di Redazione
LOCRI- L’Associazione escursionistica Gente in Aspromonte invita tutti gli sportivi appassionati del genere a partecipare all’escursione di domani, alla scoperta di mulini e frantoi nel territorio di Natile e Careri. Si tratta di un itinerario naturalistico, paesaggistico, storico, panoramico ad anello.
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di seguito la nota con il programma dettagliato
Una montagna familiare, ma mai monotona, mai scontata. Ogni volta che la frequenti ti accorgi che certi istanti sono irripetibili, unici.
Basta una luce particolare, una data temperatura, il periodo della stagione, uno stato d’animo e ti senti di vivere qualcosa di nuovo. Se la potessi frequentare all’infinito, non capiterebbe mai più di rivederla come la stai vivendo in quel momento. Sta sempre là, allo stesso posto, ma anche chi la frequenta da anni sa che non si ripete mai, che ogni volta è una prima volta per chi va alla scoperta della famosa Pietra Cappa.
RADUNO: ore 9,30 sulla statale Ex SS 112 bis (Campo Sportivo) Natile
Partenza escursione: ore 10.00
Come arrivare: seguire la SS 106 sino al bivio con la SS112 che conduce a Platì; si percorre la SS112 per circa 8 Km., fino a giungere al costruendo campo sportivo di Natile, posto sulla sinistra, della SS 112.
Mulini e Palmenti (Natile)
Tempo: Ore 6.30 Località: Mulino Novo (Careri)
Dislivello: 120 slm 605 Comuni int: Careri
Difficoltà: E. Escursionistico
L’escursione consente di ammirare panorami paesaggistici meravigliosi e mutevoli, che spaziano dal mare alla montagna e, pur tanto dissimili, coesistono in uno spazio geograficamente limitato; riguarda infatti un pezzo di territorio che, come uno scrigno segreto, cela e custodisce gelosamente al suo interno, le vere e proprie “perle”dell’Aspromonte, gli elementi caratterizzanti del suo paesaggio : l’ampio letto ghiaioso nel quale la fiumara Careri scava il suo percorso bizzoso e mutevole, strette ed incassate valli fluviali, fittissime ed ataviche foreste, pittoreschi monumenti rocciosi.
E’ proprio qui che si realizza la sintesi mirabile tra le due anime dell’Aspromonte, quella bucolica e selvosa dei rilievi d’alta quota e l’altra, tormentata e selvaggia delle bassure collinari; è qui che l’Aspromonte mostra tutta la sua maestosa e tragica bellezza, con testimonianze vive dell’inesorabile dissesto idrogeologico. Il borgo di Natile nel 1951 subì tali lutti e distruzioni che le autorità disposero lo spostamento dell’abitato dall’altra parte del fiume dove ora sorge Natile Nuovo.
A riguardo Francesco Perri in Villaggi montani in Calabria scrive :” i Natilesi (il nome Natile si crede provenga da Nati-lì, nati sul posto ) con alla testa il parroco … e il medico condotto … si rifiutarono di trasferirsi al nuovo villaggio…./.con tutte queste cose care intorno, i nati-lì preferirono morire sul posto sotto le furie degli elementi, anziché trasferire il loro nido altrove…”.
Descrizione Sentiero: Dal campo sportivo di Natile, luogo di sosta delle auto, si raggiunge agevolmente a piedi il Mulino Nuovo, un capannone posto a dx della fiumara Careri, il cui ampio letto (h. 50 m.) viene attraversato in corrispondenza di località Aranghia. Circa 50 metri prima di un alto eucalipto posto sulla riva sinistra della fiumara, si attraversa la recinzione e ci si immette in un pendio adibito a pascolo; si procede trasversalmente, in leggera salita, fino a giungere alla vecchia carrareccia dell’Aranghia. Man mano che si sale, agli occhi dell’escursionista si dischiudono paesaggi tra essi dissimili, inconsueti ed affascinanti; sulla sn. vi è lo Spuntone “du Carruso”, in passato tutto seminato a grano; sulla dx Natile Vecchio, la Catena di Monte Scorda ed un alternarsi di picchi, irti crinali e valli.
