di Vincenzo Logozzo*
GIOIOSA IONICA – La Comunità della Frazione di Prisdarello ha preso l’iniziativa di “festeggiare” il 71° anniversario della Liberazione dell’Italia sul proprio territorio, precisamente sul sacrato e Anfiteatro della Chiesa dedicata a S. Antonio, con inizio dell’evento alle ore 10.30.
Sono stati invitati a partecipare non solo gli abitanti del luogo, ma anche le Istituzioni, le Associazioni e tutti i cittadini di Gioiosa Jonica. L’invito è stato esteso ai Sindaci ed ai cittadini della Unione dei Comuni della Valle del Torbido e della Locride.
Perchè questa iniziativa intrapresa dalla periferia? I motivi e gli obiettivi sono precisi e determinati, scaturiti dai recenti avvenimenti che hanno interessato quella Comunità, con particolare riferimento alla costruzione della Chiesa dedicata a S. Antonio di Padova. Ma l’azione pacifica della gente di Prisdarello non si ferma “egoisticamente” alla difesa della “Chiesa” che hanno costruito con le loro mani ed il loro sudore, e con il contributo di centinaia se non di migliaia di persone di Prisdarello, di Gioiosa e dei paesi della Locride, da Siderno a Monasterace e perfino Guardavalle, oltre alle donazioni degli emigrati ed ai fondi della Regione Calabria.
L’iniziativa, qualificata come “resistenza”, ovviamente passiva e pacifica, ma fortemente simbolica e dimostrativa perché parte da un principio assolutamente fermo: “resistenza contro la ndrangheta ed ogni forma di violenza e di sfruttamento”- è scaturita anche per gli atti di violenza che da qualche mese a questa parte hanno colpito le istituzioni locali, i beni pubblici di Gioiosa, ma anche Martone ed altre istituzioni dei paesi della Locride e della Calabria.
Quindi resistenza contro ogni forma di violenza e di sfruttamento ma anche contro la criminalizzazione generalizzata di Prisdarello, di Gioiosa Jonica, della Locride e della Calabria intera, (riferimento a certa stampa e reti televisive nazionali).
Che le barbarie esistono sotto forma di atti violenti, di minacce, di intimidazioni alle persone, alle famiglie e loro bambini (una cosa imperdonabile e da condannare senza remore) e la distruzione di beni di pubblico interesse- non vi è dubbio alcuno (salvo prova contraria che solo gli organi competenti potranno accertare). Esistono perché è prova provata a partire dagli atti intimidatori al Sindaco ed alla sua famiglia nei primi giorni di dicembre 2015, dall’incendio e distruzione degli autocompattatori di Gioiosa e dello Scuolabus di Martone.
Può questo bastare a chi scrive a livello nazionale ed a chi fa servizi televisivi di aver ragione di criminalizzare Gioiosa e la Locride?
Per loro si. Per noi no. Assolutamente. Loro generalizzano, penalizzando volutamente ed artatamente la parte buona e sana della gente.
E’ indubbio, infatti, che a fronte di una minoranza di gente così cattiva (che sta creando disagi a tutti e detto alla paesana “ci sputtana”) c’è la moltitudine del popolo che -anche attraverso le 37 Associazioni che compongono la Consulta del Comune di Gioiosa Jonica, tra cui quella di Prisdarello- svolgono un’opera meritoria a tutto campo, in una grande varietà di settori.
E questa opera va qualificata senza ombra di dubbio come una azione di contrasto alla incondivisibile cultura della violenza, delle intimidazioni, della criminalità, della distruzione dei beni pubblici, della denigrazione ed umiliazione della nobile immagine di Gioiosa nel mondo.
Ma di questo non se ne parla “perchè non fa notizia”, non è scandalo. Non è malavita.
Ed invece le cose buone devono essere evidenziate e fatte emergere per contrasto e perché perché fanno onore e sopratutto dimostrano da che parte sta e cosa desidera di più dalla vita la stragrande parte del popolo gioiosano.
