DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “GENTE IN ASPROMONTE” RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Il percorso, si snoderà attraverso sentieri agevoli, in un’area ricchissima di fonti da cui scorgono acque freschissime, risulterà molto vario, alternando tratti su carrareccia, con salite e discese comunque mai troppo impegnative. Offrirà l’opportunità di ammirare un suggestivo paesaggio, abbellito da maestosi esemplari di sughero e toccherà i piani di monte Campanaro dove ricadono gli antichi resti del Kastron di S.Eusebio o Altanum o ancora Casignano.
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Dalla piazza dell’antico borgo medievale si prende la strada verso l’area del cimitero e attraverso una pista posta a ridosso dell’antiche mura del “Cofino”(Cofinò dal greco=paniere) ci s’inoltra nel castagneto seguendo un vecchio tratturo utilizzato dai carbonai per il taglio bosco, l’accesso è indicato, a destra, da un cancello tutto arrugginito. Presto si raggiunge il vallone Carboneria dove è posta una delle prime sorgenti del percorso:la fontana della Cerasara,quindi, dalla contrada “Fejusa”(dal dialetto=bosco di sugheri) si scende verso “Santu Rocchedu” e si intercetta, al bivio di contrada Miceli, la strada cementata che risale da “Runci”e da S.Marina. In questo snodo ricade un vecchio casolare di montagna, da qui risalendo, a sinistra, dopo pochi metri finisce la pista in cemento. Tenendosi sempre a sinistra, anche agli altri due bivi che si incontrano lungo il corso del castagneto del “Duca”, si scende verso il greto della fiumara Ierulli(Jerulli dal greco- piccolo santuario), dopo averla guadata, si risale tra i lecci per circa un’ora, intercettando, allo scollinamento la pista che dalla contrada S.Mauro conduce verso monte Camapanaro. Avremo modo, in questo tratto, di potere apprezzare le cultivar di olivo (carolea, cassanese e ottobrarica) impiantate dalla ditta Fazzari su un aerale di produzione di oli estremi. L’approssimarsi della sughereta (dove è facile imbattersi con il Driomio aspromontano) segnerà l’ingresso nella cinta muraria che delimita il terrazzo morfologico di S.Eusebio, sarà facile scoprire tra la vegetazione i resti della porta di nord/est e presto si guadagnerà l’altura dove ricade il Kastron bizantino. Dopo una breve visita al sito archeologico, si riprende dalla strada che dalla chiesetta bizantina conduce, a sinistra e poco dopo a destra, verso la sorgente di Iosterna. La traccia, a destra, nascosta tra i rovi, risale verso la pineta, scendendo successivamente in modo dolce verso uno degli affluenti della fiumara Ierulli. Ed è proprio in una delle sue insenature, lungo una parete granitica, che tra uno stillicidio d’acqua si conservano due rarità che rendono questo sito molto interessante per gli studiosi di botanica: la Woodwardia radicans e la Dryopteris, due felci molto ricercate che qui hanno il loro habitat naturale. Una croce di ferro, sul nostro cammino, ricorda, invece, la morte sul lavoro di un boscaiolo di nome Collura avvenuta nel primo dopoguerra. Si risale, prendendo la pista di sinistra, per poi scendere nuovamente verso il Ierulli, dove, tra una lussureggiante faggeta si risale seguendo la scaletta in pietra granitica che come un serpente si snoda in un percorso molto ripido,di circa mezz’ora, verso la località Candeloro. Alla fine della risalita, dopo che ad un bivio si è presa la direzione di sinistra, si raggiunge finalmente la casermetta della forestale dell’acqua delle Fate (la leggenda vuole che le Fate siano le Jovisse: le figlie di Giove, altri, invece, attribuiscono la presenza in questo luogo ameno di fate o ninfe),dove è prevista la pausa pranzo. Per il rientro, tutto in discesa, dopo un breve tratto sulla statale a sinistra s’imbocca la pista che dal castagneto di contrada Petruccio ci riporta al punto di partenza.
DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “GENTE IN ASPROMONTE” RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Il percorso, si snoderà attraverso sentieri agevoli, in un’area ricchissima di fonti da cui scorgono acque freschissime, risulterà molto vario, alternando tratti su carrareccia, con salite e discese comunque mai troppo impegnative. Offrirà l’opportunità di ammirare un suggestivo paesaggio, abbellito da maestosi esemplari di sughero e toccherà i piani di monte Campanaro dove ricadono gli antichi resti del Kastron di S.Eusebio o Altanum o ancora Casignano.
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Dalla piazza dell’antico borgo medievale si prende la strada verso l’area del cimitero e attraverso una pista posta a ridosso dell’antiche mura del “Cofino”(Cofinò dal greco=paniere) ci s’inoltra nel castagneto seguendo un vecchio tratturo utilizzato dai carbonai per il taglio bosco, l’accesso è indicato, a destra, da un cancello tutto arrugginito. Presto si raggiunge il vallone Carboneria dove è posta una delle prime sorgenti del percorso:la fontana della Cerasara,quindi, dalla contrada “Fejusa”(dal dialetto=bosco di sugheri) si scende verso “Santu Rocchedu” e si intercetta, al bivio di contrada Miceli, la strada cementata che risale da “Runci”e da S.Marina. In questo snodo ricade un vecchio casolare di montagna, da qui risalendo, a sinistra, dopo pochi metri finisce la pista in cemento. Tenendosi sempre a sinistra, anche agli altri due bivi che si incontrano lungo il corso del castagneto del “Duca”, si scende verso il greto della fiumara Ierulli(Jerulli dal greco- piccolo santuario), dopo averla guadata, si risale tra i lecci per circa un’ora, intercettando, allo scollinamento la pista che dalla contrada S.Mauro conduce verso monte Camapanaro. Avremo modo, in questo tratto, di potere apprezzare le cultivar di olivo (carolea, cassanese e ottobrarica) impiantate dalla ditta Fazzari su un aerale di produzione di oli estremi. L’approssimarsi della sughereta (dove è facile imbattersi con il Driomio aspromontano) segnerà l’ingresso nella cinta muraria che delimita il terrazzo morfologico di S.Eusebio, sarà facile scoprire tra la vegetazione i resti della porta di nord/est e presto si guadagnerà l’altura dove ricade il Kastron bizantino. Dopo una breve visita al sito archeologico, si riprende dalla strada che dalla chiesetta bizantina conduce, a sinistra e poco dopo a destra, verso la sorgente di Iosterna. La traccia, a destra, nascosta tra i rovi, risale verso la pineta, scendendo successivamente in modo dolce verso uno degli affluenti della fiumara Ierulli. Ed è proprio in una delle sue insenature, lungo una parete granitica, che tra uno stillicidio d’acqua si conservano due rarità che rendono questo sito molto interessante per gli studiosi di botanica: la Woodwardia radicans e la Dryopteris, due felci molto ricercate che qui hanno il loro habitat naturale. Una croce di ferro, sul nostro cammino, ricorda, invece, la morte sul lavoro di un boscaiolo di nome Collura avvenuta nel primo dopoguerra. Si risale, prendendo la pista di sinistra, per poi scendere nuovamente verso il Ierulli, dove, tra una lussureggiante faggeta si risale seguendo la scaletta in pietra granitica che come un serpente si snoda in un percorso molto ripido,di circa mezz’ora, verso la località Candeloro. Alla fine della risalita, dopo che ad un bivio si è presa la direzione di sinistra, si raggiunge finalmente la casermetta della forestale dell’acqua delle Fate (la leggenda vuole che le Fate siano le Jovisse: le figlie di Giove, altri, invece, attribuiscono la presenza in questo luogo ameno di fate o ninfe),dove è prevista la pausa pranzo. Per il rientro, tutto in discesa, dopo un breve tratto sulla statale a sinistra s’imbocca la pista che dal castagneto di contrada Petruccio ci riporta al punto di partenza.
DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “GENTE IN ASPROMONTE” RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Il percorso, si snoderà attraverso sentieri agevoli, in un’area ricchissima di fonti da cui scorgono acque freschissime, risulterà molto vario, alternando tratti su carrareccia, con salite e discese comunque mai troppo impegnative. Offrirà l’opportunità di ammirare un suggestivo paesaggio, abbellito da maestosi esemplari di sughero e toccherà i piani di monte Campanaro dove ricadono gli antichi resti del Kastron di S.Eusebio o Altanum o ancora Casignano.
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Dalla piazza dell’antico borgo medievale si prende la strada verso l’area del cimitero e attraverso una pista posta a ridosso dell’antiche mura del “Cofino”(Cofinò dal greco=paniere) ci s’inoltra nel castagneto seguendo un vecchio tratturo utilizzato dai carbonai per il taglio bosco, l’accesso è indicato, a destra, da un cancello tutto arrugginito. Presto si raggiunge il vallone Carboneria dove è posta una delle prime sorgenti del percorso:la fontana della Cerasara,quindi, dalla contrada “Fejusa”(dal dialetto=bosco di sugheri) si scende verso “Santu Rocchedu” e si intercetta, al bivio di contrada Miceli, la strada cementata che risale da “Runci”e da S.Marina. In questo snodo ricade un vecchio casolare di montagna, da qui risalendo, a sinistra, dopo pochi metri finisce la pista in cemento. Tenendosi sempre a sinistra, anche agli altri due bivi che si incontrano lungo il corso del castagneto del “Duca”, si scende verso il greto della fiumara Ierulli(Jerulli dal greco- piccolo santuario), dopo averla guadata, si risale tra i lecci per circa un’ora, intercettando, allo scollinamento la pista che dalla contrada S.Mauro conduce verso monte Camapanaro. Avremo modo, in questo tratto, di potere apprezzare le cultivar di olivo (carolea, cassanese e ottobrarica) impiantate dalla ditta Fazzari su un aerale di produzione di oli estremi. L’approssimarsi della sughereta (dove è facile imbattersi con il Driomio aspromontano) segnerà l’ingresso nella cinta muraria che delimita il terrazzo morfologico di S.Eusebio, sarà facile scoprire tra la vegetazione i resti della porta di nord/est e presto si guadagnerà l’altura dove ricade il Kastron bizantino. Dopo una breve visita al sito archeologico, si riprende dalla strada che dalla chiesetta bizantina conduce, a sinistra e poco dopo a destra, verso la sorgente di Iosterna. La traccia, a destra, nascosta tra i rovi, risale verso la pineta, scendendo successivamente in modo dolce verso uno degli affluenti della fiumara Ierulli. Ed è proprio in una delle sue insenature, lungo una parete granitica, che tra uno stillicidio d’acqua si conservano due rarità che rendono questo sito molto interessante per gli studiosi di botanica: la Woodwardia radicans e la Dryopteris, due felci molto ricercate che qui hanno il loro habitat naturale. Una croce di ferro, sul nostro cammino, ricorda, invece, la morte sul lavoro di un boscaiolo di nome Collura avvenuta nel primo dopoguerra. Si risale, prendendo la pista di sinistra, per poi scendere nuovamente verso il Ierulli, dove, tra una lussureggiante faggeta si risale seguendo la scaletta in pietra granitica che come un serpente si snoda in un percorso molto ripido,di circa mezz’ora, verso la località Candeloro. Alla fine della risalita, dopo che ad un bivio si è presa la direzione di sinistra, si raggiunge finalmente la casermetta della forestale dell’acqua delle Fate (la leggenda vuole che le Fate siano le Jovisse: le figlie di Giove, altri, invece, attribuiscono la presenza in questo luogo ameno di fate o ninfe),dove è prevista la pausa pranzo. Per il rientro, tutto in discesa, dopo un breve tratto sulla statale a sinistra s’imbocca la pista che dal castagneto di contrada Petruccio ci riporta al punto di partenza.
DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “GENTE IN ASPROMONTE” RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Il percorso, si snoderà attraverso sentieri agevoli, in un’area ricchissima di fonti da cui scorgono acque freschissime, risulterà molto vario, alternando tratti su carrareccia, con salite e discese comunque mai troppo impegnative. Offrirà l’opportunità di ammirare un suggestivo paesaggio, abbellito da maestosi esemplari di sughero e toccherà i piani di monte Campanaro dove ricadono gli antichi resti del Kastron di S.Eusebio o Altanum o ancora Casignano.
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Dalla piazza dell’antico borgo medievale si prende la strada verso l’area del cimitero e attraverso una pista posta a ridosso dell’antiche mura del “Cofino”(Cofinò dal greco=paniere) ci s’inoltra nel castagneto seguendo un vecchio tratturo utilizzato dai carbonai per il taglio bosco, l’accesso è indicato, a destra, da un cancello tutto arrugginito. Presto si raggiunge il vallone Carboneria dove è posta una delle prime sorgenti del percorso:la fontana della Cerasara,quindi, dalla contrada “Fejusa”(dal dialetto=bosco di sugheri) si scende verso “Santu Rocchedu” e si intercetta, al bivio di contrada Miceli, la strada cementata che risale da “Runci”e da S.Marina. In questo snodo ricade un vecchio casolare di montagna, da qui risalendo, a sinistra, dopo pochi metri finisce la pista in cemento. Tenendosi sempre a sinistra, anche agli altri due bivi che si incontrano lungo il corso del castagneto del “Duca”, si scende verso il greto della fiumara Ierulli(Jerulli dal greco- piccolo santuario), dopo averla guadata, si risale tra i lecci per circa un’ora, intercettando, allo scollinamento la pista che dalla contrada S.Mauro conduce verso monte Camapanaro. Avremo modo, in questo tratto, di potere apprezzare le cultivar di olivo (carolea, cassanese e ottobrarica) impiantate dalla ditta Fazzari su un aerale di produzione di oli estremi. L’approssimarsi della sughereta (dove è facile imbattersi con il Driomio aspromontano) segnerà l’ingresso nella cinta muraria che delimita il terrazzo morfologico di S.Eusebio, sarà facile scoprire tra la vegetazione i resti della porta di nord/est e presto si guadagnerà l’altura dove ricade il Kastron bizantino. Dopo una breve visita al sito archeologico, si riprende dalla strada che dalla chiesetta bizantina conduce, a sinistra e poco dopo a destra, verso la sorgente di Iosterna. La traccia, a destra, nascosta tra i rovi, risale verso la pineta, scendendo successivamente in modo dolce verso uno degli affluenti della fiumara Ierulli. Ed è proprio in una delle sue insenature, lungo una parete granitica, che tra uno stillicidio d’acqua si conservano due rarità che rendono questo sito molto interessante per gli studiosi di botanica: la Woodwardia radicans e la Dryopteris, due felci molto ricercate che qui hanno il loro habitat naturale. Una croce di ferro, sul nostro cammino, ricorda, invece, la morte sul lavoro di un boscaiolo di nome Collura avvenuta nel primo dopoguerra. Si risale, prendendo la pista di sinistra, per poi scendere nuovamente verso il Ierulli, dove, tra una lussureggiante faggeta si risale seguendo la scaletta in pietra granitica che come un serpente si snoda in un percorso molto ripido,di circa mezz’ora, verso la località Candeloro. Alla fine della risalita, dopo che ad un bivio si è presa la direzione di sinistra, si raggiunge finalmente la casermetta della forestale dell’acqua delle Fate (la leggenda vuole che le Fate siano le Jovisse: le figlie di Giove, altri, invece, attribuiscono la presenza in questo luogo ameno di fate o ninfe),dove è prevista la pausa pranzo. Per il rientro, tutto in discesa, dopo un breve tratto sulla statale a sinistra s’imbocca la pista che dal castagneto di contrada Petruccio ci riporta al punto di partenza.