di Guido Leone*
Studiare tutti e leggere tutti. Dal più anziano al più giovane. Dal Nord al Sud.
E’ quanto si auspica,ogni anno, dal 1996, per la Giornata mondiale Unesco del Libro e del diritto d’autore, finalizzata a celebrare i molteplici ruoli del libro nella vita della società umana e per proporre una riflessione seria sulle politiche culturali, dove centrale resta l’educazione alla lettura e l’importanza delle biblioteche intese non solo come luogo di conservazione e di accumulazione, ma come centri vivi di rielaborazione e di produzione di cultura.
Ma per tradizione l’Italia è un paese dove si legge poco e finiamo in fondo alla classifica.
Non a caso le nazioni europee più evolute e civilizzate, con una migliore qualità della vita e un’efficienza diffusa nei diversi settori, sono proprio quelle in cui la percentuale dei lettori è nettamente superiore.
Il CEPELL- Centro per il libro e la lettura – in collaborazione con l’Associazione Italiana Editori rileva come l’indice di lettura si attesti al 61% nel nostro Paese, nettamente al di sotto di altri stati europei (Spagna 68%, Regno Unito 86%, Francia 92%).
Mentre in termini di tempo medio giornaliero dedicato alla lettura, i paesi presi in esame da una delle ultime indagini di Eurostat oscillano tra un massimo di 13 minuti (Estonia) e un minimo di 2 (Francia).
L’Italia si colloca al penultimo posto (5 minuti), insieme a Romania e Austria.
Le cause di questa condizione sono diverse e vanno dalle scadenti competenze alfabetiche degli italiani, ovvero da quell’insieme di strumenti che consentono capacità autonome di lettura comprensione e interpretazione del testo, alla concorrenza del web per i giovani, abituati ad un tipo di fruizione diversa e ad essere sempre connessi, il che non aiuta la concentrazione che richiede la lettura di un libro.
I bassi livelli di lettura sono dovuti anche ad un analfabetismo di ritorno.
Il libro, dunque, oggetto silenzioso, insostituibile strumento di cultura, in Italia muore di freddo.
Ma quanti sono gli italiani che leggono?
Secondo le ultime rilevazioni ISTAT, pubblicate a dicembre scorso, i lettori italiani sono ancora in calo , passati dal 44,1% della popolazione di 6 anni e più del 2006 al 41% nel 2017 e al 40,8% del 2021.
La quota dei lettori resta pressoché stabile rispetto all’anno precedente: nel 2021, il 40,8% delle persone dai 6 anni in su ha letto nell’ultimo anno, almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali.
Come accade da anni, il divario di genere nella lettura di libri è evidente: nel 2021, la percentuale delle lettrici è del 45,7%, mentre quella dei lettori è del 35,8%.
In assoluto, il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze di 11-24 anni, tra le quali oltre il 60% ha letto almeno un libro nell’anno, con un picco tra i 18 e 19 anni (62,6%).
La quota di lettrici scende sotto la media nazionale dopo i 65 anni, mentre per gli uomini è sempre inferiore al 45% tranne che per i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni (49,4%).
Oltre all’età e al genere, influiscono sulla lettura anche il livello di istruzione e il territorio.
A leggere libri sono il 71,5% dei laureati, il 46,8% dei diplomati e solo il 26,3% di chi possiede al massimo la licenza elementare.
L’abitudine alla lettura continua a essere più diffusa nelle regioni del Centro-nord: ha letto almeno un libro il 48,0% delle persone residenti nel Nord-ovest, il 46,3% di quelle del Nord-est e il 44,4% di chi vive al Centro.
Al Sud la quota di lettori si ferma al 29,5%, mentre nelle Isole la realtà è molto differenziata tra Sicilia con il 27,4% e Sardegna con una percentuale di 42,6%.
Anche nel 2021 i dati confermano che la lettura è fortemente influenzata dall’ambiente familiare: è più probabile che i bambini e i ragazzi leggano se anche i genitori lo fanno abitualmente.
Tra i ragazzi sotto i 18 anni la quota di lettori è pari al 73,5% se leggono entrambi i genitori, ma scende al 34,4% se questi ultimi non sono lettori.
Quale la situazione nella nostra Regione?
Terzultima nella classifica delle regioni (dopo di noi Campania e Sicilia), la Calabria col 28,3% di lettori che ha letto in un anno almeno un libro, a fronte di una media italiana del 40,8%.
Sale al 54,0 la percentuale di chi ne ha letti almeno tre in un anno, mentre scende al 10,3 la percentuale di chi ne ha letti più di dodici.
I libri cartacei, poi, nella nostra regione sono letti dal 24,3% di persone dai 6 anni in su, gli e-book dal 7,1%.
Gli audiolibri sono usati appena dallo 0,9% delle persone.
La Calabria, poi, è la prima regione italiana ad avere la percentuale più bassa di famiglie che non ha libri in casa, il 17% ne possiede da uno a dieci, il 15% da undici a venticinque, il 4,5% più di quattrocento.
Anche questo dato è praticamente costante da quasi un ventennio.
Di fronte a questa evidenza, si pone il tema di garantire un’offerta pubblica adeguata, atteso che la non lettura è sempre più connotata come una condizione correlata al livello socioeconomico, culturale e geografico:le fasce più deboli(basso titolo di studio, basso livello tecnologico, area geografica di residenza,ecc,) e chi vive nel Sud legge sempre meno libri.
Squilibri che si sono accentuati anche con la recente pandemia.
A fronte, dunque, di quella che possiamo definire una vera e propria emergenza culturale, anche la scuola, dove manca spesso e volentieri l’abitudine al leggere, è chiamata a costruire un rapporto tra il giovane allievo ed il libro come momento positivo e di crescita spirituale e culturale.
Non basta studiare testi, bisogna leggerli, commentarli, discuterli.
I libri vanno “vissuti” nell’ambito scolastico perché lettori si diventa.
:*Già dirigente tecnico USR Calabria