R & P
Una bella escursione lungo il crinale degli Dei da Monte Perre, Puntone Galera, a Croce di Dio Sia Lodato: è uno spettacolo della natura, ti accorgi di essere in Aspromonte tra maestose e secolari piante di rovere, e lo sguardo spazia sino allo Jonio ed alle cime più alte dell’Aspromonte. Tutto il tracciato è dominato dallo stupendo panorama dell’acqua delle fiumare e della cornice dei monti che lo circondano. Un percorso abbastanza agevole, fatta eccezione per la salita su Puntone Galera, con splendide vedute su Croce di Dio, sul Ferraina, sull’Aposcipo e sulle cascate Forgiarelle e Palmarello.
Raduno ore 9.00 sulla SS 106 nei pressi della compagnia dei Carabinieri di Bianco partenza per Monte Perre ore 9.15
Partenza escursione ore 10.00
Consigli utili:
la camminata si articola quasi tutta su un cri¬nale roccioso e scoperto, si consiglia, quindi, di munirsi di abbigliamento idoneo
IL CRINALE DEGLI DEI
Altitudine: da m. 1120, a m. 1463.
Tempi di percorrenza: andata tre ore, ritorno tre ore .
Difficoltà: E.E. Esperti
Acqua: Croce di Dio sia Lodato, fontana Arzamo.
Quando con passo lento si attraversa il crinale di questa montagna, la cui conformazione vista da lontano ricorda il profilo di un drago, ti vengono in mente i personaggi descritti da Corrado Alvaro in “Gente in Aspromonte”.
In uno di questi crepacci, tanto tempo fa, sono caduti morendo tre mucche gravide e due buoi già grassi da vendere alla fiera del “Crocifisso” (In questo posto in settembre si radunavano i pastori con le loro bestie da vendere, i contadini, i forgiai, i venditori di ogni cosa).
Sul bordo dell’antico sentiero, che attraversa tutto il crinale, un cumolo di pietre ricorda che in quel posto è stato ucciso un ladro di pecore dando una punizione esemplare, sempre su racconto degli antichi pastori, il corpo del morto è stato aperto e salato con del sale grosso e lasciato li per sfamare i corvi, ancora oggi si può sentire il loro gracidare e vedere la loro sagoma nera che volteggia in quel posto a far da monito ai ladri di pecore.
Un antico stazzo conserva ancora i resti della casetta dove i pastori si riparavano dalla pioggia e dal freddo, si possono ancora notare le pietre annerite dalla teda, torcia di legno resinoso di pino che serviva ad illuminare le lunghe notti invernali e tenere lontano dalle bestie i lupi affamati.
Il percorso
Dal crinale del Drago (Serro i Ddragu) si snodano due percorsi, il sentiero dei pastori che si affaccia sul lato della vallata dell’Aposcipo, passando per la fontana del Vecchio (l’acqua fresca zampilla dalla nuda roccia, dono degli Dei per dissetare i viandanti) e l’antica mulattiera che percorre il crinale, per un buon tratto cancellata dalla moderna strada carrabile in parte asfaltata.
I due sentieri si congiungono al Monumento (mucchio di pietre accumulate nel tempo dai viandanti a ricordo di un tragico evento).
Lungo la mulattiera, a tratti, lo sguardo del passante può spaziare sia sulla valle dell’Aposcipo (a sinistra) sia sulla valle del Butramo (a destra).
Durante il cammino ci si può riposare all’ombra di maestose querce, ferite dal vento e dai fulmini durante le tempeste invernali, mute sentinelle del tempo che passa.
Arrivati sul Monte Perre e costeggiando il suo cocuzzolo il cammino diventa più facile, solo lievi saliscendi interrompono i tratti pianeggianti del sentiero.
Giunti al Monumento, dove si incrociano i due percorsi, si può ammirare la mole del granitico massiccio di Monte Galera (Puntuni Galera), sede di arcaiche divinità e un tempo della “regina” del cielo, l’aquila del Bonelli. Qualcuno sostiene che ancora nidifica tra gli anfratti del Monte in compagnia del corvo reale, nera presenza di questi luoghi.
Dopo una leggera salita, percorrendo il lato destro del crinale, si arriva nella località detta Petrazzi, qui si può ammirare una sorta di recinto sacro preistorico di forma circolare delimitato da massi megalitici. Nelle vicinanze di questo posto, tra giovani querce e verdi arbusti, si trova una fontanella dalle fresche acque, punto di ristoro per i passanti e i pastori che ancora oggi pascolano le loro capre in questi luoghi. Seduti comodamente all’ombra di maestosi larici, da qui si può ammirare la Cima di Montalto e l’intera vallata del Butramo.
Dopo un lungo tratto di cammino a piedi, tra le pietraie della montagna da dove si domina la Valle Infernale, si arriva ai piedi di una ripida salita denominata Scapuleglia. Sui costoni della salita si possono ammirare querce secolari (escri) dalle maestose fronde, le robuste radici trattengono massi erratici in attesa di liberarsi e rotolare rovinosamente a valle.
Alla fine della salita la mulattiera si congiunge con la strada carrabile sterrata che porta al Casello di Canovai, qui la frescura si fa più intensa, si può camminare all’ombra dei pini, faggi e querce. Nelle vicinanze una fonte (dell’Arzamo) che scorre fredda e copiosa da ristoro ai camminatori che arrivano in questi luoghi assetati.
Proseguendo sul lato destro (Tagghi i Guerra) si arriva all’affaccio di Croce di Dio sia lodato, da qui lo sguardo abbraccia un ampio territorio ricadente soprattutto nel Comune di Africo (in questi luoghi durante l’estate i pastori africesi portavano al pascolo le loro greggi).
Seduti comodamente e ormai riposati, lo sguardo gode di un paesaggio incantevole, da un lato si vede la verde foresta di alberi dominata dalla mole del Montalto e dall’altro lato lo sguardo spazia giù fino al mare.
Le cascate Forgiarelle alimentate dal torrente Ferraina sono visibili in tutta la loro sublime bellezza, l’acqua scrosciante sembra narrare dolci litanie ce la cascata Palmarello.
Da qui si può vedere il lato Ovest del Puntuni Galera. Dalla cima punteggiata dagli escri (querce) ha origine una grande frana che si allarga su tutto il costone fino a lambire la fiumara. Antica ferita provocata dal taglio dei lecci che un tempo ricoprivano quelle nude petraie.