Un incontro che vedrà la partecipazione di Conny Severini, in dialogo con l’autore unitamente a Gianmarco Macrì, attore e doppiatore, che curerà la lettura di alcuni brani tratti dal libro; e poi, ci sarà Claudia Vega a far parte del meeting letterario, lei che è conduttrice televisiva e che, nella circostanza, vestirà i panni di moderatrice. Riferimento particolare “A mia moglie, perché ella è un fiume di pensieri d’amore che ho sempre portato dentro di me fin dal primo momento che l’ho conosciuta” – ci partecipail sempre versatile Nicodemo, “cittadino del mondo”.
di Antonio Baldari
Sullo sfondo di copertina c’è il mare, azzurro ed un tantino agitato da qualche refolo di vento; il mare che si stende verso l’orizzonte dando la mano al cielo con il quale, andando maggiormente verso l’infinito, sembra assemblarsi in un tutt’uno e di una cromìa come poche se ne riescono ad ammirare: facciamo riferimento in questa sede a “Giuditta, il racconto dell’attesa”, il libro scritto da Nicodemo Vitetta che sarà presentato giovedì prossimo, 15 febbraio, a partire dalle ore 16, nella Sala Concerti di Palazzo dei Nobili, a Catanzaro.
Un incontro che vedrà la partecipazione di Conny Severini, in dialogo con l’autore unitamente a Gianmarco Macrì, attore e doppiatore, che curerà la lettura di alcuni brani tratti dal libro; e poi, ci sarà Claudia Vega a far parte del meeting letterario, lei che è conduttrice televisiva e che, nella circostanza, vestirà i panni di moderatrice; il sempre versatile ed operativo Nicodemo da Gioiosa Jonica, ma cittadino del mondo, fa un riferimento particolare “Ed è a mia moglie, perché Giuditta è un fiume di pensieri d’amore, che ho sempre portato dentro di me fin dal primo momento che l’ho conosciuta – afferma Nicodemo – attraverso la scrittura ho potuto finalmente confessare questi sentimenti che per troppo tempo ho tenuto nascosti”.
Da qui, e nel breve volgere di pochi istanti egli ci partecipa come “L’esternazione del dolore attraverso la scrittura è per me una pratica che ha benefici psicologici e terapeutici, scrivere di me e delle mie esperienze traumatiche, negative e dolorose – dalla morte di mia moglie, e prima ancora della mia adorata sorella Ermelinda, e di tutti i miei più cari congiunti – mi aiuta a elaborare le emozioni – asserisce Vitetta – a condividere il vissuto, a trovare, possibilmente, un “nuovo senso” e a immaginare sempre accanto le persone perse”.
Ma non soltanto questo, in considerazione del fatto che “La scrittura è un modo per esprimere la mia “creatività”, ma anche l’identità e la visione del mondo, mi piace raccontare le mie storie personali e delle mie radici, con i valori, gli obiettivi e i sogni – riprende – la scrittura mi permette di scrivere liberamente e spontaneamente di ciò che provo, penso e desidero, mi stimola a creare storie, poesie, canzoni, testi o altri generi letterari, usando la mia immaginazione, il mio stile e il mio linguaggio”.
Per poi epilogare, in prospettiva dell’atteso appuntamento a Catanzaro, sostenendo che “La poesia rappresenta per me una forma d’arte, molto espressiva e creativa, che credo di avere da sempre, ma che ho preservato, involontariamente, per paura di essere incompreso – conclude Nicodemo Vitetta – scrivere è un atto liberatorio, è un modo per connettermi con me stesso e con il mondo che mi circonda, e per trovare un senso nelle esperienze che vivo”.