di Redazione:
SANTA CRISTINA D’ASPROMONTE – “La valle dei frantoi di Santa Cristina Vecchia”: è il tema dell’escursione in programma domenica mattina a cura dell’associazione escursionistica “Gente in Aspromonte” nel quadro del calendario 2015 intitolato “Mulini, Frantoi, Palmenti”.
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Di seguito la scheda completa dell’escursione:
L’itinerario in linea che inizia da Ponte Lago e prosegue sulla strada che conduce al vecchio centro abitato di Santa Cristina. Lungo questo itinerario, bagnato da diversi corsi d’acqua e costellato dai resti di vecchi frantoi e mulini, si raggiunge uno dei luoghi più belli del territorio ovvero il promontorio denominato Cucuzzo del Diavolo (Puntuni del Diavolo). Il panorama è incantevole e nelle vicinanze, inoltre, sarà possibile ammirare una delle più belle cascate del territorio.
Raduno ore: 9.30 Ponte Lago
Partenza Escursione: Ore 10.00
Come arrivare: Per quelli che vengono da Reggio uscita Palmi indicazione Santa Cristina
Per quelli che vengono dalla tirrenica uscita Gioia Tauro quadrivio Amato indicazione Santa Cristina:
Per quelli dell’Jonica Crocefisson dello Zilastro indicazione Santa Cristina dopo 2 km dal centro abitato punto di ritrovo.
La Valle dei Frantoi (Santa Cristina Vecchia)
Difficoltà : E
Tempo : Ore 6.30
Dislivello : 360 slm 860
Comune interessati: Santa Cristina d’Aspromonte – Scido
Santa Cristina d’ASPROMONTE: cenni storici – Ai piedi di Zervò è il paese più interno dell’Aspromonte settentrionale, situata su uno dei punti più impervi della dorsale aspromontana ma al tempo stesso di maggiore interesse paesaggistico perché nel cuore del Parco dell’Aspromonte. Fu duramente colpita dal terremoto del 1783 che decimò la popolazione e i superstiti decisero di abbandonare il sito originario del paese e trasferirsi poco più a nord-ovest dove riedificarono la cittadina. Di origini medievali conserva i ruderi del castello dell’antico centro e quelli della chiesa d’Afanto in cui fino al 1500 si celebrava il rito Greco.
Descrizione dell’escursione:
La località di partenza è il ponte lagoalla periferia sud del paese dove è posta una edicola votiva di San Rocco. Inizialmente il percorso non presenta difficoltà, si cammina, infatti, su una pianeggiante stradella cementata, lambita a sinistra da coltivi mentre sulla destra scorre il fragoroso torrente lago, numerosi sono i frantoi che si incontrano lungo questo tratto ma ormai divorati da rovi e sterpaglie. Passati alle pendici della “timpa”, uno spuntone a strapiombo dove sorgeva l’antico centro (si consiglia di allungare il passo in quanto la zona è pericolosa per la possibile caduta di massi). Si continua così a camminare agevolmente fino al ponticello “serra”.
Da qui ha inizio la salita, dapprima agevole per poi salirei tra tornanti contornati da una fitta vegetazione di castagno mista ad ontano .
Giunti ad una biforcazione ben evidente si lascia la strada cementata per intraprendere sulla sinistra una pista in terra battuta cinta sempre da castagno ed ontano, il percorso diventa ora agevole in quanto la pista dopo una breve salitella si presenta pianeggiante,lungo il percorso incontriamo una fonte dove è possibile dissetarsi, poco più avanti si incontra una radura adibita alla coltivazione di ortaggi vari e dove finisce anche la pista per intraprendere davanti a noi un sentiero che si inoltra nella fitta vegetazione, si giunge così ai piedi della “timpa bianca” .
Noi continuiamo su questo sentiero che sempre più si tuffa nella fitta vegetazione, dove non è difficile in questi profondi valloni incontrare la felce bulbosa (woodwardiaradicans), una rara felce gigante la cui origine risale al periodo terziario e presente oramai solo in pochissime parti del pianeta.
Questo tratto di sentiero è evidenziato da un tubo per la condotta dall’acqua, lo seguiamo fino ad un grosso masso per poi deviare a destra su un sentierino poco visibile che a zig-zag sale su per il costone , bisogna fidarsi un po’ dall’intuito in quanto come dicevo il sentiero è poco visibile.
Con un leggera deviazione a sinistra verso il torrente è possibile giungere su un punto dove si può ammirare una bella e fragorosa cascata.
Poco più in alto sulla destra tra secolari castagni è visibile la mano dell’uomo per la formazione di un terrazzamento e dei ruderi che potrebbe essere, visto il luogo, un sito di monaci basiliani: attraversiamo questo castagneto e antichi alberi di melo per pigliare poi a sinistra un sentiero ora visibile che continua a salire per un centinaio di metri nella fitta vegetazione di leccio erica e qualche corbezzolo ,per poi divenire libero ed aperto con bella vista sul puntone del diavolo la cui vetta la si può raggiungere arrampicandosi tra i labili sentieri fatti dagli animali.
Lo sforzo per raggiungere la cima è ripagato dal magnifico panorama che dal Sant’Elia spazia fino al promontorio di Capo Vaticano. Per raggiungere il punto di partenza si ripercorre lo stesso sentiero tutto in discesa in quanto una vasta frana non consente di completare l’anello.