di Gianluca Albanese
SIDERNO – Il TAR del Lazio potrebbe pronunciarsi già a metà mese sulla class action intentata da un migliaio di soggetti pubblici e privati della Calabria contro la soppressione dei treni a lunga percorrenza che ha, di fatto, tagliato la fascia ionica dalle grandi tratte ferroviarie nazionali, contribuendo, ancora di più al suo isolamento.
Come si ricorderà, infatti, lo scorso 14 marzo ha avuto luogo il lungo dibattimento, e ora spunta una interessante novità. Tra le memorie difensive dello scorso 30 novembre, prodotte dal Ministero dei Trasporti, c’è anche uno studio di fattibilità dello stesso dicastero, che prevede la possibilità di realizzare un collegamento nell’intera tratta ionica Reggio Calabria-Taranto con annessa coincidenza per Milano, da avviare entro il prossimo mese di giugno. Nulla è trapelato in seguito. Ora, infatti, si attende l’esito del pronunciamento del tribunale amministrativo per una causa collettiva che, dal punto di vista di chi abita in questo territorio, appare fondata su ragioni sacrosante. Un secolo fa, infatti, la realizzazione della linea ferrata contribuì a incentivare i flussi di viaggiatori e merci da un capo all’altro dell’Italia fino a perdere, decennio dopo decennio, la sua funzione, complice una gestione dei trasporti ferroviari basata esclusivamente sul risultato economico da realizzare e, soprattutto, un orientamento del legislatore (anche di quello regionale) che ha progressivamente incentivato il trasporto su gomma ad opera dei privati, togliendo risorse al trasporto su rotaia, col risultato che le emissioni di gas nell’atmosfera sono aumentate e il traffico sulle principali arterie (non ultima la famigerata Statale 106) è cresciuto a dismisura. I binari delle ferrovie, dunque, rimangono in una condizione di scarso utilizzo, ormai esclusivamente limitato al trasporto locale su mezzi vetusti e comunque insufficienti a soddisfare la domanda dei sempre numerosi viaggiatori. Ricorrere alle aule di giustizia per rivendicare il diritto dei cittadini alla mobilità, dunque, era un atto dovuto. Ora si spera, aspettando che il TAR del Lazio si pronunci favorevolmente.
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