DI SEGUITO LA NOTA STAMPA DELL’ASSOCIAZIONE ESCURSIONISTICA GENTE IN ASPROMONTE:
L’Assiciazione Escursionistica Gente in Aspromonte ha organizzato per domEnica 16 marzo una nuova escursione. Tappa scelta l’abbazia di Santa Maria di Tridetti.
{loadposition articolointerno, rounded}
Lasciate la auto in prossimità del ponticello all’uscita dell’abitato di Razza o “Baracche”, sorto con l’esodo di alcuni nuclei familiari dal vecchio borgo in seguito al terremoto del 1908, si procede a destra verso le alture, percorrendo per un breve tratto la carrabile che conduce a Brancaleone Superiore, per poi immettersi a destra su una carrareccia che procede in salita rasentando alcune masserie.
Dopo 5 minuti si procede lungo la sterrata posta al centro in direzione Nord, verso località “Marambolo”. Dopo 15 minuti di percorso si abbandona la sterrata, in corrispondenza di un uliveto ora ridotto a pascolo brado, e si devia a destra, dirigendosi verso i ruderi di un vecchio frantoio dove ancora sono in bella mostra la “squeglia” in granito, le presse idrauliche in ghisa ed i “zimbuni”, gli scompartimenti in muratura nei quali venivano ammassate in modo differenziato le olive. Ci si immette sullo stretto sentiero che procede in salita a sinistra del frantoio, per intercettare la mulattiera che conduce all’antico centro abitato ormai in rovina. La mulattiera, in questo primo tratto, è ridotta ad i un esile sentiero, in quanto risulta alquanto deteriorata dai franamenti ed ingombra della vegetazione che ha colonizzato il pendio. Si sale zig-zagando lungo l’antica mulattiera che diviene sempre più ampia e, nonostante le ferite inferte dal tempo e dalle intemperie, in molti tratti le pietre, messe in opera da mani sapienti, sono ancora al loro posto e risultano ben leggibili i segni creati sulla nuda roccia dal prolungato calpestio di uomini e cavalcature.
Man mano che si sale, il panorama sulla vallata sottostante diventa sempre più ampio ed assume i caratteri di un mosaico che, nonostante il periodo invernale, presenta accese policromie; infatti, all’azzurro Jonio sullo sfondo si succedono, sotto forma di tasselli, aree rimboschite ad eucalipti di colore verde smunto, il bianco greto della fiumara Bruzzano, la lucentezza abbagliante delle serre ad indirizzo orticolo e floricolo, le aree a pascolo con il giallo dei fiori di acetosella, i bergamotteti ed uliveti dal verde intenso e, procedendo verso Nord, le aree più vicine ai declivi in stato di abbandono e ridotte a pascolo brado.Questo panorama mozzafiato consente all’escursionista di apprezzare l’assetto produttivo agrario del territorio ed i suoi mutamenti nel corso del tempo; sono infatti scomparse le distese di gelsomini, dai cui candidi fiori si produceva un’essenza odorosa che ha rappresentato una delle maggiori risorse di quest’area, nota tuttora come “Costa dei Gelsomini”; alle aree pianeggianti dei “Lacchi” di Brancaleone e di località “Pantano”, alcune delle quali “strappate” all’ampio letto della fiumara Bruzzano ed in coltura intensiva con bergamotti, ulivi ed ortaggi, fanno da contraltare i terrazzamenti pure essi “strappati” caparbiamente alle aree collinari attraverso muri a secco (armacere), un tempo coltivati a vite ed olivo, ma ora in stato di completo abbandono e preda di incendi.
Più si sale, più si apprezza l’estrema diversificazione dei paesaggi in quanto la vista si apre verso la montagna inglobando alcuni paesi arroccati ( a Nord-Est Ferruzzano e Bruzzano Vecchio o Rocca Armenia, a Nord-Ovest Staiti e Pietrapennata). L’escursionista può ora “leggere” chiaramente la storia dell’occupazione del territorio dalla montagna al mare, infatti, tutti questi agglomerati abitativi di altura, fiorenti in età bizantina, dopo aver resistito per secoli ai colpi demolitori di terremoti, frane ed alluvioni, hanno dovuto cedere stremati alla sopraffazione dei signori feudali ed alla velocizzazione dei trasporti, dando luogo sulla costa ad anonimi agglomerati di case senza identità ed anima; le casette di malta e pietre con inzeppature di cocci, coperte di tegole, con accanto la stalla per l’asino e l’orto, tutte dello stesso colore del terreno tanto da risultare un tutt’uno con esso e,come tali, espressione del gusto tradizionale, identitario, intriso di umiltà, rispetto della natura, nascondimento quasi mimetico, sono state sostituite sulla costa dai grandi parallelepipedi in cemento armato il cui unico linguaggio stilistico è quello del potere e dell’apparire.
Procedendo agevolmente in salita si giunge alla porta del vecchio abitato di Brancaleone “località Torretta”, si prosegue attraverso stretti vicoli, tra i ruderi di manufatti perfettamente incastonati nella roccia, tanto da offrire una strana sensazione di precarietà e sicurezza allo stesso tempo. Un silenzio triste avvolge tali ruderi, che appaiono, anche all’escursionista poco accorto, muti testimoni di quotidiane lotte con la natura, indicibili e secolari fatiche, sogni, affetti ed umanità di un mondo ormai perduto.
Dalla piazzola antistante la chiesa madre dell’Annunziata si prosegue lungo la strada asfaltata per circa 400 metri e, fiancheggiate le mura perimetrali del vecchio cimitero, ci si immette a destra nella carrareccia “du Cardusu” che, procedendo a Nord, conduce verso Staiti. Nel primo tratto essa risulta fiancheggiata da appezzamenti coltivati a vite ed olivo, per poi procedere attraverso una lussureggiante macchia mediterranea; giunti nei pressi di una masseria circondata da siepi di fichi d’india, si svolta a destra e, dopo un breve tratto si giunge ad un pianoro. Si devia ancora a destra e, superata agevolmente una recinzione in ferro spinato, si procede in discesa lungo un sentiero che si snoda sinuoso attraverso una fitta macchia mediterranea, per alcuni tratti “inciso” nella roccia, fino a giungere ad un’ampia radura un tempo coltivata a frutteto. Si prosegue, sempre in discesa, fino ad intercettare la carrabile che conduce agevolmente all’abbazia di Santa Maria di Tridetti.
Come arrivare: da Brancaleone seguire indicazione Staiti a circa 2 km si arriva contrada Razza
Raduno ore; 9.30 contrada Razza
Partenza escursione; ore 10.00