Le due realtà locridee interessate dalla “buona novella”, non sono state rese poi così edotte nel tempo e nello spazio di tali opportunità scaturenti dall’uso delle energie rinnovabili, non si ricordano, a memoria, di organizzati convegni, di consigli comunali al chiuso o all’aperto per mettere a conoscenza la popolazione dei risvolti positivi e negativi che deriverebbero da questa novità. Una domanda: ma perché mai le energie rinnovabili non dovrebbero funzionare in Calabria come, al contrario, funzionano in altre territori su scala mondiale?
di Antonio Baldari
La settimana scorsa è stata particolarmente movimentata per quanto concerne lo sviluppo del comprensorio della Locride in relazione all’eventuale apertura allo sfruttamento delle cosiddette “energie rinnovabili”, come del resto accade in longitudine ed in latitudine un po’ in tutto il mondo: se ne parla, se ne discute, si ragiona, come sempre si valutano i pro e i contro e poi si definisce la questione.
Ad onor del vero nel caso specifico di Agnana ed Antonimina, le due realtà locridee interessate dalla “buona novella”, non sono state rese poi così edotte nel tempo e nello spazio di tali opportunità scaturenti dall’uso delle energie rinnovabili, non si ricordano, a memoria, di organizzati convegni, di consigli comunali al chiuso o all’aperto per mettere a conoscenza la popolazione dei risvolti positivi e negativi che deriverebbero da questa novità; in buona sostanza si è arrivati ad oggi, quasi tenendo tutto e tutti all’oscuro di quello che, in data odierna, è l’eolico ad Agnana e ad Antonimina, conoscendo però solo uno dei rovesci della medaglia, ossia il fermo “no” che viene opposto da chi è nettamente contrario.
Ed è chiaro che in tal modo emerge solo una delle voci del coro, sentendo in buona sostanza che l’eolico non va bene, deturpa il paesaggio e via di queste, sacrosante, lagnanze, anche perché poi bisogna fare i conti con la normativa vigente che scandisce dei punti cardine posti in cima a tale realtà, norme che vanno rispettate avendo rispetto per l’Ambiente giacché non si può prescindere dal fatto che non si può in alcun modo pensare di potere mettere a ferro e a fuoco l’habitat naturale pur di mettere in tasca dei lauti guadagni, che vanno ad ingrossare le tasche e la pancia dei soliti noti.
Ed è per questo che, facendo da bastian contrario rispetto al “no” sviscerato rispetto all’impianto da utilizzare nei sopracitati territori, ci si pone una domanda: ma perché mai le energie rinnovabili non dovrebbero funzionare in Calabria – dove peraltro ci sono già delle realtà operanti in tal senso – come, al contrario, funzionano in altre territori su scala mondiale? Basti pensare alla Cina, agli Stati Uniti ed all’India, tanto per fare un esempio, che sono avanti luce rispetto al resto del mondo, arrivando a produrre i tre quarti dell’energia eolica originata in tutto il mondo; ma anche Spagna, Regno Unito, Francia, Brasile e Canada sono messi abbastanza bene, con l’Italia piuttosto defilata con appena 10,84 GW.
Verrebbe, quindi, da pensare che il nostro, intendendo Italia, è un problema più che altro di cultura energetica in considerazione del fatto che non nasciamo pronti per questo genere di realtà, che, ad ogni buon conto, rappresenta il futuro semplice ed anteriore, ed avendo dalla nostra tutte le carte in regola per potere affermare lo sfruttamento, in senso buono, delle energie alternative: pensare di tirare la carretta così, per i prossimi lustri e praticamente impossibile, tutto va ad esaurirsi ed iniziare a pensare e ad agire con nuovi metodi di approvigionamento non è poi così del tutto errato: come sempre occorre il confronto, il discutere per trovare, in fondo, la sintesi. Per il bene dei cittadini, senza preconcetti e/o prese di posizione marmoree.
Insomma, le energie rinnovabili possono aspettare, la Locride un po’ meno.