Il primo lunedì del mese di ottobre, dal 1995 in poi, è dedicato alla Giornata mondiale dell’habitat. La designazione è arrivata per conto delle Nazioni Unite che quest’anno hanno scelto come tema, “Città in corso di trasformazione, opportunità di costruzione”.
Il problema è stato affrontato da diversi punti di vista e da diverse situazioni di partenza perché le problematiche delle grandi città europee non sono e non possono essere le stesse delle megalopoli asiatiche. Lo stato di salute della terra, dell’aria e dell’acqua, paradossalmente, dipende molto da come funzionano e da come sono strutturate le città. Da un lato c’è la cementificazione selvaggia che va ad influire sull’ecosistema danneggiandolo alle volte in maniera irreparabile. Questa è una problematica relativa soprattutto ai paesi in via di sviluppo che possiedono ancora grandi aree edificabili e che vivono il problema della migrazione interna dalle zone rurali alle zone industriali/cittadine. Differente è il problema per quanto riguarda le città occidentali che ovviamente non hanno il problema dell’espansione e della cementificazione, almeno non su grande scala, ma vivono il problema dell’inadeguatezza ecologia delle abitazioni costruite negli ultimi trent’anni. In questa situazione la via d’uscita è la costruzione di abitazioni ad impatto zero e l’aggiornamento di quelle esistenti per ridurne l’incidenza sull’ambiente. In questo ambito la Giornata mondiale dell’habitat chiede ai cittadini di intervenire sulle piccole abitudini di tutti i giorni e di modificarle in direzione di un minore impatto sull’habitat. Infine c’è la parte più sociologica dei fini della Giornata mondiale dell’habitat che ha come missione quella di sensibilizzare i cittadini a confrontarsi con l’ambiente e ad averne cura nella vita di tutti i giorni. Dal punto di vista dei grandi progetti urbani e delle iniziative degli stati e dei governi, invece, la Giornata mondiale dell’habitat punta ad illustrare i benefici economici ed ecologici di una pianificazione urbana ecosostenibile.