Una vita di lavoro sudato ed onesto, che dia soddisfazioni e gratificazioni; di pace, di serenità, di crescita culturale; la bellezza e l’orgoglio di cercare di essere tra i primi per i pregi ed i suoi valori non per i crimini che fanno male anche a chi li mette in atto, alle loro famiglie, ai loro figli, ai loro amici: di questo ne sono fortemente convinto. Chi è che non vuole vivere in pace e godersi questa vita, i propri figli, i propri nipoti, le proprie mamme e padri, le proprie mogli, trovare il modo e le forme di aiutare anche gli altri, specialmente i bisognosi, i più deboli, le persone sole, gli ammalati, le persone in disabilità e quelli che vivono il disagio sociale?
Il messaggio della Comunità poi si arricchisce e dà un senso intelligente e concreto alla manifestazione, perché oculatamente, realisticamente e responsabilmente indica le priorità di cui la gente ha bisogno, “attualizzando” in questo senso la “resistenza e la voglia di liberazione”.
Dice la Comunità: “Festeggiamo il 25 Aprile chiedendo lavoro per i nostri giovani, lotta alla emarginazione sociale, una sanità moderna, servizi degni di un Paese civile, una legalità vera e coerente con i principi fondamentali della Costituzione Italiana “: dice tutto.
Non c’è bisogno di intrattenersi molto per spiegare e commentare. Sono i punti cardini per far prevalere la legalità, il benessere pulito, dare dignità alle persone. Ed invece sappiamo tutti quale grande crisi stiamo vivendo. Senza lavoro come fai a farti una posizione, a pagare le tasse, a soddisfare i tuoi più elementari bisogni, a formare una famiglia, a crescere ed educare i figli, a sostenere la società civile, a dare attenzione anche all’altro. E’ una lotta di sopravvivenza, dove attecchisce più facilmente la scelta di percorrere strade sbagliate, per scelta propria, o per tendenza, o perché costretto o invogliato o senza accorgersi; ma una volta che è dentro quel filone difficilmente si riesce a districarsi e ritornare sulla retta via.
Però, come più volte ha affermato il Vescovo, esiste sempre la possibilità della conversione, intesa sia nel senso attribuitogli dal Cristianesimo sia quella intesa come “rivoluzione di sè”, che si tramuta in azione positiva nel momento in cui diviene esempio di una nuova e corretta condotta morale e stile di vita. In entrambi i casi -”l’esempio” – frutto della conversione, diventa un grande atto rivoluzionario dell’uomo. Un bell’auspicio ed una speranza.
Ed ecco quindi che impiantare una iniziativa come quella che ha organizzato la Comunità di Prisdarello, che riveste -per espressa dichiarazione degli organizzatori- la natura di “una festa del popolo” -dove insiste anche il dichiarato sentimento del “perdono” secondo i valori cristiani – diventa anch’essa lotta contro le provocazioni e la criminalizzazione del nostro popolo.
E’ dunque questa utile, bella e condivisa iniziativa- una civilissima, democratica ed intelligente rivoluzione-evoluzione culturale, un sovvertimento, una ribellione, una rivolta, una aperta opposizione di “non collaborazione” a beneficio della pace, della legalità, della giustizia, della libertà e della democrazia sociale.
Ovverosia, una iniziativa per ripartire e rinsaldare le basi per la costruzione di un futuro migliore per tutti: “Festa della Liberazione per mantenere e rafforzare o riconquistare la democrazia”.
Ed è per questo motivo che invito fortemente tutte le Associazioni di prendere parte attiva all’evento. Non ci sono strumentalizzazioni, speculazioni politiche o di altro genere, non ci saranno bandiere, non ci saranno discorsi. Parlerà solo un giovane del luogo.
E prima e dopo musica, tanta musica. Ed infine un bel pic-nic in quel contesto ambientale magnifico. E vedrete che gran bella gente accogliente e amabilissima è quella di Prisdarello. Ma ricordatevi che la colazione la dovete portare voi; se poi la fate abbondante meglio, così si fa uno scambio “culturale-gastronomico”, vedremo quale sarà la migliore colazione.
In ogni caso, se vi dimenticate, statene certi la Comunità di Prisdarello coprirà il vuoto.
Viva la Festa della Liberazione che ci dà questa inedita possibilità.
*Presidente della Consulta delle Associazioni di Gioiosa Jonica