Dopo circa 1 ora di cammino in salita, si giunge sulla strada di “Minica” che sale verso l’”Inginocchiata”, procedendo a zig-zag in salita; si supera agevolmente un cancello per poi giungere sul Puntone delle “Quattro Affacciate”; si procede poi a dx lungo la carrabile che si snoda in salita, affiancata da querce e radi ulivi, fino a giungere ad un ricovero per animali; superato un cancello, si continua lungo la carrareccia che sale a zig-zag, fino a giungere ad una porcilaia; si continua poi in salita, deviando a dx, fino a raggiungere, attraverso un cancello, il crinale (h. 415 m.). Si procede poi in piano verso dx. , fiancheggiando la recinzione, fino a giungere sul piano “da ndinocchiata”, piacevolmente accompagnati dallo scrosciante suono dell’acqua di torrenti i cui alti corsi serpeggiano sul fondo di profondi valloni.
Si continua poi in salita tra bassi cisti che hanno colonizzato una radura oggetto in passato di incendio, seguendo un sentiero a tratti “illeggibile” tra i fitti cisti, che a tratti scompare per poi mirabilmente ricomparire, fino a condurci in cima in località “Puntuni i Ruga” (h. 532 m.). Da tale località si gode un panorama mozzafiato a trecentosessanta gradi, con ampie vedute sulla costa a Sud-Est, mentre a Nord-Ovest appare il crinale di Monte Scorda e gli spettacolari monoliti di Pietra Castello, Pietra di Febo e Pietra Cappa. Il repentino succedersi di morfologie tanto dissimili susciteranno nell’escursionista profonde ed indelebili emozioni; egli potrà apprezzare, volgendo lo sguardo verso Sud-Est, l’assetto produttivo agrario del territorio sottostante che, in virtù dell’ inizio della primavera, appare come un mosaico dalle accese policromie; infatti all’azzurro Jonio sullo sfondo, si succedono, sotto forma di tasselli ben ordinati, aree verdeggianti coltivati ad agrumi ed ulivi, il bianco greto del Careri, la lucentezza abbagliante delle serre ad indirizzo frutticolo, aree coltivate a cereali ed aree a pascolo mentre, procedendo verso Nord, le aree più vicine ai declivi risultano in stato di abbandono o ridotte a pascolo brado. Volgendo invece lo sguardo verso Nord-Ovest davanti agli occhi dell’escursionista si erge la maestosa sfinge di Pietra Cappa, vera e propria regina dell’Aspromonte, che con la sua mole enigmatica e carica di leggende troneggia nella vallata delle Grandi Pietre.
Si procede in leggera salita attraverso una radura adibita a pascolo, nella quale campeggiano radi perastri, fino a giungere in località “acqua i Costa” (h. 600 m.) , per poi arrivare in un poggio dove vi è un palmento scavato nella roccia. Il percorso poi continua lungo un viottolo che fiancheggia una roccia con evidenti tracce di un palmento e poi procede a mezzacosta; davanti agli occhi dell’escursionista si aprono vedute sempre più ampie, che inglobano anche la conica Pietra Lunga, prima celata.
Si è sui piani di “Cicerata”; si scende poi in campo aperto, fino a giungere ad un palmento monovasca scavato in un blocco di arenaria piegato da franamenti; si procede poi agevolmente in discesa, deviando a dx attraverso il serro di “Liveraci”, fiancheggiando un ruscello; dopo circa 300 metri si devia a dx. e si attraversa il ruscello, procedendo poi attraverso una radura adibita a pascolo, prima in leggera salita e poi in discesa, fino ad intercettare una carrareccia “strada da Mugghiata”, che si snoda zig-zagando in discesa. Giunti ad una biforcazione, si devia a sn. e si continua in discesa fino a giungere ai ruderi del mulino e frantoio “Catarratti”.
Si continua poi in salita, lungo la strada in cemento che, dopo circa100 metri, diventa sterrata e procede in piano e, dopo alcune decine di metri, si devia a dx. in discesa, attraversando un cancello in ferro. Si procede sempre in discesa attraverso una carrabile, a tratti in cemento ed a tratti sterrata, fiancheggiata da querce ed ulivi e, prima di una casetta a blocchi di cemento dotata di pannelli fotovoltaici, si devia a sn., sempre in discesa, fino a giungere in prossimità di un rifugio in C.da “Lavà”. Si devia quindi a dx. lungo la carrabile, fino a giungere ad un ricovero per animali in blocchi di cemento, per poi deviare a sn. e continuare quindi in discesa attraverso un antico selciato fiancheggiato da campi coltivati e da pascoli. Percorso il selciato, si devia sulla strada carrabile a sn. e, dopo 200 metri, si devia a dx. sulla strada asfaltata che procede in discesa fino alla fiumara Careri (punto di partenza).