DALL’ASSOCIAZIONE ESCURSIONISTICA “GENTE IN ASPROMONTE” RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE NOTA STAMPA
Il percorso ricalca l’originario tracciato storico che dalla valle di San Nicola di Bovalino, conduceva viandanti e commercianti a Oppido Mamertina e viceversa, attraverso il Passo del Salice. Si camminava lungo mulattiere e carreggiate che formavano un unico grande sentiero, in alcuni tratti ben marcato dai residui delle vecchie pavimentazioni romane. Camminando si gode l’incantevole bellezza dei luoghi, tra i piani della Cicerata e Liveraci con lo sfondo di Pietra Cappa e lo splendido panorama di Serro Alto.
Ore: 9.15 Raduno per quelli della Jonica e Reggio Cal. Sulla 106 bivio per San Luca, ore: 9,30 trasferimento in auto salendo da San Luca verso le curve Podartenti, ore: 10.15 Partenza Escursione Il sentiero è in linea si parte dal Serro Cropanelli (si lascia qualche macchina all’uscita del sentiero per poi riprendere le macchine al serro Cropanelli). Tempo ore 5.30, dislivello 1320 slm 620, difficoltà E, escursionistico, Comuni interessati: Careri – San Luca.
Descrizione sentiero:
Si parte dal Serro Cropanelli a quota 1320 metri s.l.m. luogo panoramicissimo, un vero balcone sul mare Ionio, la fascia costiera nonché la parte finale delle propaggini aspro montane che racchiudono vallate dal fascino antico e struggente. La vallata del Torrente Careri, quella del Bonamico, la valle delle grandi pietre in cui ricade il simbolo dell’Aspromonte: Pietra Cappa. Un vero paradiso per gli amanti dell’escursionismo, della natura e della vita all’aria aperta. Dopo una breve discesa con il terreno a tratti sdrucciolevole, si giunge sulla pista che conduce ai piani di Carrelli. Si prosegue per un centinaio di metri su questa. Giunti al cancello, procediamo sulla la pista centrale immersa in un giovane castagneto dove vi dimorano anche delle querce secolari. Piccola sosta per dare il tempo agli amanti della fotografia di immortalare questi monumenti secolari. Un altro regalo che la natura ha dato a questi luoghi. Si supera una scaletta in legno (scalandrino) per uscire dalla zona recintata. Breve sosta per fare rifornimento d’acqua alla fontana “ Carrelli” per poi seguire lungo il sentiero in lieve discesa in un bosco misto a leccio e farnetto il tutto immerso nella vegetazione padrona dell’Aspromonte: la macchia mediterranea. Dopo venti minuti si arriva alla sommità di “ Serro Alto”, 1060 slm. Dalla sua sommità è possibile ammirare paesaggi tra essi dissimili, a volte contrastanti, inconsueti ed affascinanti. In questo straordinario habitat ecologico, praticamente abbandonato alla sua naturale evoluzione, in un indescrivibile intrigo di vegetazione e di rocce, si snoda uno dei luoghi più pittoreschi dell’Aspromonte. La vastità del paesaggio Aspromontano, la sua leggendaria inaccessibilità, la profonda solitudine e il senso dell’imperiosa maestosità, sembrano da quest’alto belvedere, quando mai reali. Da una parte, sullo sfondo la cima del Montalto che visto da qui, non appare cosi aspro, ma che invero nasconde sotto la sua cortina arborea, paurosi dirupi. Dall’altra, la vallata del torrente Careri con i segni evidenti di una forte antropizzazione. Di fronte la costa ionica addensata e confusa ma terribilmente distante per chi, come noi, misura la lunghezza in ore di marcia. Ma ciò che più attrae l’attenzione, nel mezzo di formazioni rocciose ora a forma di pinnacoli, ora di compatti mammelloni, è Pietra Cappa. Questo monumento naturale sembra una poderosa testa di un gigante mitologico, dormiente, emergente dal terreno. Fra i monumenti naturali che abbondano nella nostra regione è quello probabilmente più noto e non sempre per ragioni di natura ambientalistica