di Gianluca Albanese (foto e video di Enzo Lacopo)
LOCRI – «Nei momenti topici, Silvio Berlusconi quando deve scegliere tra l’interesse generale del Paese e i suoi interessi personali sceglie sempre i suoi interessi personali». L’intuizione, non delle più originali (e nemmeno delle più tempestive), è di Gianfranco Fini, esternata durante la presentazione del suo libro “Il Ventennio” (Rizzoli editore) che ha avuto luogo questo pomeriggio al palazzo della Cultura.
{loadposition articolointerno, rounded}
Fa il paio con quella del presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti, che a distanza di anni ammette di aver provato vergogna «Per quel ministro – Scajola – che ha detto di essersi ritrovato una casa acquistata “a sua insaputa”» e che «annacquare i valori e gli ideali di Alleanza Nazionale nel Pdl è stato un errore».
Tra un’operazione nostalgia dell’An che fu e gli sviluppi attuali della politica che hanno visto la scissione tra Forza Italia e il Nuovo Centrodestra di Alfano (al quale ha aderito lo stesso Scopelliti), i contenuti politici che inevitabilmente hanno caratterizzato l’incontro odierno sembrano essere improntati al “meno male che Silvio non c’è”. Cose inimmaginabili qualche settimana fa. Ma la politica – ama dire un amministratore locale locrideo, democristiano di lungo corso – «Ogni giorno è un mondo nuovo».
L’INTRODUZIONE
Sebbene il moderatore Aristide Bava abbia detto, in apertura dei lavori, che «Non si parlerà solo di politica ma soprattutto del libro del presidente Fini», di politica si è parlato, eccome.
Il sindaco Calabrese, nel fare gli onori di casa, ha ricordato i trascorsi giovanili nel Msi prima e in An poi. «Abbiamo passato tanti momenti belli – ha detto – che ricordiamo con piacere soprattutto ora che i partiti sembrano scomparsi».
E se l’assessore comunale al ramo Anna Sofia ha rimarcato come la manifestazione odierna sia una delle tante organizzate dall’amministrazione comunale in questo periodo, è toccato al principale organizzatore Franco Romeo (leader comprensoriale del Movimento Federalista Europeo e già referente locrideo di Futuro e Libertà per l’Italia) evidenziare come «La figura di Gianfranco Fini è importantissima nel percorso europeo che dovrà portarci ad avere una nuova Convenzione capace di stilare la modifica del Trattato UE di Lisbona (che contiene una prima idea di Costituzione Europea) verso una nuova Unione con una rinnovata Convenzione formata dai Paesi membri dell’Eurozona che, se agiscono in maniera unitaria, possono fare uscire l’Europa dall’attuale egemonia tedesca. In quest’ottica – ha concluso Romeo – sarà importante il ruolo che giocherà l’Italia nel semestre di presidenza dell’UE e in questo senso è importante l’esempio di una figura come Fini che da diversi lustri si batte per una destra italiana moderna ed europeista».
I CONTENUTI DEL LIBRO
Sono stati esposti dal critico letterario Bruno Chinè, che ha spiegato come il titolo sia un gioco di parole per indicare non il Ventennio fascista ma quello tra il 1993 (l’esplosione del post-Tangentopoli e lo sdoganamento di Fini candidato sindaco a Roma contro Rutelli sostenuto da un Berlusconi allora fuori dalla politica attiva) e il flop elettorale di FLI alle elezioni politiche dello scorso febbraio.
«La svolta di Fiuggi – ha detto Chinè – è un momento essenziale del processo di costruzione di una destra moderna al quale Fini lavora ancora». Due i punti nodali individuati da Chinè nella sua analisi e per entrambi c’è una lettura negativa: l’adozione del sistema elettorale noto come “Porcellum” «Per il quale – ha detto Chinè – Fini ha ammesso le proprie colpe» e l’alleanza con la Lega «che con la sua visione distorta del federalismo – ha proseguito Chinè – ha finito per influenzare anche la sinistra che, una volta andata al Governo, ha dato vita a una riforma del titolo V della Costituzione spacciata per federalista e che invece ha fatto lievitare la spesa pubblica».
SCOPELLITI
Nel momento in cui ha preso la parola, finalmente ha smesso di consultare freneticamente l’I-Pad che tiene costantemente con sé e ha parlato col cuore in mano, come non faceva da tempo.
E’ come se il presidente della Regione avesse smesso l’abito del Governatore e fosse tornato il ragazzo prodigio della destra nazionale di vent’anni fa. Esordisce proprio ricordando il 1993 «quando al congresso di Rieti fui eletto leader del Fronte della Gioventù – ha detto – grazie anche al supporto di Fini che nel frattempo diventò consigliere comunale a Reggio Calabria con un consenso plebiscitario di 10.000 preferenze. Quando si candidò a sindaco di Roma un po’ mi dispiacque perché non volevo che lasciasse Reggio ma il suo consenso del 47% contro il superfavorito Rutelli mi convinse ancora una volta della bontà della sua scelta».
