DI SEGUITO LA NOTA STAMPA DI MAURIZIO ZAVAGLIA-VICESINDACO DI GIOIOSA JONICA:
Grazie Papa Francesco! Nella spianata di Sibari, tra l’enorme presenza di fedeli, pellegrini ed estimatori, vi ero anche io.
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Ho avvertito l’esigenza di ascoltare il Vescovo di Roma che sempre più è apprezzato dai credenti ma anche dai non credenti. Insieme alle parole forti, chiare e precise usate contro la ‘ndrangheta, vi è stato un passaggio dell’argomentare del Papa che ha suscitato in me forti emozioni. Mi riferisco a quel “non lasciatevi rubare la speranza” rivolto ai giovani calabresi ed al “Progetto Policoro” come esempio positivo da implementare e sostenere. Questo riferimento al Progetto Policoro è passato quasi inosservato, ma assume una valenza altrettanto forte e significativa. Iniziativa sostenuta dalla Cei, si chiama così dalla cittadina lucana dove, per la prima volta a dicembre del 1995, i responsabili nazionali della Caritas, della Pastorale Giovanile e della Pastorale Sociale e del Lavoro (rispettivamente mons. Giuseppe Pasini, mons. Domenico Sigalini ed il compianto don Mario Operti, figura indimenticabile e vera anima del Progetto) convocarono i partecipanti al gruppo di lavoro “La disoccupazione giovanile interpella le nostre Chiese” del convegno ecclesiale nazionale di Palermo. Partì così una straordinaria esperienza di evangelizzazione, animazione, formazione e promozione di esperienze imprenditoriali tra giovani disoccupati. Inizialmente furono coinvolte le diocesi di Basilicata, Calabria e Puglia, con il supporto della filiera di enti ed associazioni laicali imprenditoriali. Successivamente l’iniziativa riguardò altre Regioni del Mezzogiorno, per allargarsi via via a quasi tutta Italia. Si cominciò a parlare di “gesti concreti”, di “segni”, di esperienze che avevano il compito di promuovere speranza ed esempio per altri giovani.
La diocesi di Locri-Gerace, guidata da padre GianCarlo Maria Bregantini, fu convinta sostenitrice ed attivamente impegnata nel Progetto Policoro. Io fui chiamato a svolgere il ruolo del primo “animatore di comunità” per la nostra diocesi. Anni intensi, fecondi, con una iniziale formazione per gli animatori ed un impegno concreto sui territori. Fu, per me, una straordinaria occasione per creare solidi rapporti umani, di condivisione e di amicizia con gli altri animatori di comunità calabresi e delle altre diocesi del Sud. Nella Locride, grazie anche al forte carisma di Bregantini ed ai rapporti di reciprocità e solidarietà con il Trentino che lui seppe promuovere, il Progetto Policoro ha consentito di veder nascere significative esperienze imprenditoriali, soprattutto cooperativistiche. “Tu solo puoi farcela, ma non puoi farcela da solo” diceva solitamente il presule ai giovani del territorio. Così cominciammo a seguirli, ad “accompagnarli”, formarli, aiutarli nel percorso di utilizzo di risorse economiche per gli investimenti e nell’individuazione di spazi di mercato. Decine di incontri, assemblee, iniziative, a partire dal documento elaborato in diocesi dal gruppo di volenterosi che collaborava con Bregantini, dal titolo “Osare il lavoro”.
Per rimanere al solo territorio della Locride, grazie al Progetto Policoro e per fare qualche esempio, all’interno di una chiesa sconsacrata di Agnana partì una esperienza di produzione tessile (coop Agnus Fashion), a Roccella Ionica da un gruppo di preghiera nacque una cooperativa sociale che cominciò a recuperare abiti usati (Felici da Matti, che oggi raccoglie con grande successo anche oli vegetali esausti), a Stilo da una associazione di volontariato partì una esperienza nel settore del turismo sociale e della ristorazione (coop sociale Alba Chiara), a Bivongi e Gerace laboratori per il recupero delle tradizioni tessili (coop Coras ed Aracne), i trentini insegnavano ai giovani di Platì come si coltivano i lamponi ed altri frutti di bosco, a Locri si mise in piedi una iniziativa nel settore ambientale per promuovere opportunità di inserimento per i nomadi (coop sociale L’Audacia). Dalle altre parti del Sud e dell’Italia cominciarono a chiamarci, per testimoniare del percorso di riscatto e di speranza messo in piedi nella diocesi di Locri-Gerace.
Il Progetto Policoro è ancora esistente, ma ho come l’impressione che abbia pagato un duro prezzo al dibattito tutto interno alla Chiesa tra chi sostiene che occorra essere “incarnati”, “stare dentro la storia”, percorrere “strade nuove e soluzioni inedite” intorno al grave problema della disoccupazione e chi sostiene che occorra occuparsi solo della cura delle anime e dello spirito. Credo di non esagerare se affermo che abbia prevalso una logica conservatrice, di restaurazione e dico questo senza voler banalizzare e con grande rispetto dell’istituzione Chiesa.
Ecco perché le parole pronunciate da Papa Francesco rappresentano una valenza straordinaria, che potranno sicuramente avere l’effetto di rilanciare gli effetti e le potenzialità del Progetto Policoro. Con questo spirito, grande è l’attesa e l’aspettativa per l’imminente arrivo di monsignor Francesco Oliva, nuovo vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, chiamato a testimoniare nuovi percorsi di speranza in una terra afflitta da molti mali ma che ha voglia di riscatto, superando la logica del fato e del destino.