivamente private, nelle quali gli animali devono fare numero e sopravvivere il più a lungo possibile. Ammassati in gabbie anguste, in strutture fatiscenti, con un’altissima natalità che sopperisce all’altrettanto altissima mortalità: questi sono i canili lager. Aggiudicandosi la gestione dei randagi, i responsabili di ‘rifugi/canili’ privati possono contare su un contributo che va da 2 a 7 euro al giorno per ogni cane e il totale può giungere a cifre elevatissime.
Grazie al monitoraggio Lav negli ultimi anni è stato possibile denunciare numerose strutture fatiscenti, e dal 2010 il ministero della Salute ha attivato una task force per i controlli. Caso ‘limite’, quello del canile Parrelli a Roma: 350 cani e 150 gatti posti sotto sequestro dal Corpo Forestale dello Stato per maltrattamenti e altre ipotesi di reato. La Lav in quanto custode legale degli animali sta organizzando il censimento degli animali, provvedendo alle cure di quelli bisognosi di assistenza veterinaria e avviando una campagna di adozioni.
Ma quali sono le cause dell’abbandono? “La scelta di vivere con un animale – dice Innocenti – non sempre è ponderata con responsabilità, e il cane, o il gatto (ma anche altri animali) una volta rivelatisi ‘impegnativi’ o costosi, vengono abbandonati. Si stima che ogni anno in Italia siano abbandonati una media di 80.000 gatti e 50.000 cani, più dell’80% dei quali rischia di morire in incidenti, di stenti o a causa di maltrattamenti”.
“Oltre a essere un reato – conclude l’esperta – l’abbandono porta a un dispendio di soldi pubblici che ricade sull’intera collettività: considerando che per ogni cane ospitato in canile ogni Comune paga circa 1.000 euro all’anno, e nei canili italiani ci sono circa 200.000 quattro zampe, le proporzioni del fenomeno sono rilevanti”. Per contrastare questa piaga, la Lav propone alcune misure tese a riformare la legge 281/91 (Tutela animali d’affezione e prevenzione del randagismo) attraverso, ad esempio, il libero accesso di cani e gatti nei luoghi pubblici e nelle strutture turistiche, detrazioni fiscali su cibo e spese veterinarie per chi adotta un cane o un gatto, l’inserimento di cani e gatti nel certificato di ‘stato di famiglia’.
(fonte animalieanimali.it)