di Antonio Baldari
Mosca odora ancora di incenso, proprio quello che è fuoriuscito dal tintinnante turibolo a margine delle esequie ortodosse in memoria di Alexsej Navalny, nel mentre in Europa si diffonde il maleodorante puzzo di pagliaccio all’indomani della morte del dissidente russo; eh già, perché sa tanto di pagliacciata quella che è stata inscenata richiamando gli ambasciatori russi, da ogni dove, per fare poi che cosa? Il nulla!
Il nulla del nulla volendo per questo, come si fa ormai da qualche anno a Bruxelles e dintorni, gettare fumo negli occhi, per far vedere che si interviene, che si decide, che si prende posizione quando poi l’unica, vera, posizione da prendere è una ed una soltanto: rompere con Vladimir Putin.
Il gerarca, lo zar e chi più ne ha più ne metta che continua a tenere in scacco il mondo intero, dall’infimo dei suoi bunker e di un popolo assoggettato a lui, e che, in particolare, gode ancora della docile presenza dei politici politicanti di ogni angolo della Terra, che non muovono un solo dito ma, al contrario, continuano a fare affari con lui e con i suoi scagnozzi; che perseverano nel non dire apertamente che è loro nemico.
Nessuno ha sin qui pronunciato tale termine perché, come l’atavica politica dei “due forni”, si bada bene a cucinare e a mangiare a sbafo proprio con lui, mandando a rotoli miliardi di persone chiamate a fare miliardi di sacrifici perché bisogna alimentare, con miliardi su miliardi, la giostra delle torte da spartire sul piano militare, del distruggere per poi ricostruire e di tutte le nefandezze che si consumano, giorno dopo giorno, sulla pelle degli esseri umani.
Che la guerra non la vogliono ma la devono subire, in quello che, oramai lo si può ben dire, e l’ex cristiano continente europeo.