di Antonella Scabellone
LOCRI- In una frase, correttamente trascritta dalla polizia giudiziaria, ma mal interpretata dal perito del Tribunale, starebbe la prova dell’assoluta estraneità di Antonio “Biona” Commisso alla omonima consorteria mafiosa di Siderno.
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Ne è convinta la difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Belcastro e Francesco Commisso, anche perché a pronunciarla è proprio il soggetto ritenuto dagli inquirenti al vertice di quella organizzazione criminale, Giuseppe Commisso detto “il mastro”, intercettato nel novembre del 2009 mentre interloquisce con tale Francesco Commisso all’interno della oramai famosa lavanderia “ape green”. “Va bo ca illu non stetti mai ‘nta sti cosi” (va bhe che lui non è mai stato in queste cose) -dice il mastro al suo interlocutore riferendosi a “Ntonicello”, il piccolo Antonio, per gli inquirenti “Biona” appunto.
“Sono chiare, ascoltandole bene, le parole dell’intercettazione-ha riferito il teste della difesa di Commisso, il perito trascrittore architetto Milicia, ieri mattina davanti al Tribunale penale di Locri. Invece, il consulente del giudice l’ha interpretata dandole un significato un po’ diverso laddove ha trascritto “va bo che per lui non si è saputo neanche per altre cose”.
Insomma, quella frase, unita anche ad altre tratte da varie intercettazioni, sarebbe per la difesa la prova lampante che a “Biona” non può essere contestato nessun vincolo associativo non avendo fatto mai parte di nessuna organizzazione criminale da cui, al contrario, semmai, avrebbe preso le distanze.
La difesa dell’imputato, tutto sommato abbastanza soddisfatta dell’esito delle trascrizioni, dopo aver ascoltato l’architetto Milicia, che ha depositato la sua consulenza tecnica, ha rinunciato a tutti gli altri testi ancora non comparsi, tranne che a Mario Congiusta, ritenuto importante, e oggi assente giustificato.
Ma l’udienza odierna è stata anche quella dei testi a discarico di Domenico Commisso, detto “Taloncia” ex consigliere di maggioranza dell’amministrazione Ritorto oggi detenuto in regime di carcerazione preventiva. Una lunga sfilata di testimoni, compagni di coalizione, colleghi di lavoro, conoscenti, che sono venuti a deporre a favore dell’ex consigliere comunale che, per tutta la durata dell’udienza, ha preso appunti sul suo notes. Ad interrogarli, l’avvocato Davide Lurasco.
Dal piddino Paolo Fragomeni, con cui Commisso ha seduto sui banchi dell’opposizione durante l’ultima amministrazione Figliomeni, che ha riferito delle battaglie della minoranza consiliare tra cui quella per la costituzione di parte civile del comune nei processi di mafia; a don Tonino Saraco, che ha riferito dell’impegno parrocchiale dell’imputato e della sua partecipazione alle iniziative per la legalità; al professor Giuseppe Coluccio, che ha condiviso con Commisso corsi professionali presso ITC Marconi; al promotore finanziario Giuseppe Panetta, consigliere di maggioranza, insieme all’imputato, nell’ultima amministrazione Ritorto, che ha riferito della modifica dello statuto comunale sotto quella consiliatura per la costituzione di parte civile del comune nei processi di mafia; e poi Pietro Tropiano, compagno di partito dell’imputato, all’epoca dello SDI, che ha raccontato della laboriosità di Domenico Commisso, che ha sempre lavorato per mantenersi agli studi; Tropiano ha poi riferito del ruolo di leader dei social democratici ricoperto da Cosimo Cherubino (la segreteria di via Indipendenza-ha sottolineato il teste- era sempre piena di raggazzi 7 giorni su 7) e dei cambiamenti che portarono il partito a spostarsi dall’ area del centro sinistra a quella del centro destra fino a sostenere da Socialisti Riformisti la candidatura di Scopelliti alle regionali.
Riguardo poi alla costituzione di parte civile del comune nel processo Congiusta il teste ha riferito che il gruppo dello SDI decise di seguire sotto le direttive di Cherubino la linea del partito a livello regionale, per cui chiese di modificare lo statuto dell’ente e spinse per quella costituzione in causa. Tropiano ha poi specificato che Domenico Commisso presiedeva la commissione affari istituzionali preposta alla modifica dello statuto.
Rispondendo infine alle domande del presidente Sicuro il teste ha chiarito le modalità seguite dal gruppo SDI a Siderno, di cui facevano parte circa 120 persone, per procacciare voti; modalità che consistevano principalmente nel portare il programma elettorale porta a porta ad amici, parenti e conoscenti. “Mai appoggiato Luciano Racco”-ha concluso Tropiano rispondendo a una domanda del legale di Domenco Commisso, che ha poi elencato le iniziative del suo gruppo in consiglio comunale tra cui quella per dire no alla creazione di una quarta discarica sul territorio di Siderno.
Anche la difesa di Domenico Commisso ha rinunciato a tutti i testi rimanenti, tranne all’ Ingegnere Domenico Panetta (ex sindaco di Siderno), che insieme al collega Lupis e a Mario Congiusta sarà escusso nella prossima udienza del 19 giugno.