di Redazione
SAN LUCA – «Probabilmente si è di fronte alla più bella escursione di tutto il corrente anno. Provare per credere!». Non usa giri di parole il presidente dell’associazione escursionistica “Gente in Aspromonte” Totò Pellegrino per descrivere l’escursione organizzata per domani mattina ai Palmenti di Monte Palazzo in San Luca.
Si tratta di un itinerario naturalistico panoramico storico ad anello, e vi si accede dopo il raduno delle ore 9 al centro commerciale Center Gross di Bovalino, il secondo raduno in località Crisolia, luogo di inizio del percorso che partirà alle ore 10.
«Spettacolare! E’ questo l’aggettivo da utilizzare per il percorso ad anello che – spiega la nota inviata da Gente in Aspromonte agli organi di stampa – effettueremo in versione autunnale dato che solo in questa stagione, il contesto, è estremamente ricco di colori. Le varietà cromatiche che caratterizzano il paesaggio, non trova uguali in nessun altro periodo dell’anno. Un percorso che ci porterà a camminare attraverso boschi di leccio e di quercia e quindi sulla formazione rocciosa delle Pietre di Febo per arrivare poi fin sulla sommità di Pietra Castello, che, per la sua posizione caratteristica, ci regala viste panoramiche mozzafiato».
Non mancano alcuni cenni sulla rilevanza storica del percorso.
«Un anello da cui, durante tutto il percorso, lo sguardo potrà spaziare dal mare ionio ai torrenti impetuosi, dalla “Valle delle Grandi Pietre” ai paesi rivieraschi, ma, soprattutto, entrare in un mondo, ancora oggi, dalla storia poco conosciuta, se non per episodi che oscillano fra storia e leggenda. Pietra Castello è presente nella letteratura e nella storia dell’Aspromonte con nomi e significati diversi. Essa è il dito puntato contro il cielo di cui ne parla alvaro. E’ la “Torre d’Aspromonte” nel romanzo epico-cavalleresco conosciuto come “Chançon d’Apremont” a cui il Torquato tasso, circa settanta anni dopo delle vicende ivi narrate, si ispirò per scrivere il suo celebre poema: “L’orlando furioso”. Ma è stato anche una fortezza caratterizzata da ben tre muri di cinta in cui nell’anno 953 d.C. gli abitanti di Pietra Cucca, trovarono rifugio e protezione allorquando il paese da cui dovettero scappare, pena la vita o la deportazione, è stato attaccato dalle orde saracene agli ordini dell’emiro Al Hasan, come descritto in un suo libro dal prof. Minuto. Questa fortificazione, da cui si poteva osservare ogni singola via di accesso alla montagna, unitamente all’abitato di Pietra Cucca, a Potamia e a tutte le contrade limitrofe, formava un mondo a parte di cui, ancora oggi, gli abitanti sanluchesi ne raccontano le vicende: alcune comiche al limite del ridicolo ed altre molto tragiche, come la leggenda di Carlo e Gestrina e del loro amore dal tragico epilogo.
Questo luogo, destinazione finale della nostra escursione, versa oggi in condizione di abbandono totale e non bastano i pochi e disorganici interventi del Parco Nazionale dell’Aspromonte per cambiarne la sorte. Ma gli occhi dell’acuto osservatore potranno ancora cogliere significativi particolari e funzioni dei resti di alcuni manufatti ancora presenti. Ma ciò che potrà essere usufruito, in egual misura, da tutti i partecipanti è, ancora una volta, la vista a 360° dei panorami offerto da quel balcone naturale chiamato Pietra Castello.
(Nel territorio compreso fra Pietra Cappa e Pietra Castello, lo scrittore sanluchese Fortunato Nocera, ha ambientato il suo romanzo “La maledizione della cometa rossa”)».
Questa, invece, è la descrizione del sentiero: «Caratteristica di questo percorso ad anello è la possibilità di vedere la meta durante tutta l’operazione di avvicinamento. Pietra Castello e le Pietre di Febo saranno infatti i nostri riferimenti più importanti nella fase di salita e di avvicinamento alla meta.
