DALLA CONSULTA DELLE ASSOCIAZIONI DI GIOIOSA JONICA RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
In questi ultimi giorni ci sono state due manifestazioni di protesta dei migranti facenti parte del progetto di accoglienza istituito più di un anno fa dal Comune di Gioiosa Jonica e gestito dalla Recosol – Sprar di Gioiosa Jonica, organizzazione che fa parte di questa Consulta, ed a cui va tutta la nostra solidarietà.
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L’evento ha provocato disagio a tutti: agli amministratori, ai gestori del progetto, ai migranti stessi, alle forze dell’ordine, alla prefettura ed alla popolazione di Gioiosa e anche la stessa Consulta ne soffre per la situazione che si è creata.
Nessuno vuole sottomettere o tappare la bocca ai migranti che già provengono da paesi dove gli è stata tolta la libertà di parola e di pensiero, costringendoli ad abbandonare i loro paesi di origine e trovare rifugio in Italia, al momento a Gioiosa Jonica. Quindi pieno diritto di libertà di esporre pubblicamente, pacificamente e democraticamente i loro punti di vista.
Però non può disconoscersi che sinora non vi erano stati problemi, che l’attività dell’ente pubblico e dello Sprar è stata attenta ai problemi dei migranti, che piano piano si stavano integrando e partecipando a diverse iniziative paesane ed oltre (vedi incontri con gli studenti, le manifestazioni in piazza e così via). E va dato pure atto che anche loro non hanno creato problemi alla comunità. Anzi, ripeto, diversi di loro hanno fatto tanta amicizia, specialmente con i giovani.
Ecco perché la protesta è apparsa inopportuna così come è stata fatta e gestita. E non convincono neppure alcuni argomenti sollevati a motivo della manifestazione.
Pienamente d’accordo sui ritardi burocratici dipendenti dalle autorità statali e non dall’ente locale o dal gestore del progetto. Infatti è intollerabile che questi ragazzi, già tediati dagli eventi del loro paese, debbano ancora patire e soffrire l’attesa di conoscere il loro destino: hanno i loro progetti, le loro aspettative di vivere una vita in luoghi diversi d’Italia, altri amici che li aspettano, altri famigliari in attesa.
E la questione dei ritardi burocratici crediamo che i migranti l’avrebbero dovuto curarla d’intesa con il Comune e la Recosol, organizzando assieme una azione di sensibilizzazione, che a questo punto sarebbe stata condivisa anche dalla comunità gioiosana, essendo fondati i motivi ispiratori.
Ma partire così senza coordinarsi e dialogare prima, senza compartecipare il loro problema con la comunità e la dirigenza che li ospita non è stata una idea geniale. Una certa mancanza “di riconoscenza” verso tutti coloro che li hanno presi in carico con cura e dato ospitalità e tutto quanto altro necessario per una buona permanenza ed accoglienza. Può darsi che nel corso della gestione ci sia stata qualche mancanza, ma questo succede anche nelle migliori famiglie e raggruppamenti di persone di origini, abitudini e culture diverse. Una delusione inaspettata, insomma, sotto questo profilo.
Detto questo, cosa succederà adesso ? Il progetto continuerà ? La popolazione come reagirà ? Sorgerà uno “scontro” sociale ? Tornerà tutto nella normalità ? Ci sarà una “seconda opportunità”? tenendo conto che non appare giusto “penalizzare” la maggioranza dei migranti che ha rispettato le regole, è rimasta disciplinata e sopratutto non ha condiviso l’azione (anzi qualcuno si è opposto decisamente), non ha manifestato malcontento o insoddisfazione per l’andamento del progetto o per l’accoglienza.
Il punto cruciale però è solo uno: la comunità è orientata o meno a far prevalere l’aspetto umanitario che (per la maggioranza) finora l’ha contraddistinta nell’accoglienza di questi ragazzi “colpevoli” di aver inscenato senza tenere conto del disagio sociale e culturale che avrebbe creato alla città di Gioiosa Jonica- con due manifestazioni pubbliche seppur pacifiche? Ripetiamo: pacifiche, perché -sebbene in ognuno di noi si sono creati timori per l’inattesa novità -i ragazzi hanno sfilato per le vie della città -esprimendo chi con più chi con meno vigore vocale, musicale e gestuale e chi passivo, qualche sgraziato errore lo hanno pure commesso- ma obiettivamente non c’è stato bisogno di interventi coattivi della polizia e dei carabinieri. A proposito non è assolutamente vero che sono dovute intervenire le forze dell’ordine per sciogliere il corteo. Siamo stati testimoni oculari, e tra l’altro li abbiamo sentiti e liberamente fotografati.
Noi ci auguriamo che tutto si risolva per il meglio, ma certamente lo Stato e la Comunità Europea devono fare molto di più, specialmente nella previsione di sempre maggiori sbarchi sulle coste calabresi così come da più parti viene dato per certo.