Auspichiamo che il neo procuratore della Repubblica di Napoli possa ripercorrere le orme del filosofo di Stilo per il suo essere stato prolifico con un lavoro certosino da condurre con la risaputa professionalità, spirito di abnegazione, competenza e senso di responsabilità che lo contraddistinguono su scala globale. Ancorché in Campania sia già alto il grido “Qui non siamo in Calabria!” riferendosi all’imminente insediamento alla Procura partenopea, che la dice lunga come una certa parte dell’area “Giustizia”, in quella zona geografica, abbia accolto con non pochi mugugni il nuovo inquilino di via Grimaldi.
di Antonio Baldari
“Io nacqui a a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi e ipocrisia; / carestie, guerre, pesti, invidia, inganno, / ingiustizia, lussuria, accidia, sdegno, / tutti a que’ tre gran mali sottostanno, / che nel cieco amor proprio, figlio degno / d’ignoranza, radice e fomento hanno”; tale citazione è liberamente tratta da “Delle radici de’ gran mali del mondo” del più grande filosofo del Seicento italiano, tale Tommaso Campanella di Stilo, che fu anche teologo, poeta e frate domenicano italiano.
Si pensava proprio in questi ultimi giorni a tali versi riconducibili a siffatto “gigante” del XVII secolo, nello Stivale, particolarmente per quel tratto di strada terrena che l’immenso fautore della “Città del Sole” conobbe dal 1599 al 1626 in quel di Napoli, rimanendovi incarcerato per ben ventisette, lunghissimi, anni dopo avere ricevuto atroci torture e supplizi, ma anche in un periodo che lo vide particolarmente prolifico sotto il profilo squisitamente letterario avendo composto le sue opere più importanti: da “La monarchia di Spagna” all’ “Atheismus triumphatus”, dalla “Metaphysica” alla celeberrima e sopracitata “La Città del Sole”, dell’anno Domini 1602, con la quale Campanella vagheggiava l’instaurazione di una felice e pacifica repubblica universale retta su principi di giustizia naturale.
In tutto questo si ravvisa una sorta di parallelismo con colui che a giorni, esattamente a partire da venerdì prossimo, 20 ottobre, prenderà possesso della Procura della Repubblica di Napoli, alla cui volta partirà nelle prossime ore chiudendo la lunga carriera di giudice in Calabria: ovviamente si fa riferimento a Nicola Gratteri da Gerace, che sta quindi per conoscere l’abbrivio di questa nuova avventura professionale, che segna pure un passaggio importante nella sua vita personale e familiare cambiandone i tempi, i ritmi e tutto ciò che ha attinenza con la nuova realtà, vedendolo quale “nuovo Campanella”, ossia colui che sempre di più si erge a paladino della giustizia, di una società che rifiuta di fondare i propri valori sul malaffare. Un uomo nato ed ormai anche…condannato, il giudice Gratteri, a combattere i “tre mali estremi” di campanelliana memoria – tirannide, sofismi e ipocrisia – che tanto imperversano imperando nella politica, nell’economia ed anche nella stessa giustizia, che in taluni casi si rivela un’ingiustizia non applicandone i sacri principi di lealtà, rispetto, verità che lo stesso ormai ex procuratore della Repubblica di Catanzaro ha subìto in prima persona, come abbiamo più volte scritto sul Nostro Giornale.
Noi auspichiamo che il giudice Gratteri possa ripercorrere le orme di Campanella, non già per i ventisette anni vissuti in carcere dal filosofo di Stilo, sia pur dimostrando tanta forza fisica e mentale (e comunque non dimenticando che in un certo, il “carcere” egli lo vive da trentaquattro anni essendo sotto scorta, ndr), ma piuttosto per il suo essere stato prolifico, come anzidetto, con un lavoro certosino da condurre con la risaputa professionalità, spirito di abnegazione, competenza e senso di responsabilità che lo contraddistinguono su scala globale.
Ad onor del vero taluni “scugnizzi in toga” in Campania hanno già elevato alto il grido “Qui non siamo in Calabria!” riferendosi all’imminente insediamento di Gratteri alla Procura della Repubblica partenopea, che la dice lunga come una certa parte dell’area “Giustizia”, in quella zona geografica, abbia accolto con non pochi mugugni il nuovo inquilino di via Grimaldi: il rumore dei nemici, lo appellerebbe qualcuno, già si ode distintamente volendo mettere un freno all’opera ed all’attività di Nicola Gratteri. Buon lavoro, giudice, ne ha davvero tanto bisogno!