Il percorso inizia nella contrada Crisolia, in corrispondenza del bivio a “Y” in cui avremo cura di parcheggiare le auto. Per raggiungere la nostra meta prenderemo la diramazione di sinistra (l’altro ramo porta al bivio di Montalto). Questo tratto iniziale si svolge su una stradina pavimentata con calcestruzzo. Seguendo il tracciato, si arriva in un secondo bivio in cui, svoltando a destra, si giunge ai piani della contrada Palazzo che visiteremo nel ritorno. Detta stradina è pure pavimentata in calcestruzzo. Ma noi non svolteremo a destra bensì tiriamo dritto lungo la pista che porta al serbatoio realizzato negli anni ’60 del secolo scorso dalla “Cassa per il Mezzoggiorno” che, nelle intenzioni originarie, avrebbe dovuto fornire l’acqua all’abitato di Casignana, cosa che non avvenne mai! Ma dal suddetto serbatoio si gode di una vista incredibilmente appagante per cui faremo una breve visita a quel luogo per poi proseguire verso la nostra vera meta. Dal belvedere del serbatoio, ritornando brevemente sui nostri passi, prendiamo il sentiero che ci porterà sul Piano del Ceramidìo luogo in cui potremo osservare un primo pregevole palmento oltre che a godere di una spettacolare veduta sul torrente Bonamico e delle propaggini montuose che dal montalto degradano verso il mare.
Si procede poi in salita su una sterrata che rimane a lato di una grande vasca usata per la raccolta dell’acqua, elemento fondamentale di cui quell’altura non è particolarmente ricca. A sinistra, salendo per il lieve crinale, si può scorgere un antico stazzo per le capre ubicato nella contrada “Manici”. Continuando il cammino attraverseremo un rigoglioso querceto dai colori tipici della stagione autunnale e quindi passeremo fra le pietre di Febo raggiungendo un nostro primo importante traguardo: la sommità delle Pietre di Febo. Da qui lo sguardo spazia da Pietra Lunga a Pietra Stranghiolo, a Pietra Castello oltre che ai paesi che popolano la costa da Capo Bruzzano a Roccella.
Si procede fra gli arbusti di erica arborea fino ai piedi della salita finale che ci porterà sulla sommità agibile del Castello. Seguendo un sentiero a tratti scavato nella roccia si arriva fino alla meta in cui si possono ancora osservare i resti di una chiesetta bizantina, una cisterna utilizzata per raccogliere l’acqua piovana coperto da una volta cilindrica oltre alle tracce di molti fabbricati che dovevano comporre quel piccolo mondo all’ombra di Pietra Castello. Alcuni intrepidi visitatori riescono a fare tutto il periplo del torrione centrale.
Altri, veramente spericolati, si sono spinti a salire fin sulla sommità in cui è realizzato un muretto e una vaschetta che doveva servire per raccogliere l’acqua piovana per la sentinella che da lassù controllava il territorio tutt’attorno. Si consiglia di non provarci! Ritorneremo poi sui nostri passi fino a raggiungere una sterrata. La percorreremo fino ad arrivare alla collina detta di “Sporio”. Da qui, procedendo sempre in discesa, giungeremo su di un prato erboso, detto piano di Castagnolo. Qui prendiamo una pista pista che ci porterà nei “Piani di Palazzo”. Giunti nei pressi di un manufatto costruito per l’acquedotto montano sanluchese, usciremo dalla pista per prendere un sentiero che si snoda fra pietre ciclopiche.
Sulla sommità di una di questi monoliti, si trovano due palmenti affiancati aventi dimensioni considerevoli. Per la forma, dimensioni e la particolare disposizione di questi manufatti, la gente di San Luca, praticanti quei luoghi, ha dato il nome di “Piedi di Sansone” e la pietra che li ospita Pietra di Sansone. Dopo aver preso visione di codeste tracce del passato e dato ancora una volta uno sguardo al panorama offerto dal mare Ionio, proseguiremo fino a ritrovare il tratto stradale fatto all’andata e quindi, dopo poche centinaia di metri ritorneremo al luogo di partenza».
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