SIDERNO – «Il Partito Comunista Italiano è nato per trasformare la rabbia sociale in azione politica; ecco perché formiamo i nostri giovani militanti nelle scuole di partito, affinché un domani possano essere una classe dirigente competente e capace di dare le risposte che il popolo si attende».
Il segretario regionale del Pci Lorenzo Fascì ha riassunto molto efficacemente il senso dell’impegno politico di un partito che non ha remore a definirsi «Antagonista», nel corso della prima giornata della Festa della Rinascita Comunista che ha avuto luogo ieri pomeriggio nel campo sportivo dell’Ymca sul lungomare delle Palme.
Con alle spalle la riproduzione dell’intramontabile quadro del “Quarto Stato”, un tripudio di bandiere rosse, falce e martello e a bordo campo di ritratti di Marx, Lenin, Che Guevara e dei militanti cittadini, il gruppo dirigente del Pci ha dedicato la prima giornata della sua partecipata festa a un confronto sul tema “Universo giovani: scuola formazione, problemi e prospettive”.
Ha introdotto i lavori il segretario della sezione cittadina del Pci Sandro Siciliano, che ha dapprima accennato a un episodio di vandalismo che ha colpito lo storico militante Damocle Argirò, il cui volto è stato oscurato da ignoti in una delle grandi foto affisse a bordo campo, condannando l’episodio «Da parte dei soliti stupidi» «Che – ha aggiunto Siciliano – qualifica chi l’ha compiuto» e poi ha introdotto il tema della serata, premettendo che «La scuola è peggiorata rispetto a 30 abbi fa: lo dicono i dati dell’Ocse. Basta vedere come si esprimono i giovani sui social network».
Ma il segretario cittadino del Pci è andato oltre il semplice quaderno di doglianza, indicando quelle che ritiene la priorità programmatiche necessarie per rilanciare la scuola italiana: reintroduzione dello studio del latino, più educazione civica, potenziamento dei laboratori per sviluppare la ricerca scientifica, formazione obbligatoria per gli insegnanti «Evitando il mercimonio delle abilitazioni comprate all’estero», riduzione del numero degli alunni per classe e diritto allo studio garantito a tutti.
«Se lo Stato non riesce a garantire sanità, istruzione e lavoro – si è chiesto Siciliano – che Stato è?».
Quindi, si è dato spazio agli interventi di tre docenti, garantendo il massimo pluralismo e il rispetto delle reciproche convinzioni.
Non è un caso che il primo intervento sia stato quello del dirigente scolastico Vito Pirruccio, che da tesserato del Pd, non ha mancato di evidenziare gli aspetti da lui ritenuti positivi dell’azione dei governi Renzi e Gentiloni sulla scuola, rammaricandosi però «Per la continua emigrazione di giovani laureati calabresi. Abbiamo formato – ha spiegato Pirruccio – una “generazione Erasmus” che non potrà dare il suo contributo di competenze al Sud».
Per lo scrittore e storico Enzo D’Agostino, invece «Il vero problema sono le troppe riforme, che impediscono di dare alla società le risposte che si aspetta dalla scuola» e «ll ricorso al tempo pieno non può essere dettato da mere esigenze occupazionali» evidenziando altresì il ruolo dell’associazionismo «In particolare quello degli Scout – ha detto – nella funzione educativa e socializzante».
Di particolare spessore l’intervento di Pino Macrì, ingegnere, scrittore e docente, che ha difeso l’esperienza vissuta negli anni adolescenziali del ’68: «Un tempo in cui si sperimentavano molte esperienze come i corsi di critica strutturale cinematografica a Locri e i laboratori teatrali a Bovalino. All’epoca – ha proseguito Macrì – si cominciò a capire l’importanza crescente della comunicazione per immagini che, traslata nell’esperienza contemporanea, sviluppano lo spirito critico nei giovani, abituandoli a capire fenomeni deleteri come le cosiddette “fake news”. Oggi dobbiamo mettere che i giovani contemporanei sono più intelligenti di noi, e non si deve cedere al finto pietismo di chi fa finta di aiutare chi si crede meno capace, “regalando loro” la sufficienza nel voto. Non ci sono alibi, e la scuola deve dare gli strumenti critici per capire meglio la società attuale. Il metodo migliore di insegnamento, a mio avviso – ha concluso – è quello che si ispira a Socrate, che sottrae le certezze precostituite, alimentando l’arte del dubbio».
Una forte critica alle recenti riforme della scuola è arrivata dal segretario regionale del Pci Lorenzo Fascì, che ha altresì espresso una forte critica «Ai tagli degli istituti e di tutti i presidi di democrazia nei paesi piccoli», ma anche «Alle università calabresi, che con la sola eccezione dell’Unical di Arcavacata, non riescono a garantire quella cerniera col tessuto sociale calabrese, complice una Regione che investe troppo poco nella scuola, a differenza delle regioni del centro nord: no al numero chiuso nelle facoltà – ha concluso – soprattutto in quella di Medicina».
Prima delle conclusioni, affidate al responsabile nazionale della Scuola per il Pci Luca Cangemi, giunto appositamente da Catania, e dell’apprezzatissimo concerto del chitarrista Francesco Loccisano, accompagnato dal percussionista Tonino Palamara, si è dato spazio al dibattito con gli interventi dei presenti, tra cui il segretario della sezione giovanile del Pci Ivan Albanese, che ha ricordato le lotte della Giovanile Comunista contro la “buona scuola” e il numero chiuso nelle università.
Questa sera, a partire dalle 18,30 avrà luogo, sempre all’Ymca, la seconda serata, incentrata sul tema «Il Pci e la politica sugli enti locali» ,che vedrà la partecipazione, oltre che del segretario cittadino Sandro Siciliano, del capogruppo in consiglio comunale Totò Sgambelluri e del responsabile nazionale degli enti locali per il Pci Michelangelo Tripodi.
La serata, nella quale saranno presenti gli stand gastronomici allestiti dai militanti del partito, sarà allietata da suoni, canti e strumenti della musica popolare. Alle 23, infine, si procederà all’estrazione dei biglietti vincenti della riffa.