o paesaggistica. Pietra Cappa è visibile e ben riconoscibile per via della superficie tondeggiante e completamente liscia quasi da ogni dove ma i partecipanti a questa escursione avranno il privilegio di vederla dall’alto e, man mano che si scende, di vederla dal basso e capire la maestosità delle dimensioni oltre che la bellezza caratteristica delle sue forme. Dopo tanto ammirare, si continua a scendere procedendo con una certa cautela dato che il sentiero è a tratti sdrucciolevole e il panorama mozzafiato distoglie l’attenzione da dove ci si mette i piedi. Si segue il sentiero sempre in discesa per circa 20 minuti e, giunti al “costone Foragna” dove troneggia un monumentale castagno, si scende ancora e dopo pochi minuti si arriva al cancello, luogo di confine fra i territori dei comuni di Careri e San Luca. Ancora qualche breve tornante e ci immettiamo nell’”Anello” di Pietra Cappa, tracciato che permette di percorrere il periplo della monumentale formazione rocciosa. Breve sosta per rifornimento d’acqua presso uno dei tanti rifugi costruiti dagli operai forestali che soni veri custodi del territorio aspromontano. Osservata da vicino, il simbolo del PNA (Parco Nazionale dell’Aspromonte) presenta una morfologia molto varia e alquanto singolare. Ci si può così rendere conto che la grande pietra altro non è che l’insieme di moltissime altre piccole pietre. Un insieme cementato di ciottoli di pezzatura diversa, sabbia e grandi pietre di forma tondeggianti, alcune delle quali, staccandosi, hanno lasciato al loro posto cavità della stessa forma e dimensioni. I geologi definiscono queste formazioni rocciose come conglomerati che originatesi per sedimentazione in ambiente marino degli apporti soliti trasportati dai fiumi e torrenti. La forma tondeggiante delle rocce e dei ciottoli testimonia che queste hanno subito un lungo percorso nei corsi d’acqua in cui hanno subito urti e levigatura della superficie. Si riprende il sentiero e, seguendo la recinzione, dopo pochi minuti arriviamo ai grandi piani di Liveraci, caratterizzato da vegetazione mista e dove, i cipressi fanno da cornice agli appezzamenti come nelle colline toscane. Lo sguardo ora spazia sulla vallata del Careri fino alle Rocce dell’Agonia ma con un occhio particolare sulle Grotte di San Pietro. Superati i piani di Liveraci, dopo un centinaio di metri, ci immettiamo su un tratto della vecchia strada Romana e seguendo il sentiero, dopo dieci minuti, siamo sui piani della Cicerata, una grande area priva di vegetazione adibita a pascolo. Operiamo una breve deviazione verso il serro dell’Inginocchiata in cui si possono ammirare dei vecchi palmenti (vasche scavate nella roccia ed usate nell’antichità per pigiare l’uva e far fermentare il mosto). Si riprende il sentiero dai piani della Cicerata, che scende verso il torrente Ferrollà. In alcuni punti si possono notare degli scalini in pietra segno di un tratto dell’antica via romana. Dopo dieci minuti di discesa, giungiamo sul greto del torrente Ferrollà. Lo attraversiamo e procediamo il cammino imboccando un vecchio viottolo tracciato dagli animali. dopo 10 minuti, giunti in prossimità di grosse pietre, si lascia il torrente e ci si immette su un vecchio sentiero in salita. Dopo 15 minuti incrociamo il sentiero che corre a mezza costa. Svoltiamo a sinistra salendo dolcemente mentre lo sguardo spazia sul serro dell’Inginocchiata. Da qualche tornante si può ammirare tutto il tracciato appena percorso. Ripercorriamo mentalmente i luoghi più belli appena visitati; le immense vedute che Serro Cropanelli, serro Alto, Pietra Cappa e i grandi piani di Liverace e Cicerata, ci hanno regalato. Ancora qualche minuto e siamo sulla strada, nei luoghi in cui abbiamo lasciato alcune auto.