R. & P.
Caro Direttore, ci sono stati diversi commenti (in privato, ed è già un segnale di imbarazzo) al mio articolo sulla Prima Repubblica e la Suburra se non altro culturale nella quale sta stagnando la politica. Compreso l’intento chiarificatore per i tanti che avevano militato nel Psi, che hanno continuato a lamentarsene di come siano andate le cose dopo la sua cancellazione, ma che niente altro hanno fatto? Sono rimasti a guardare quando non hanno condiviso la scelta di una seppur minuta (in Calabria importante) sopravvivenza nella coalizione di centrodestra che ci riconosceva comunque una presenza ed una funzione, ma pure (e qui casca …….) quando con le elezioni per il Parlamento Europeo nel 2004 abbiamo riportato Gianni De Michelis dentro la politica internazionale (due per cento dei consensi, come partito, non “lo vedevamo” da oltre dieci anni, due eletti) con simbolo il Garofano e fuori dagli schieramenti. Parlavamo con cognizione di politica estera, e ancora oggi ve ne è la possibilità di farlo con i libri di Fabrizio Cicchitto sull’evoluzione politica o di Maurizio Sacconi sul mondo del lavoro o di altri ancora della stessa area sull’analisi della società e dei partiti. Da noi, un “sentire” che deriva da quell’esperienza ancora c’è e può compattarsi e continuare a pesare. Potranno tornare, rappresentati non sappiamo ancora dire come, i nostri temi, utili, per un mondo che è cambiato, per farlo rinascere? Oggi siamo inchiodati ad un contesto povero e disgregato, nutrito dal rancore verso la politica. Che, per come si esprime, elementi per attirarselo, li da. La persona umana reclama diritti e servizi da un mercato libero ed efficiente. I “Meriti e i Bisogni” della Rimini socialista non hanno mai smesso di essere attuali. La causa delle diseguaglianze economiche e sociali va ricercata, è ovvio, nelle diseguaglianze nell’istruzione e nella tutela della salute. Aggiornare le posizioni non significa tagliare i valori fondanti che ci hanno fatto aderire alla militanza socialista. Significa andare avanti consapevoli che le proposte non potranno non essere ispirate se non dalla formazione di base, ma che il futuro per essere interpretato ha bisogno di una giusta lettura. Non si tratta soltanto, detto tra noi, di mettere un pó di ordine nei commenti e nelle storie, ma di segnalare il vuoto politico che c’è.
Franco Crinò