RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
GIOIOSA JONICA- Nella splendida cornice della “Sala Venere” di Palazzo “Panuccio” in Piazza Vittorio Veneto a Gioiosa Jonica, la Pro Loco ha organizzato un’iniziativa di alto spessore culturale, presentando il romanzo di Antonio Milicia, stimato professionista di Locri. L’iniziativa è considerata “la ciliegina sulla torta” di un fantastico percorso culturale avviato da qualche anno dalla Pro Loco di Gioiosa Jonica. L’autore ha scelto di parlare del suo libro in un paese che è anche attraversato nel racconto del romanzo e, quindi direttamente interessato. La conduzione dell’incontro è stata affidata al noto scrittore e giornalista Rai Pietro Melia, molto legato a questi luoghi, ma ci saranno oltre ai saluti istituzionali dell’Amministrazione Comunale di Gioiosa Jonica (che patrocina l’iniziativa) e, della Pro Loco come organizzatori ospitanti, gli interventi di Paola Bonsignore e di Antonio Russo. Partner dell’evento culturale è la “Banca Mediolanum” office di Siderno. Al termine sarà offerto ai presenti un “dolce” assaggio della rinomata pasticceria “gioiosana”.
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Ci sono selve oscure dovunque, nei corridoi del Palazzo di Giustizia; nei boschi dell’Aspromonte e delle Serre; nei versi di un brano di heavy metal o in tre terzine incatenate negli endecasillabi; nelle zone di campagna di una frazione e nelle antiche residenze nobiliari del centro; nella mente contorta e nella lucida follia criminale di un professionista-serial killer (il”Fabbro”) che è il principale protagonista del racconto.
“Contrada delle case vecchie“- Booksprint edizioni, è un viaggio tra le selve oscure che diventa un romanzo giallo-horror-noir scritto dalla penna brillante di Antonio Milicia, scrittore, poeta, disegnatore, con la passione per la lettura dei libri, film e musica. E’ consulente tecnico dei principali processi che si celebrano al tribunale di Locri. Milicia trasporta le sue letture predilette e la sua fornitissima videoteca horror in un’opera ben scritta e in cui niente è lasciato al caso, nemmeno la citazione di alcuni versi dai brani rock dagli anni ‘7O, ‘8O, ‘9O. Poco importa se nelle prime cento pagine l’opera sembra risentire dell’assenza di editing: le successive trecento sono un crescendo di emozioni e colpi di scena, in cui realtà a fantasia si fondano con successo, conciliando la presenza dei versi de “La Divina Commedia” con quelli urlati dei brani di Metallica a Deep Purple.
“Contrada dalle case vecchia” è il nome che l’autore usa per definire Locri, la sua città di residenza, che viene fuori in tutte le sue mille sfaccettature: la storia gloriosa e il presente così così, i palazzi dal centro e le frazioni abbandonate, la nobiltà del tempo che fu e la piccola borghesia ipocrita che segue in maniera acritica la direzione del vento, e soprattutto l’alta borghesia massonica che si fa bellamente i fatti suoi, dietro un apparente perbenismo. La ‘ndrangheta non c’è in questo romanzo. O meglio, appare di sfuggita, quasi come una semplice comparsa.
C’e, invece, la storia di un serial killer dall’intelligenza raffinata e inquietante, che riesce a depistare tutti e a uccidere nella maniera più sadica e apparentemente indolore, seguendo sempre una logica criminale, ben precisa, influenzata perfino da enigmistica e numerologia. Al di là dalla trama avvincente e che scorre via benissimo, il piacere parallelo a quello della lettura è di indovinare chi si cela dietro ai nomi dei protagonisti, spesso ben descritti nei tratti distintivi da comprendere benissimo a chi si sia riferito l’autore che nel momento in cui attribuisce loro un cognome simile a quella della vita reale, facendo capire benissimo dove vuole andare a parare. E’ il caso dal giornalista Rocco Muscoli, del maresciallo dai Carabinieri Pasquale e dell’avvocato Giuseppe Zambone.
C’è di tutto nel romanzo: i vizi privati di un medico che ama le auto di lusso, e i conflitti interni alla Procura della Repubblica, la triste fin dalle vittime e la vendetta consumata come un piatto servito freddo. E lui, “il Fabbro”, mantiene la regia occulta di tutto, anticipando sempre tutto e tutti quando è ora di sparire e scegliere con cura quando, dove da chi farsi trovare. Nei fantasmi dalla sua esistenza si può scorgere la spiegazione dalle sue malefatte; nei versi di una canzone, il ricordo di qualcuno che non c’è più e cui ha voluto bene, in una razza di mosche particolarmente avide e nauseabonde il paragone con i legionari romani che uccidevano usando il gladio.
“Contrada delle Case Vecchie” non è solamente “il romanzo del momento”. È una guida preziosa per conoscere una città, i suoi mondi, i suoi palazzi (anche in senso metaforico) in maniera disincantata e spietata, e anche un modo per mettere alla berlina la società in preda al delirio mediatico da buco della serratura, quella del plastico della villetta di Cogne in diretta TV, dei titoloni di giornale sui particolari più pruriginosi di una vicenda, e anche quel “lato oscuro della luna” che i riflettori (siano essi concentrati sulle bellezze naturali e archeologiche, o sui delitti di ‘ndrangheta che da queste parti non mancano) della criminologia nazionale e dei programmi che occupano i palinsesti pomeridiani delle reti nazionali, solitamente ignorano. “Il Fabbro” non è innocente come “Girolimoni”, non colpisce solo le prostitute come Donato Bilancia, non l’ha con le coppiette come Pietro Pacciani, non uccide i giovanissimi come Luigi Chiatti. È di più, molto di più. Mente raffinata e coltissima, si permette il lusso di prendersi gioco degli inquirenti e di fare dotte citazioni in latino. A proposito, ma nella vita reale c’è qualcuno che potrebbe avere ispirato l’autore nello scegliere la figura del “Fabbro”? Questo non lo sapremo mai. Di sicuro, dopo aver letto il libro, quando ci aggireremo nell’androne di un palazzo pubblico, o in una sperduta mulattiera in campagna o in montagna, faremo molta più attenzione incrociando un passante dagli occhi coperti da un paio di lenti verdi da aviatore. Potremmo rimanere fulminati, e non in senso metaforico.