DALL’ASSOCIAZIONE ESCURSIONISTICA GENTE IN ASPROMONTE RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Alcuni percorsi ricalcano l’originario tracciato storico della Via Popilia, in alcuni tratti ben marcato dai residui della vecchia pavimentazione. In taluni posti il paesaggio ancora oggi si conserva come un tempo. Questi luoghi mostrano un territorio tipicamente plasmato dell’opera certosina dell’uomo, quando l’ingegno era ancora al servizio della natura, tutelandola dall’erosione con la creazione di numerosi terrazzamenti
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1) Raduno ore 09.30 Uscita autostrada A3 Bagnara – Sant’Eufemia
2) Raduno ore 10.00 Contrada Pagliara Frazione Solano di Scilla
Partenza escursione: ore 10.00
Referenti: Pino Facciolà tel. 347 3402575
Giovanni Cotoneo tel. 320 1558431
Sulla Via Popilia
Difficoltà: E (escursionismo)
Tempi di percorrenza: 4.30 ore circa
Dislivello: 620/790 s.l.m.
Comune interessato: Scilla
Descrizione sentiero
Ci incontriamo alle 9:30 all’uscita autostrada A3 Bagnara C. per poi proseguire per Solano, qui ci fermeremo nei pressi della chiesa di S.Maria delle Grazie dove sul muro esterno della quale si trova un’antica fontana monumentale, con una lapide marmorea che porta “l’elenco dei tributi da versare ai Signori Ruffo”. Solano, con il suo famoso “passo” oltre ad essere stazione di posta, aveva funzione di dogana, chiunque passava per Solano d’Aspromonte, (che era un passo obbligato per chi veniva da Napoli e superati i Piani della Corona, doveva recarsi a Reggio o in Sicilia per via ordinaria) doveva pagare la “Pandetta”, una percentuale sulla merce che trasportava (erano esenti solo le masserizie in occasione di trasloco).
Pandetta o sia tariffa nella proprietà del Passo di Solano che si esigono nel modo infra scritto per decreto della Regia Camera. ..
Nel 1960, davanti la piazza della stessa chiesa, è stato collocato un monumento in memoria del De Flotte, francese garibaldino, morto nel 1860 nel sanguinoso scontro avvenuto nella stessa piazza tra i soldati regi e i garibaldini.
Dopo questo secondo raduno, proseguiamo per la contrada Pagliara dove lasceremo le macchine. Da qui percorreremo un tratto di strada asfaltata per poi imboccare la sterrata per Contesselle dove si trovano le sorgenti dell’acquedotto di Scilla. Questa strada ripercorre il tracciato dell’antica via Popilia che da Solano scendeva per guadare la fiumara di Favazzina presso il passo Tremusa per risalire verso le omonime grotte raggiungendo la “Statio ad Mallias”.
La costruzione della via Popilia fu voluta nel 132 a.C. dalla magistratura romana per congiungere stabilmente Roma con la “civitas foederata Regium” estrema punta della penisola e affacciarsi, così , sullo stretto di Messina. Ad iniziare tale opera fu il console Lucio Popillius Laenas e fu portata a termine dal pretore T. Annius Rufus, motivo per il quale fu chiamata anche via Annia. La via consolare univa Capua, dove formava un bivio con la via Appia, a Reggio Calabria. Per duemila anni fu l’unica via di comunicazione possibile. Col tempo e senza manutenzione diventò impraticabile per buona parte dell’anno, contribuendo così a quell’isolamento cui fu costretta la Calabria per molti secoli e potrattosi fino all’arrivo dei francesi del Murat, nel 1805.
Lungo questa strada scenderemo (da 590 slm) al guato della Fiumara di Favazzina (400 slm) per risalire fino alle grotte di Tremusa
Le Grotte di Tremusa o anche dette di Lamia, sono ricche di Stalattiti (depositi di carbonato di calcio di forma conica che pende dalla volta delle grotte nelle quali si sono infiltrate e gocciolano acque calcaree) e Stalagmiti (depositi colonnare di carbonato di calcio che s’innalza dal pavimento delle grotte sulle quali gocciolano acque calcaree. Nella credenza popolare degli antichi Romani e nel Medio Evo “ Lamia “era un mostro con il volto di donna e corpo di serpente che si credeva succhiasse il sangue ai bambini. A Melia si raccontava che nelle Grotte di Tremusa vi fossero sedili di pietra per sedersi e grandi statue, scomparse perché saccheggiate in varie epoche. Infatti Tremusa deriverebbe da TRE-MUSE che verosimilmente erano tre statue che si trovavano nella grotta maggiore e si racconta che nel XVI – XVII secolo nelle Grotte vi siano stati dei monaci basiliani.
Sarebbe auspicabile si interessassero gli esperti in speleologia per capire dove vanno a finire i cunicoli delle Grotte di Tremusa.
Davanti alle grotte ci fermeremo per la meritata frugale pausa pranzo.
Per il ritorno, visto la ridotta durata della luce diurna che non ci permette di fare sentieri più lunghi, torneremo per la stessa strada, ne vale la pena perché gli scorci di panorama sono stupendi.