I fatti narrati nel libro di Fini, Scopelliti li conosce bene, per averli vissuti da protagonista. Si mostra nostalgico della destra che fu, ma nel contempo è scettico nei confronti di chi vorrebbe ricostruire “quella” destra «Che non andrebbe oltre al 4-5% dei consensi e alla quale manca un elemento fondamentale, ovvero un leader della statura di Gianfranco Fini.
Del suo addio all’universo berlusconiano tratteremo in un articolo a parte, perché la presenza del Governatore a Locri non è stata affatto casuale.
FINI
Stimolato da una domanda specifica del moderatore, l’ex vicepremier ed ex presidente della Camera va subito al dunque. «La rottura con Berlusconi – ha detto nell’esordio – fu dettata da una questione di dignità. Nel libro – ha proseguito – narro di un dialogo privato tra me e lui (che quando m’incontrò fu accompagnato da Gianni Letta) che precedette di nove giorni il famoso consiglio nazionale del Pdl in cui gli dissi «Che fai? Mi cacci?» e lui mi mandò via dal partito. In quell’occasione mi chiese d’intercedere, da presidente della Camera, per fare approvare un disegno di legge teso ad accorciare i tempi di prescrizione di determinati reati e gli dissi che non se ne parlava proprio».
Quindi, ripercorre l’inizio e la fine del ventennio berlusconiano. «Nel 1994 – ha detto – Silvio fu il federatore di tutto quel mondo di centrodestra che non si fidava della sinistra che stava per andare al Governo; oggi, invece, è il disgregatore del centrodestra italiano e se c’è gente che lo ha sempre sostenuto come me, Casini e Alfano, lo ha successivamente abbandonato, un motivo ci sarà».
«Oggi – ha proseguito – contestano quella legge Severino che il Pdl, a suo tempo, giustamente votò», quindi, smentisce Scopelliti dicendo che «Confluire nel Pdl non fu un errore, perché il partito nacque in un momento storico molto delicato, in cui, dall’altra parte, Veltroni fondò il Pd e ruppe con Rifondazione Comunista. Si stavano, insomma, costruendo le basi per una vera democrazia dell’alternanza e il Pdl era molto utile al raggiungimento di tale scopo, anche se poi Berlusconi si rivelò quello che è: un padrone che mette alla porta chiunque non la pensi come lui, come ha sempre fatto a Mediaset, nel Milan e ora continua a fare in Forza Italia».
Dopo aver ribadito, per l’ennesima volta che «Il mio libro non vuole essere l’inizio di un nuovo percorso nella politica partitica, visto che la politica si può fare anche con la partecipazione attiva nel dibattito culturale, come intendo fare con l’associazione “Libera Destra” che ho appena fondato», ha accennato ad alcune priorità della politica attuale, alle quali, secondo la sua visione, la destra deve dare delle risposte.
«In primis – ha detto – ai giovani, ai quali il welfare attuale non basta più, visto che col progressivo aumento dell’età media della popolazione, basterà a stento ai più anziani» «Poi – ha proseguito – la politica deve riconquistare quel ruolo guida della società che è nella sua natura e non seguire la convenienza dietro le indicazioni che giungono dai sondaggi, come ha fatto il Pd, altrimenti non è più credibile».
Non manca un riferimento al ruolo dell’Europa «che oggi – ha dichiarato Fini – appare invadente sulle questioni minimali e assente in quelle realmente rilevanti, ed è per questo che viene percepita male dalla gente che diviene facile preda del popolismo antieuropeista dei vari Berlusconi e Grillo» e, in quest’ottica di ricerca di una rinnovata credibilità della politica «Il passaggio fondamentale sarà una nuova legge elettorale, perché col Porcellum non si può tornare a votare: il Governo Letta è nato anche per cambiare la legge elettorale e Napolitano non permetterà mai che si torni alle urne con un sistema del genere che non valorizza affatto la credibilità dei singoli candidati, ma piuttosto, lascia che siano i partiti a decidere le liste».
L’incontro si conclude poco prima delle 17. La sala, che col passare dei minuti si era riempita (anche se non si è registrato il tutto esaurito) si svuota.
Resta solo un grande interrogativo: è possibile che due leader come Scopelliti e soprattutto Fini abbiamo impiegato tutto questo tempo per comprendere appieno la vera essenza di Berlusconi? Se lo avessero fatto qualche lustro fa, probabilmente, il Paese avrebbe espresso nei loro confronti maggiore gratitudine. Nella celeberrima “Eskimo”, Francesco Guccini canta «Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà. Tu giri adesso con le tette al vento: io ci giravo già vent’anni fa». Ma tant’è.
Vi lasciamo alle dichiarazioni dei protagonisti raccolte dal moderatore Aristide Bava prima dell’inizio della manifestazione, riprese, come sempre, dal nostro Enzo Lacopo.
{youtube}Y0AkDe2R0ts|580|340{/youtube}
Di seguito, infine, il video integrale dell’intervento del Presidente della Giunta Regionale Giuseppe Scopelliti, di particolare interesse, visti i contenuti.
{youtube}EUAx-B7ycj8|580|340{/youtube}