di Gente in Aspromonte
ROGHUDI – “I mulini dell’Ammendolea”: è il sentiero oggetto dell’escursione in programma domani mattina organizzata dall’associazione “Gente in Aspromonte” nel quadro del programma 2015 “Mulini Frantoi Palmenti”. Si tratta di un itinerario naturalistico paesaggistico storico ad anello, i cui dettagli sono i seguenti:
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Da ovunque lo si osservi, lo scenario offerto da questo luogo è tale da togliere il fiato all’osservatore. Sono i mulini adagiati sulle rive della Fiumara Ammendolea, silenti testimoni di un recente passato, ormai confusi tra la vegetazione, discreti ed invisibili. Si attraversano prati dove spiccano enormi ulivi e gelsi, rovine di abitazioni rurali, testimonianza della trasformazione del territorio e del successivo abbandono. Ogni olivo, ogni gelso raccontano una storia: la vita di persone che fino a 50 anni fa popolavano, curavano, vivevano e facevano vivere questa terra.
Ore: 9.30 Primo raduno campo sportivo Bova Sup.
Ore: 10.00 Secondo raduno Campi di Bova – Bivio Roghudi – Casalinovo
Si prosegue indicazione Roghudi circa 6 km
I Mulini dell’Ammendolea
Tempo: Ore 5.00 Località: Roghudi
Dislivello: 650 – 424 – 688 slm Comuni int: Roghudi
Difficoltà: E. Escursionistico
Una escursione di grande fascino, si raggiunge il paesino ricco di storia affacciato su un balcone di roccia che domina la fiumara Amendolea; lungo le stradine si resta affascinati per gli odori e per i panorami mozzafiato che si godono guardando la vallata e la montagna. La sua posizione geografica ci sollecita a ricercare ansiosamente oltre il mare la madrepatria perduta;
Si parte dal ponte che attraversa il torrente Furria (affluente dell’Amendolea), si sale per un centinaio di metri e si arriva al cimitero di Ghorio di Roghudi, al bivio si svolta a sinistra con indicazione Roghudi e dopo 50 metri e prevista una breve sosta per ricordare l’amico Leo.
Si scende lungo i tornanti con ampie vedute sulla fiumara Amendolea e sul paese fantasma dopo circa 20 minuti siamo a Roghudi, dopo una breve visita al borgo, attraversando le sue caratteristiche viuzze, scendiamo lentamente verso il torrente furria che dopo poche decina di metri confluisce nell’Amendolea, proseguendo in direzione sud, sul greto della grande fiumara e dopo circa un km.
Tutto l’abitato è in posizione precaria, con le case edificate sull’orlo di precipizi, sovrastato dalle grandi masse del Monte Cavallo, il quale raggiunge i 1331 metri di altezza.
Il termine Roghudi deriva dal greco e allude ai crepacci, evidentemente relazionato al luogo impervio in cui sorge: uno sperone roccioso che si innalza tra le ghiaie della fiumara dell’Amendolea, con le sue vecchie case ormai disabitate ed edificate sull’orlo del precipizio. Lungo tutto questo primo tratto di cammino l’escursionista è piacevolmente accompagnato dallo scrosciante suono dell’acqua dell’Amendolea che, con il suo ampio e sinuoso letto ghiaioso, costituisce la spina dorsale dell’area grecanica ed, in epoca storica, ha rappresentato il confine fra Locri e Reggio.
La fiumara Amendolea, con il suo ampio alveo pietroso, ingombro di materiali litici, dà all’escursionista una chiara idea delle profonde modificazioni che l’area grecanica ha subito nel corso dei millenni e del dissesto idrogeologico indotto dall’uomo; le pendici montane ora gravemente erose per la facile presa delle acque meteoriche, in assenza di copertura forestale, un tempo, prima che l’uomo incidesse pesantemente sul territorio con i disboscamenti, erano rivestite quasi ininterrottamente dalla vegetazione che, frammentando il flusso delle acque superficiali, concorreva a rendere più costante il regime idrico della fiumara stessa.
Già in questo primo tratto del percorso l’escursionista può “leggere” chiaramente nel paesaggio aspro, ricco di coste franose, la difficoltà storica degli spostamenti nell’area grecanica, che garantì il suo isolamento e la permanenza di un’economia chiusa, povera, di sussistenza, non monetaria, ma basata sul baratto di prodotti della terra e della pastorizia.
Lasciata la fiumara ci immettiamo su un viottolo in lieve salita che in pochi minuti ci porta nella contrada Mesagorio, da qui prendiamo la vecchia mulattiera in pietra e dopo circa 10 minuti si arriva alla vecchia casa delle ultimi eremiti della zona che qualche mese fa sono stati trasferiti a Melito.
Superati i vecchi ruderi di contrada Mesagorio dopo circa 10 minuti siamo sulla sterrata che ci porta verso Ghorio, il panorama e ampio dopo 30 minuti si arriva alla sorgente Rosanito.
La sterrata prosegue in lieve salita, dopo circa 10 minuti si lascia la sterrata e si prosegue sul vecchio viottolo che da Ghorio portava a Bova, si scende,e dopo un centinaio di metri siamo sulla strada che ci porta al punto di partenza, da qui si scende al vecchio mulino di Puzzaratta.
GHORIO DI ROGHUDI:Poco distante da Roghudi si trova la frazione di Ghorio ,un piccolo nucleo di case ormai anch’esse abbandonate. Da Ghorio è possibile scorgere un grosso masso con delle groppe”la Rocca tu Dracu” che secondo la leggenda le groppe paragonate a delle piccole caldaie “Caddareddhi”,servivano al nutrimento del drago,custode di un tesoro.“La leggenda”.Il drago, oltre ad essere cieco era custode di un tesoro, il quale veniva assegnato,a chi riusciva a superare una prova di coraggio. La prova consisteva nel sacrificio di tre esseri viventi di sesso maschile:un bambino appena nato,un capretto e un gatto nero ,senza nemmeno un pelo bianco. Per secoli nessuno si sognò di sfidare il drago, fino al giorno in cui in paese nacque un bambino malformato, l’ostetrica lo avvolse in un panno e lo consegnò a due uomini perché se ne sbarazzassero. Ma costoro vedendosi tra le mani quella povera creatura si ricordarono della leggenda e lestamente si procurarono anche il capretto e il gatto nero . Tutto era pronto per la sacrificazione , uccisero il capretto e il gatto nero ,ma quando arrivò il turno del bambino , si sollevò una tempesta di vento che scaraventò, quei sciagurati contro le rocce uccidendo uno di essi. Da allora nessuno pensò più al presunto tesoro, anche perché l’uomo sopravvissuto alla tempesta fu perseguitato dal diavolo sino alla sua morte.