R. & P.
Di poco tempo fa una interessante inchiesta sulla Sanità che mette in luce le diseguaglianze di uno dei sistemi sanitari nazionali che è comunque tra i più invidiati al mondo. Una parte del Sistema sanitario nazionale funziona così bene che Bloomberg ci ha eletti “il Paese più in salute al mondo” e pochi anni fa ci ha messi al terzo posto della classifica Most Efficient Health Care.
Ma un’altra parte, spesso situata nel Sud del Paese, costringe i cittadini a cambiare Regione per curarsi, o a rinunciarvi del tutto. Esiste un divario tra nord e sud dove la scarsità di servizi mette in condizione il cittadino a doversi spostare per curarsi e se i costi economici e personali di questa migrazione sono troppo alti in milioni vi rinunciano.
Il divario investe inoltre l’assistenza alla disabilità e i dati ci dicono che “la metà dei 540mila disabili gravi italiani under 65 vive senza un aiuto pubblico”. Questo significa che le spese per l’ assistenza di aiuto alla persona, dalla fisioterapia al supporto psicologico, sono sulle spalle delle famiglie che spesso non possono permetterselo. Secondo una proiezione del Censis “il numero di disabili è destinato ad aumentare, parallelamente all’invecchiamento della popolazione. Nel 2040 potrebbero essere 6,7 milioni. E, se il Fondo nazionale per la non autosufficienza non basta oggi, non potrà bastare allora”.
Stando ai dati Istat, nel 2017 il 6,5% della popolazione ha rinunciato a una visita specialistica perché troppo costosa, inoltre le prenotazioni tramite SSN spesso richiedono tempi biblici, incompatibili con il benessere del malato. I dati del Censis ci dicono che “per una mammografia l’attesa media è di 122 giorni, passando da un minimo di 89 giorni al Nord a un massimo di 142 giorni – quasi cinque mesi – al Sud”. Pochi pazienti sanno che esistono dei tempi massimi di attesa per visite (30 giorni) ed esami (60 giorni) oltre i quali l’Azienda sanitaria deve autorizzare la prestazione nel privato pagando solo l’eventuale ticket .
Necessario e urgente interrogarsi quindi sui rimedi. Si dovrà conciliare in modo condiviso e partecipato l’esigenza di far fronte alla scarsità delle risorse a disposizione con la necessità di innovare e cambiare, definendo linee guida organizzative e cliniche in grado di cogliere ed interpretare correttamente le sollecitazioni ambientali, in modo tale da poter rispondere alle necessità del momento in modo appropriato attraverso processi decisionali partecipati e responsabili.
In questa logica si riuscirà ad uscire da una fase che vede il territorio della locride ricco di storia ma sempre più povero di servizi sanitari e servizi alla persona, che vede una sanita’ territoriale non sempre adeguata a rispondere a cronicita’, prevenzione e sociale. Quello che manca rispetto a quanto previsto deve generare azioni forti e legittime, orientate a far recuperare al livello regionale i gravi ritardi accusati.
M. Alessandra Polimeno
Fratelli d’Italia
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