di Simona Ansani
È allarme ancora aviaria e la responsabilità come più volte sottolineato dall’Enpa, ormai accertata, proviene dagli allevamenti intensivi, fonte primaria di diffusione del virus. «Infatti, quando migliaia di animali sono vaccinati, sottoposti a trattamenti con sulfamidici ed altri farmaci, che si rendono necessari proprio per la modalità di allevamento che prevede che gli animali siano ammassati in poche decine di metri quadrati, è inevitabile – spiega la Protezione Animali – che il virus si manifesti e che vi sia una rapida diffusione della patologia in modo pressoché istantaneo da un esemplare all’altro».
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Secondo l’Enpa, e come confermano numerose ricerche scientifiche, gli allevamenti, oltre ad obbligare gli animali a vivere in condizioni innaturali e di grave deprivazione, agirebbero come fattore di moltiplicazione del rischio virologico. «Com’è logico che sia, siamo estremamente preoccupati per il manifestarsi, in Estremo Oriente, di una crisi legata all’aviaria che temiamo torni a manifestarsi anche nel nostro Paese – dichiara il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri -. Gli animali colpiti dal virus sono vittime due volte della follia umana perché destinati ad essere massacrati per scongiurare un pericolo creato dall’uomo stesso con l’industria dell’allevamento. Sono metodi inaccettabili che ci obbligano e ci richiamano necessariamente ad una profonda riflessione, non solo etica, ma economica e di tutela della salute pubblica.»