di Antonella Scabellone
LOCRI- “Condannatemi pure, ma continuerò a credere nella legalità”. Con queste parole accorate ha concluso il suo intervento questa mattina, davanti al Tribunale penale di Locri (presidente Alfredo Sicuro), Domenico Commisso, l’ex consigliere comunale di Siderno all’epoca dell’amministrazione Ritorto, imputato nel processo Falsa Politica che è giunto oramai alle battute finali.
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In sede di dichiarazioni spontanee l’imputato, da tutti conosciuto come “Talocia”. che da politico era solito devolvere in beneficenza il proprio gettone di presenza in consiglio comunale, ha parlato della sua vita di prima fuori dalle sbarre, del percorso scolastico, del suo impegno in numerose battaglie per la legalità, del volontariato. “Iniziative che continua a intraprendere anche dal carcere-ha precisato il suo legale, l’avvocato Davide Lurasco. Non è un affiliato, né un simpatizzante della ‘ndrangheta ma nel suo piccolo è stato solo un grande politico che ha dedicato tutta la sua vita alla legalità. Un’esistenza limpida, senza ombre nè macchie.Per quello che ha fatto andava premiato, non certo carcerato”.Su di lui però pesa una parentela scomoda, quella che lo lega al“mastro” Giuseppe Commisso, suo zio. “Ma solo questo-ha sottolineato Lurasco. Non si può certo condannare una persona solo per la parentela!Tra al’altro dalle carte processuali emerge che “il Micarello” è sempre stato in contrasto politico con lo zio dal quale era distante e che a sua volta non si spendeva affatto per procacciargli voti”. Assoluzione con formula piena la richiesta finale di Lurasco a cui si è associato anche l’altro difensore di Commisso, Marcello Manna.
Ma oggi è stata anche la giornata della difesa di un altro Commisso, Antonio detto “Biona”, ex assessore all’ambiente del Comune di Siderno. Gli avvocati Giuseppe Belcastro e Francesco Commisso hanno chiesto anche per lui l’assoluzione con formula piena richiamando più volte la sentenza della Cassazione del 31 maggio 2013 che ha disposto la scarcerazione dell’imputato pronunciandosi anche sul merito. Un precedente di cui il Tribunale non può non tenere conto a parere dei due legali in quanto dalla stessa emergerebbe senza ombra di dubbio che l’imputato non fosse affatto a disposizione della cosca ma semmai della comunità .“ Questo è un processo che si regge solo su parole dette da altri- ha stigmatizzato l’avvocato Belcastro rivolto al Pm De Bernardo a cui ha manifestato tutte le sue perplessità sulla pena piuttosto pesante (12 anni di reclusione) richiesta per il suo assistito..”Non c’è un solo fatto contestato a Biona-ha detto Belcastro- ma solo parole; solo un’ambientale in cui si reca all’ape green per lavare una giacca della moglie e da cui non emerge nulla a suo carico anzi, al contrario. Sono convinto al 100% dell’innocenza del mio assistito-ha concluso Belcastro- per cui non chiedo misure alternative o subordinate all’assoluzione con formula piena”
Infine è salita in cattedra la difesa di Damiano Rocco Tavernse (avvocati Antonio Severino e Giuseppe Sgambellone) che ha sottolineato come non sia stata individuata nel corso di tutto il processo la condotta materiale dell’imputato, ovvero il contributo dello stesso in seno alla pretesa associazione, al di la di semplici conversazioni non indicative di partecipazione attiva ad alcuna consorteria criminale