Con la fiducia di Camera e Senato prende le mosse il secondo Governo Conte. Quello che salta subito agli occhi è la composizione del nuovo Consiglio dei ministri che, almeno sulla carta, per la sua composizione segna una svolta rispetto a quello costruito sull’alleanza ormai fallita fra Lega e Movimento Cinque stelle. Da questo Governo, con undici ministri su ventuno nati sotto il Tevere, ci si attende una seria inversione di tendenza rispetto alle politiche necessarie per favorire la crescita del Mezzogiorno.
Il Premier Conte, meridionale anch’egli, sembra aver raccolto il messaggio che il sindacato, unitariamente, ha lanciato con forza e determinazione da Reggio Calabria lo scorso 22 giugno: l’Italia può rimettersi sul binario della crescita solo se chi ha in mano le chiavi della cosa pubblica nazionale sceglie di rimettere in moto la locomotiva del Mezzogiorno.
Risolta la crisi estiva, il Governo è ufficialmente e istituzionalmente in carica e nel pieno delle sue funzioni. Dunque, per il futuro del Paese auspichiamo che sia un esecutivo più solido del precedente, che riesca a recuperare il terreno che l’Italia ha perso in Europa e, soprattutto, sia capace di dare risposte alle tante problematiche che assillano il Paese. Ci aspettiamo, poi, che lo faccia riprendendo e dando costrutto ai temi sui quali si era aperto il confronto con i sindacati, un faccia a faccia che ci auguriamo il Governo voglia riprendere.
Di certo, il primo banco di prova sarà la prossima legge di bilancio. Lo strumento economico, oltre a determinare temi di interesse europeo e nazionale, intreccia temi che riguardano direttamente la Calabria. Per prima la questione lavoro che, nella nostra regione, vede ancora irrisolto il nodo della vertenza precari, una problematica rispetto alla quale l’attuale ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, all’epoca sottosegretario, aveva assunto degli impegni precisi che chiediamo vengano trasformati in azioni concrete.
Allo stesso tempo e allo stesso modo sottolineiamo al nuovo Governo la necessità di mettere in atto delle politiche innovative e tangibili che siano in grado di dipanare il nodo rappresentato dalla vertenza dei call center calabresi.
Al nuovo Governo, poi, chiediamo di accantonare qualsiasi progetto di autonomia differenziata che finirebbe solo per allargare il divario già esistente fra il Nord e il Sud del Paese, quel Sud che, invece, ha bisogno di quel piano di interventi straordinario invocato unitariamente dai Segretari nazionali di Cigl, Cisl e Uil da Reggio Calabria lo scorso 22 giugno e che pare essere entrato nel ragionamento del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Questo piano di interventi dovrà essere incentrato sull’avvio operativo delle Zone economiche speciali, sulla promozione dei Piani di sviluppo e sulla costruzione di una solida rete sociale che sia in grado di trasformare la sanità regionale, finita in un pericoloso stallo dopo l’approvazione del “Decreto Calabria”, in un sistema funzionale alle richieste del territorio e di coloro che hanno bisogno di cure. In questo senso il nostro invito è rivolto alla deputazione calabrese che è maggioranza in Parlamento affinché si adoperi a ripensare il “Decreto Calabria” e a promuovere lo sblocco si tutte le azioni necessarie a ridefinire e rendere efficace il Sistema sanitario regionale.
Questa azione di rilancio economico e produttivo del territorio, poi, deve essere accompagnata e sostenuta da una nuova politica fiscale che metta da parte la Flat tax: progetto che finirebbe per penalizzare i redditi più bassi e, dunque, ulteriormente il Mezzogiorno, e rilanci l’idea di una riforma basata sui concetti di progressività, chi ha di più deve dare di più, e solidarietà sociale.
Questa nuova fase politica, poi, deve favorire un mutamento sostanziale anche nella pagina politica della Calabria, una regione che si avvicina a grandi passi alla tornata elettorale e che ha bisogno di un profondo rinnovamento della sua classe dirigente.
E’ arrivato il momento che i partiti si sveglino dal loro torpore, lascino da parte le beghe interne, selezionino dirigenti slegati da qualsivoglia vincolo clientelare e mettano mano a progetti seri per la rinascita di questo territorio, constatato il fallimento dell’azione amministrativa dell’attuale governo regionale.
Da parte nostra, infine, ribadiamo la disponibilità ad un confronto approfondito su temi e programmi concreti. Allo stesso tempo saremo vigili nei confronti della politica nazionale e rigorosi nel richiedere a chi si appresta a gestire la cosa pubblica Italiana un cambiamento di rotta nelle politiche di cambiamento per il Mezzogiorno d’Italia e, in particolare, per la Calabria. Questo senza interrompere il percorso di mobilitazione unitaria che ci vede impegnati da diversi anni per chiedere e promuovere un cambio di passo del nostro territorio.
Santo Biondo
Segretario generale
Uil Calabria