di Gianluca Albanese
SIDERNO – La falsa colpevolezza degli imputati condannati in primo grado nel processo che prende le mosse dall’operazione della Dda di Reggio Calabria denominata “Falsa Politica”.
È di pochi minuti fa la notizia dell’assoluzione da parte della seconda sezione della Corte d’appello di Reggio Calabria (presidente Giancarlo Bianchi, a latere i consiglieri Davide Lauro ed Elisabetta Palumbo), dell’ex consigliere regionale Cosimo Cherubino, dell’ex consigliere comunale Domenico Commisso e del dipendente del Consorzio di Bonifica “Alto Jonio Reggino” Rocco Roberto Tavernese (difeso dall’avvocato Domenico Piccolo). Erano tutti accusati di partecipazione e/o contiguità con la cosca di ‘ndrangheta dei Commisso, egemone nel territorio cittadino.
Per tutti la formula di assoluzione è quella più piena: “Perché il fatto non sussiste”.
Sono state revocate anche le relative statuizioni accessorie e civili.
Rideterminata, invece, la pena per Rocco Damiano Tavernese a 9 anni di reclusione con l’obbligo di risarcire le parti civili, Regione Calabria, Provincia di Reggio Calabria e Comune di Siderno con 1800 euro a ciascuna parte.
Per Cherubino, Commisso e Tavernese è la fine di un incubo giudiziario iniziato il 16 marzo del 2015 quando vennero condannati in primo grado.
Fine del calvario di tre uomini per bene. Anche per la Giustizia.
Di seguito la dichiarazione rilasciata dall’ex consigliere regionale Cosimo Cherubino agli organi d’informazione.
“Mi sono sempre difeso avendo fede in Dio, credendo nella giustizia, soprattutto nella mia innocenza, seguendo il processo e introducendo costantemente, per anni, nuove prove a chiarimento della mia posizione. Devo ringraziare dal profondo del cuore l’avvocato Sergio Laganà che ha sempre combattuto, credendo in questo risultato fin dall’inizio di questo incubo. Devo ringraziare il professor Nico D’Ascola che mi ha sempre seguito con professionalità nella fase di Appello e gli avvocati Giuseppe Zampaglione ed Ettore Squillace, i CT della difesa, Domenico Garreffa, Antonio Milicia e Antonio Miriello. L’assoluzione – ha proseguito Cherubino – è il frutto di una difesa maturata negli anni, durante in quali si sono sempre più approfonditi i temi della difesa. L’unica certezza che in questo momento mi sento di dichiarare è che non mi candiderò mai più in nessuna competizione elettorale. In questi anni ho molto sofferto e il pensiero di profonda riconoscenza va a tutti i miei familiari che hanno sofferto con me, ai miei genitori che non hanno potuto gioire in questo momento e, soprattutto, a mia moglie e a mio fratello”.