di Antonio Baldari
Secondo tradizione italica consolidata le corna vengono meglio in estate: vuoi mettere natiche e tette al vento da una parte, petti lisciati dall’estetista e culi sodi dall’altra, che stuzzicano la fantasia ed i film a luci rosse, gialle e verdi in menti sempre più caotiche ed in balìa di storie balneari che più balneari non si può?
A questa, consolidata, regola pare non essersi sottratto il Governo Meloni che, in tempi non sospetti, aveva destinato alla martoriata terra di Calabria delle importanti risorse per quanto concerne il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, altrimenti detto Pnrr: mai acronimo fu più conosciuto ed apprezzato per un totale di 2 miliardi di euro circa. Che aveva fatto ben sperare.
Non avendo fatto però i conti con le corna estive del ministro Fitto in primis, e per esteso di tutta la compagine governativa romana in carica che, con gli Italiani beatamente sotto gli ombrelloni, ha pensato bene di togliere da quella somma una percentuale pari quasi alla sua metà, per la precisione il 46,5 per cento, per dei progetti, si badi bene!, già confezionati ed approvati che, con un colpo di sabbia e paletta, se ne vanno in frantumi; segnatamente, spariscono iniziative progettuali che ineriscono l’efficientamento energetico dei Comuni; la rigenerazione urbana; la riduzione del rischio idrogeologico; la transizione verde con impianti innovativi e l’utilizzo dell’idrogeno; fondi per il sociale; beni confiscati alle mafie e valorizzazione del verde urbano.
Il taglio si traduce in soldoni in una cifra a otto zeri e di poco oltre i 900 milioni di euro, con tutte e cinque le province calabresi interessate dalle corna governative: Vibo Valentia e Reggio Calabria le più interessate a tale emorragia di euri, con il Vibonese che si è vista decurtare la somma inizialmente prevista in 173 milioni di ben 100 milioni, mentre l’area metropolitana di Reggio Calabria perderà poco più di 300 milioni, 333 per l’esattezza, su un finanziamento iniziale di 618 milioni; somme importanti, cancellate, pure per la provincia di Catanzaro a cui verranno tolti 135 milioni di euro dalla base iniziale di 359mln; e che dire della provincia di Cosenza, ferita da una sciabolata di 274 milioni rispetto al pristino accordo di 658 milioni? Piange, infine, anche Crotone con la provincia “cenerentola” calabrese che si vede tagliare i 133 milioni originariamente pattuiti di ben 60mln.
Che dire? Sono corna davvero molto pesanti per una regione che, una volta tanto, era rimasta fedele ai suoi rappresentanti – come dimenticare che un’alta percentuale di voti alle Politiche dello scorso anno è arrivata proprio dalla Calabria? – attendendo con ansia crescente giustappunto quelle somme per poter ricevere una vera e propria boccata d’ossigeno e riprendere a respirare; e invece no, si stacca quasi del tutto la spina a dei territori che sempre di più assurgono all’etichetta di “periferia delle periferie d’Italia”, con una domanda che nasce spontanea: come si può minimamente pensare che il governo Meloni trovi i soldi per finanziare la ristrutturazione della galleria Limina, quando qui si tolgono le risorse per dei progetti già definiti e da far partire?
Poveri sindaci della Locride che chiedono un tavolo con Anas e Meloni per la strada Jonio – Tirreno! Sindaci cornuti, mazziati ed illusi!